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L'ANTISTORIA

I PRIMI NORMANNI (2a parte).

Cavaliere che uccide un drago Cattedrale di Aversa

Nella prima parte, che vi invito a leggere. ho spiegato i motivi dell'attuale ricerca, con le notizie sull'autore Guglielmo di Jumieges e sul contenuto del capitolo XXIX. Il capitolo XXX parla di altri Normanni che aprirono la strada all'emigrazione dei futuri dominatori del Meridione d'Italia. Il capitolo ha il seguente titolo:

"Dell'epoca in cui i Normanni raggiunsero per la prima volta la Puglia
e dei prìncipi normanni del cui ducato gli Apuli furono sudditi.
"

Al tempo dell'Imperatore Enrico, figlio di Conone1, e di Roberto duca dei Normanni2, l'intrepido cavaliere Osmundo Drengot partì per la Puglia con degli altri normanni3. In verità aveva ucciso, cacciando, l'illustrissimo cavaliere Guglielmo Repostello4, davanti al duca Roberto e, temendo la reazione di questi e l'ira dei nobili parenti dell'importante cavaliere, fuggì in Puglia, dove, per la sua grande lealtà, fu degnamente ospitato dai Beneventani. In seguito, sull'esempio di detto Drengot, intraprendenti aspiranti cavalieri, sia normanni che bretoni, alletati dall'idea, si diressero in tempi diversi in Italia, esordendo col dare un valido aiuto ai Longobardi e ai Greci contro i Saraceni e sconfiggendo più volte negli scontri gli stranieri. Di conseguenza grazie alla loro formidabile forza divennero tutti esperti cavalieri. I longobardi, però, riacquistata fiducia in sé stessi, cominciarono a disprezzare i normanni e a ridurre loro la paga, ma questi accortisi di ciò, nominarono un capo scelto al loro interno e rivolsero le armi contro i Longobardi. Quindi presero fortezze, soggiogando pesantemente gli abitanti. Il primo a prevalere tra gli apulo-normanni, quando gli stranieri erano al soldo di Waimalco5, duca di Salerno, fu Turstino Scitello, uomo eccezionalmente dotato di molte qualità. Tra le tante notizie sulle sue doti si dice che, avendo strappato dalla bocca di un leone una capra, affrontò a mani nude la belva, inferocita per la perdita della preda, e la lanciò oltre il muro del palazzo del duca come fosse un qualsiasi cagnolino. I longobardi, allora, mossi da invidia nei suoi confronti, volendo la sua morte, lo portarono in un luogo dove dimorava un enorme drago con una moltitudine di serpenti. Poi, appena si accorsero che il drago stava sopraggiungendo, si diedero immediatamente alla fuga. Turstino, invece, ignaro del tranello, vedendo fuggire i suoi compagni, chiese meravigliato al suo scudiero il motivo di quella precipitosa fuga, quando improvvisamente il drago eruttafiamme corse verso di lui, spalancando le sue fauci sulla testa del cavallo. L'uomo estratta la spada colpì coraggiosamente il mostro uccidendolo all'istante, ma ciò nonostante dopo tre giorni morì, contaminato dall'alito ammorbante. Infatti, il suo scudo, cosa da non credere, in un attimo era stato completamente incenerito dalla fiamma sprigionatasi dalla bocca del drago. Dopo la morte di Turstino, i normanni elessero Ranulfo e Riccardo loro capi e, decisi a vendicare con tali condottieri la sua morte, si sollevarono violentemente contro i longobardi.

Mi fermo qui con la traduzione del capitolo XXX perché la storia continua su fatti e personaggi che già conosciamo. Voglio, invece, soffermarmi su alcuni punti degli argomenti sopra esposti. Il cronista pone l'accento sull'arrivo in Italia di giovani cavalieri attratti dall'esempio di Osmundo Drengot (con molta probabilità, alcuni giunti assieme a lui e ai suoi fratelli) con il preciso scopo di diventare uomini d'arme e cavalieri. Il monaco cronista li chiama tyrones, ovvero quelli che oggi definiremmo aspiranti o reclute.
Al contrario di altri storici del tempo che parlano di pellegrini normanni diretti al santuario di San Michele Arcangelo o di pellegrini di ritorno dalla Terra Santa, Guglielmo di Jumièges attribuisce a Drengot l'arrivo di giovani normanni disposti a combattere per denaro. Tirstano, di cui non sappiamo nulla, nella narrazione di Guglielmo è la figura simbolica di questa generazione leale e coraggiosa, costretta alla fine a prendere le armi contro i longobardi, presentati come vili e infidi. La premessa alla scalata al potere dei Normanni è rappresentata dall'onestà (Osmundo), dall'intraprendenza (Tyrones), dalla lealtà e dal coraggio (Tirstano).

San Marco Argentano, 18 aprile 2025
Paolo Chiaselotti


1 L'imperatore Enrico II detto il Santo, figlio di Enrico I (e non di Conone) regnò dal 1014 al 1024.
2 Roberto duca di Normandia governò dal 1028 al 1035, quando Osmundo Drengot era già morto.
3 Osmundo Drengot morì nel 1018, combattendo con gli insorti longobardi contro i bizantini nella battaglia di Canne.
4 Non si hanno altre notizie di lui.
5 Guaimaro
6 L'autore lo definisce constantiniensis, nativo di Costanza (!)


Il testo è tratto da "Historia Normannorum" di Willelmus Calculus Gemmeticensis - (Guglielmo di Jumièges) da "Historiae Normannorum Scriptores Antiqui", Lutetiae Parisiorum (Parigi), MDCXIX (digitalizzato da Google)
A lato rilievo nella cattedrale di Aversa con cavaliere che uccide un drago (da Wikipedia)


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