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PERE A QUINTALI ...
di Giancarlo Chianelli


Mio nonno paterno Vincenzo non l'ho mai conosciuto; morì quando avevo meno di due anni. Tutti coloro, però, che ebbero il piacere di conoscerlo, dopo aver letto questa storia, potranno confermare la sua indole e il suo modo di essere.
Ho provato ad immaginarlo in base ai racconti dei miei familiari, uomo schietto, fiero, anche abbastanza colto visto che leggeva spesso qualche quotidiano, cosa non da poco per uno che era nato nel 1900, quando ben pochi sapevano leggere e scrivere.
La storia mi è stata narrata più volte da mia madre; mio padre, dal canto suo, pur confermando l'accaduto, non era molto propenso a rivangare un episodio che non rappresentava alcun motivo di vanto familiare.
Ecco cosa accadde.
Un giorno mio nonno si recò a Cosenza per il disbrigo di alcune commissioni e, non so per qual motivo, iniziò a parlare con un signore incontrato casualmente in città. Da quanto mi è stato detto, il nonno era un tipo molto intraprendente e in quell'occasione, dopo aver inizialmente parlato banalmente del più e del meno, tirò fuori il suo lato caratteriale fiero e orgoglioso, o vanaglorioso, come avrebbe detto suo figlio, mio padre.
Forse per non apparire socialmente inferiore al suo occasionale interlocutore, un commerciante di Bari, si lasciò andare a qualche esagerazione di troppo accompagnata da quelle che riteneva innocenti bugie.
Il signore conosciuto per l'occasione era alla ricerca di opportunità commerciali e fu così che mio nonno colse la palla al balzo e con prontezza e sfrontatezza gli disse di possedere un frutteto di pere a San Marco. L'affermazione buttata lì senza troppi scrupoli da mio nonno, fu presa, come vedremo, molto sul serio dal suo interlocutore barese.
I due si salutarono scambiandosi le proprie generalità. Nonno Vincenzo fece ritorno a casa senza dare peso alla cosa, anzi fiero di sè per aver dato a bere quella bufala del frutteto all'ingenuo commerciante.
Agli inizi di settembre, una mattina, un polverone sulla strada non asfaltata segue un grosso camion pieno di casse di legno e appresso, a rincorrerlo, qualche giovane e vari ragazzi che cercano di arrampicarsi sul mezzo. L'uomo alla guida si ferma, scende dall'automezzo e chiede a quella piccola calca di persone che non avevano mai visto transitare da quelle parti un mezzo così grosso, informazioni su mio nonno e, soprattutto, dove si trovasse il suo frutteto.
Tutti scrollavano le spalle, nessuno sapeva rispondergli, tranne il più grande della comitiva, mio zio, che gli disse che suo padre non aveva nessun frutteto!
Lo sprovveduto commerciante si guardò intorno, scoprendo da sè che in quella zona non esisteva alcuna piantagione del genere e rendendosi amaramente conto di essersi stato abbindolato. Allo stupore subentrò la rabbia. Chiese, infuriato, di voler incontrare mio nonno per avere da lui in persona le spiegazioni. Dov'è tuo papà? Papà non è in casa, rispose prontamente mio zio.
Il nonno, infatti, era stato avvertito che c'era un signore, venuto apposta da Bari con un enorme camion che cercava un frutteto di pere da caricare. E soprattutto che era molto arrabbiato!
Volete sapere cosa fece il nonno ?
Niente. Non si fece vedere e rimase per l'intera giornata a Cimino, seminascosto in un campo di mais, da dove poteva osservare ciò che accadeva. Vi restò fin quando, svanita l'ira funesta, il povero commerciante mestamente fece ritorno nella sua città.

Losanna, 22 gennaio 2024

Giancarlo Chianelli


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