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dalla "Chanson d'Antioche". 5° Episodio: BOEMONDO: LA SCALATA DELLA TORRE (seguito della prima parte)
Con questo episodio si conclude la parte della Chanson d'Antioche riguardante la scalata ad una torre
delle mura di Antiochia, fatto che consentirà l'ingresso dei Crociati in città e in seguito la sua assegnazione
a Marco Boemondo, il nostro illustre concittadino.
La tradizione vuole che egli sia stato il primo a raggiungere la sommità delle mura, ma nella Chanson d'Antioche le cose stanno diversamente. Nel passo che mi appresto a narrare trasferendo dal testo francese gli aspetti che ho giudicato di maggior interesse, l'azione dei Crociati si concentra su chi debba salire per primo, ma questa volta a determinare la scelta non è la paura e il desiderio di tirarsi indietro, ma il coraggio e l'altruismo di due corregionali: il conte Roberto di Fiandra e un cavaliere di nome Foucard detto l'Orfano. Inoltre, la preghiera che il conte rivolge al Signore è interessante per il rilievo che acquistano in quel contesto storico alcune figure tratte dai Vangeli e le loro azioni. Vediamo come si svolge questa parte della storia. Il conte Roberto di Fiandra prende il coraggio, e le corregge della scala, a due mani e si appresta a salire, quando ad un tratto Foucard l'Orfano, un cavaliere normanno della stessa regione di Roberto, probabilmente un suo vassallo, lo afferra per i fianchi impedendogli di proseguire. Rivolgendosi a lui con l'appellativo di figlio di San Giorgio, nome con cui Roberto era altrimenti chiamato, lo supplica di lasciare a lui il rischio della prima avanzata. «Sire, se voi ci verrete meno sarà una grave perdita, ma se dovessi perire io nessuno mi piangerà. Salirò io e Dio mi aiuterà». Roberto di Fiandra lo allontana, solleva le mani e sale i primi due gradini, lento, ma senza esitazioni. Foucard lo riafferra, supplicandolo con espressioni di sincera devozione di non mettere a rischio la sua preziosa esistenza. Anche gli altri cavalieri si uniscono alla richiesta di Foucard. Roberto alla fine acconsente e, con un sospiro di rassegnazione, dice: «E va bene. Che salga lui! lo raccomanderò a San Simeone, che regge sul suo braccio destro Gesù Cristo». Perché l'autore della Chanson faccia raccomandare a San Simone, il vecchio sacerdote ebreo che fu l'unico a riconoscere nel Bambino presentato al tempio il Messia tanto atteso dal popolo d'Israele, per me è un mistero, in quanto non riesco a cogliere alcun nesso tra colui che si accingeva a scalare la torre di una città assediata e uno dei protagonisti della narrazione evangelica. Intanto dall'alto della torre il turco Dacien, sempre più in ansia, incita gli assalitori a sbrigarsi perché sta facendo giorno. Foucard prima di iniziare la salita si raccomanda a Dio, con una preghiera che, come ho detto in premessa, offre interessanti spunti per la conoscenza delle tradizioni religiose presenti nel Medioevo. «Signore, Signore Iddio, Uno e Trino, Padre, nato dalla Vergine e salvatore di Giona ingoiato da un pesce, tu che resuscitasti Lazzaro e perdonasti in casa di Simone la dolente Maria Maddalena, le cui lacrime sincere furono tante da esser lavacro dei tuoi piedi, che poi asperse del miglior unguento, agendo così saggiamente da meritare la giusta ricompensa. O Dio, tu patisti sulla croce e Longino ti ferì con la sua lancia. Egli nacque cieco, come ci è stato insegnato, e solo quando si strofinò gli occhi con la mano intrisa del tuo sangue che gli era colato lungo la lancia, vide la luce. 'Grazie Signore' gridò, allora, per la nuova fede, e Tu lo assolvesti dai suoi peccati. Il tuo corpo fu messo nel sepolcro per esser protetto dai profanatori e il terzo giorno resuscitasti. Sceso senza ostacoli negli Inferi ne estraesti Mosè e Aronne, per poi salire in Cielo nel giorno dell'Ascensione. Ordinasti agli apostoli di predicare in ogni angolo della terra ciò che il santo Vangelo ci ha insegnato. Dinanzi a loro salisti lassù fino al santo Cielo, la tua dimora, dove nessun fellone viene accettato. O Dio, siccome noi crediamo in tutto ciò, fammi salire sano e salvo, proteggi i Franchi dalla morte e dalla prigionia, fa' che possiamo avere in nostro potere questa città.» Quindi Foucard solleva una mano per afferrare la scala, con l'altra si fa il segno della croce, e inizia a salire. Subito dopo salgono in ordine Tancredi, Boemondo, Raimbaut Creton, il conte Rotoul (Rotrou) de Perche, Ivon, Gontiers d'Aire, scudiero del Frisone, Thomas de la Fère, Droon de Monci, Évrard de Puysac; Hugues, nipote di Guyon, Enguerrand de Saint-Pol et Faucher d'Alençon, Roberto il Normanno, il conte Roberto di Fiandra, Eustachio di Buglione, fratello di Goffredo. Quando i primi hanno raggiunto la sommità della torre, la scala si rompe e alcuni cavalieri precipitano a terra; due di loro muoiono, sotto gli occhi degli altri crociati che assistono impotenti alla tragica fine. Dacien all'arrivo dei trentacinque cavalieri, manifesta loro la sua nuova fede e l'intenzione di continuare ad aiutarli, affidando loro la torre e il proprio palazzo all'interno della città. Qui termina la scalata al potere di Boemondo, narrata nella Chanson d'Antioche. Altri argomenti riguardanti la vita del nostro concittadino li potete trovare nella pagina dell'Antistoria sotto la voce Marco Boemondo. San Marco Argentano, 4 aprile 2024 Paolo Chiaselotti
L'immagine in alto è attribuita a Gustave Dorè e raffigura Boemondo mentre
sale su una delle torri di Antiochia.
L'episodio è tratto dal canto VI della Chanson d'Antioche. Leggi le precedenti puntate: Boemondo tremebondo?!! Boemondo, la scala dei sogni Boemondo, il contratto Boemondo, la scalata alla torre (1) |
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