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QUANTA BELLA GENTE .... ![]() Adelaide di Fiandra
Leggendo i vari documenti della Carte Latine del Pratesi a volte mi soffermo sui nomi
di coloro che li hanno sottoscritti e, per quella inspiegabile passione che mi spinge
a scoprire le loro origini e la loro storia, vado alla ricerca del maggior numero di
notizie che li riguardano.
Una passione, la mia, paragonabile a quella di chi si diverte a raccogliere figurine per riempire, incollandole su un album, tutte le caselle vuote. Infantile, mi verrebbe da dire; ma felice di sentirmi in tale condizione all'età di ottantaquattro anni, semplicemente per essermi imbattuto nel nome di un tal Raoul Macchabeus, giusto per parlare di una 'figurina' recente. Quel Macchabeus mi ha fatto pensare: «Questo ce l'ho già in qualche parte dell'album e, se non ricordo male, l'ho incollato con il nome di Rodolfo di Montescaglioso». A fianco, infatti, c'è la 'figurina' della moglie, Emma, figlia di Ruggero I conte di Sicilia, fratello di Roberto il Guiscardo. Il suo nome latino è Rodolphus Montis Scabiosi, ma i più intimi pare lo chiamassero Raoul o semplicemente Rao, un po' come si usa oggi nell'accorciare i nomi. Sul retro della 'figurina' c'è scritto' che non fece nulla di particolare, al contrario del fratello Goffredo che seguì Boemondo nella crociata, terminando anzitempo il suo viaggio a Doryleum prima di raggiungere la Terrasanta (vedi Antistoria: Boemondo alla crociata - 4° episodio). La sua firma sul documento mi incuriosisce. «C'è un particolare motivo della presenza di Rodolfo Maccabeo, cugino acquisito di Ruggero Borsa, al momento della donazione?» mi sono chiesto. Se qualcuno pensa che si trovassero entrambi a San Marco, magari seduti nella 'sala delle udienze della torre', se lo tolga dalla testa, innanzitutto perché la torre ancora non esisteva e in secondo luogo perché il documento non riporta il luogo dove esso fu compilato e sottoscritto. Dovunque si trovassero, il rapporto tra Ruggero e Rodolfo era buono per via dei precedenti aiuti che Ruggero aveva avuto dal conte di Sicilia, mentre i rapporti con i suoi parenti più prossimi, il fratellastro Boemondo e la sorella Mabilia, erano pessimi. L'altra 'figurina' che ha attirato la mia attenzione è Guillelmus de Retesta, che nel linguaggio del collezionismo potrebbe rappresentare una rarità, visto che risulterebbe un illustre sconosciuto, non tanto per il cognome, che è una latinizzazione del cognome Rethel, quanto per il nome, che non ho incontrato da nessuna parte. La famiglia Rethel, originaria della Francia, era alquanto famosa e imparentata con gli Altavilla tramite il matrimonio di Hodierne de Rethel, sorella di Baldovino II re di Gerusalemme con Ruggero di Salerno (nipote di Guglielmo del Principato, un fratello del Guiscardo), rapporto che si consoliderà ulteriormente col matrimonio di Beatrice di Rethel con Ruggero II re di Sicilia (genitori di Costanza d'Altavilla e avi di Federico II). Il Guillelmus de Retesta resta, è il caso di dire, un illustre sconosciuto. Tra i sottoscrittori del documento ci sono altre due 'figurine' che rispondono ai nomi di Guarino, che ignoro chi possa essere, e di un Ugo de Fai, probabilmente de Say, forse legato agli Altavilla attraverso la discendenza dei conti di Loretello da Goffredo, fratellastro del Guiscardo. A questo punto mi sento in obbligo di cessare il paragone con il collezionismo delle 'figurine', visto che i primi due sottoscrittori sono figure di tutto rispetto: il duca Ruggero, che si firma Roggerius dux e la sua consorte la duchessa Adelaide di Fiandra, Adeia gratia Dei ducissa. Comincio da quest'ultima. Ci troviamo di fronte, nientemeno che, ad una ex regina, che aveva sposato un re che fu fatto santo. Infatti, prima di andare in sposa al duca Ruggero Borsa (cosiddetto per la mania di contare in continuazione i denari nel borsello), aveva sposato il re di Danimarca, Canuto IV, ucciso in una rivolta nel 1087 e fatto santo nel 1100 (lo stesso anno della donazione in argomento). Adelaide (o Adela, Adeia, Ailanda) apparteneva allo storico casato di Fiandra e, senz'altro, favorì con il suo matrimonio la posizione di Ruggero Borsa. Il suo nome compare, oltre che in questo documento, in altre donazioni fatte dai coniugi alla chiesa. Una di queste ci interessa per un'affinità con la nostra storia. Una donazione fatta da Ruggero e dalla moglie Adelaide, datata 1092, riguarda la chiesetta di San Pietro in Bevagna all'abbazia benedettina di San Lorenzo d'Aversa. La chiesa, in realtà una cappella, fu utilizzata per secoli dai benedettini, assieme al casale su cui sorgeva, pur non avendo mai avuto il riconoscimento canonico da parte del vescovo (così leggo sul Catalogo Generale dei Beni Culturali). Analoga situazione potrebbe essersi verificata a San Marco con la costruzione della chiesa di San Nicola iuxta citatem Sancti Marci da parte del Guiscardo. Ritornando al nostro documento del 1100, il primo nominativo della sottoscrizione è, ovviamente, quello di Ruggero, Ego Roggierus dux, preceduto come gli altri dal segno della Croce. Su di lui credo che non ci sia altro da aggiungere, oltre a ciò che ho detto su questa pagina e su quella riguardante la chiesa di San Nicola. San Marco Argentano, 10 aprile 2025 Paolo Chiaselotti
L'immagine di apertura e le notizie su Adelaide di Fiandra sono tratte da una
pagina in danese (tradotta con Google) dal sito https://ancestors.familysearch.org.
Il documento su cui compaiono le firme sopradette è il n. 5 Rogerii Ducis I Diploma, 1100 luglio, "Carte latine di abbazie calabresi provenienti dall'Archivio Aldobrandini", Alessandro Pratesi, Studi e Testi, 197, Biblioteca Apostolica Vaticana, 1958 Per i rapporti parentali vedi Altavilla |
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