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L'ANTISTORIA

MALATERRA: IL GUISCARDO A SAN MARCO


Scribla


In verità Roberto il Guiscardo, nei continui attacchi contro i Calabri, essendosi fermato a Scribla e vedendo i suoi uomini ammalarsi per l'insalubrità del posto e per la qualità dell'aria, nella ricerca di un luogo più salubre si allontanò alquanto. Non certamente retrocedendo timoroso dei nemici, ma semmai avanzando, come se andasse a combattere, eresse il castro detto di San Marco. Ma, dopo averlo eretto, non avendo reperito rifornimenti di viveri all'esterno - le persone intorno, infatti, per non essere saccheggiate, avevano trasportato nei castra più vicini ciò che possedevano - il dapifer, ovvero il soprintendente dei suoi beni, una sera, cercò di sapere da lui che cosa si sarebbero mangiati, sia lui che i suoi uomini, spiegando che egli non aveva nè cibo e nè possibilità di comprarne, e anche se ne avesse avuto i mezzi, in nessun luogo l'avrebbe potuto trovare pacificamente.
Ho voluto riportare per intero la traduzione in italiano del testo latino con cui Goffredo Malaterra inizia il racconto dell'arrivo di Roberto il Guiscardo nelle nostre terre, perché ognuno possa rendersi conto che non vi fu da parte sua nessun assalto, ma soltanto l'installazione di un presidio. Non ci sono nemici, resistenza, agguati ecc. c'è solo la preoccupazione dei nuovi venuti di non avere i mezzi per acquistare il cibo dai vicini, i quali si dimostrano diffidenti e previdenti, ma non ostili.
Sono convinto che pochissime persone abbiano letto qualcosa sull'arrivo del Guiscardo e dei suoi uomini e che la maggioranza sia convinta che Roberto abbia assalito la città difesa strenuamente dai suoi abitanti, l'abbia conquistata e vi abbia costruito una torre!
Altri, invece, credono che la città avesse già una torre e che Roberto non abbia fatto altro che consolidarla.
Credo che sia abbastanza evidente che le cose stavano in tutt'altro modo, non perché sia io a dirlo o ad avere un'opinione diversa, ma semplicemente perché a narrare i fatti fu il maggior biografo del Guiscardo, Goffredo Malaterra. Da lui sono tratte tutte le maggiori informazioni sulle vicende che lo riguardano. È incomprensibile, dunque, che circolino ancora, anche su siti di una certa rilevanza istituzionale, come quello della Soprintendenza ai Beni Artistici, fatti completamente inventati e taluni che rasentano il ridicolo.
Tornando al racconto di Goffredo Malaterra il capitolo sedicesimo del Libro I delle Gesta prosegue con il procacciamento dei viveri necessari per l'intero seguito del Guiscardo, sessanta mercenari e alcuni cavalieri.
A dimostrazione che Roberto non assediò San Marco o altre città vicine c'è l'azione predatoria da lui ideata: entrare nottetempo in un villaggio, mentre i suoi abitanti erano intontiti dalle abbondanti bevute fatte durante una particolare ricorrenza, e rubare tutto ciò che potesse servire. A compiere l'azione non sono Roberto e i suoi cavalieri, ma i mercenari, abili ladri.
Il racconto è interessante e ricco di particolari. Coloro che fossero interessati possono trovarne un resoconto alla seguente pagina dell'Antistoria: ROBERTO IL GUISCARDO E I SUOI PREDONI.


San Marco Argentano, 10 novembre 2024

Paolo Chiaselotti


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