Tutte le antistorie  INDICE ANTISTORIE
L'ANTISTORIA


I PRIMI NORMANNI (1a parte).

Abbazia benedettina di Sant'Eufemia
Abbazia benedettina di Sant'Eufemia (da Wikipedia- Creative Commons - foto Luciana Talarico)

Perché, quando e come i primi Normanni giunsero sul suolo italico è un argomento obbligato per noi sammarchesi che abbiamo dedicato alla figura del Guiscardo la nostra città. Questa volta per saperne di più mi sono rivolto ad uno scrittore vissuto all'epoca delle prime 'emigrazioni', ma poco conosciuto. Il suo nome latino è Willelmus Calculus Gemmeticensis, che potete trovare in rete nella forma aggiornata di Guglielmo di Jumièges, la città francese in cui nacque intorno al fatidico anno Mille. Perché proprio lui? Perché a quanto ho capito fu il primo a parlarne e, considerato che il suo lavoro, "Historia Normannorum", riguarda essenzialmente le vicende dei Normanni nella loro patria, ho pensato che potesse saperne di più sui motivi per cui alcuni di loro se ne allontanarono, per fare il loro ingresso nella nostra storia.
Come al solito ho tratto le notizie che vi riferisco da un testo latino (e, come sempre, vi chiedo scusa se l'interpretazione non fosse del tutto corretta), che presenta delle curiosità a me finora sconosciute e in particolare una, alquanto bizzarra, che riguarda noi Calabresi.
Secondo lo storico che, come al solito, era un monaco, i primi Normanni giunti in Italia furono costretti a lasciare la Normandia per beghe interne, nate sull'invidia e basate su calunnie. Tra i nomi degli espulsi non compaiono gli Altavilla, ma famiglie ben più famose, come quella dei Grantmesnil e un personaggio, a cui va il merito di aver introdotto in Italia le nozioni dell'architettura claustrale benedettina.
Vi traduco alla lettera ciò che narra il monaco gemmeticense al capitolo XXIX del libro VII della sua opera.

Sul fatto che il duca Guglielmo cacciò dalla Normandia alcuni dei suoi baroni per le accuse di talune persone.

A quel tempo il duca Guglielmo1, per delle accuse di talune malelingue sul suo entourage, esasperato e pieno di rabbia, cacciò dalla Normandia i suoi baroni Rodolfo di Toeni, Ugone di Grantmesnil ed Ernaldo figlio Di Guglielmo Geroi. Espulse pure, senza colpa e senza il parere del sinodo, l'abate Roberto, discendente della valorosa casata dei Geroi, il quale per tre anni aveva retto il cenobio di Sant'Ebrulfo2, sostituendolo con un monaco di nome Osberno. Roberto si diresse a Roma per esporre le sue ragioni al papa Nicola. Però, dopo poco tempo il presule morì e non ci fu modo per ottenere giustizia. In seguito, il venerabile Roberto assieme ad undici monaci si rivolse al papa Alessandro e, su mandato di questi, andò a trovare il duca di Calabria Roberto, suo connazionale. Fu da lui degnamente accolto e gli fu assegnato un luogo dove costruire un'abbazia nella città di nome Brixa3 . I Britoni, come si narra, per ordine di un tempo dei Romani, che allora comandavano in tutto il mondo, varcarono i propri confini. Quindi, sempre imperante Roma, fondarono sulla costa del mare calabro la città di Brixa; ma essa dopo parecchi anni fu distrutta da vari disastri di guerra. Ogni anno, infatti, gli Agareni4 raggiungevano via mare l'Italia, accanendosi brutalmente sugli abitanti greci e longobardi, vittime della propria ignavia. Bruciavano città e luoghi fortificati, distruggevano chiese e facevano prigionieri gli uomini con le loro donne; una situazione che si ripeté per molti secoli.

Dal racconto del monaco normanno emerge qualcosa che non ha trovato alcun riscontro attraverso le varie ricerche in rete, ovvero la città di Brixa sulla costa calabra, fondata da Britones partiti dalla loro terra di origine. Probabilmente Guglielmo si riferisce ai Bretoni, ovvero gli abitanti della Bretagna in Francia. Che alcuni di loro emigrarono per stabilirsi in Calabria è una storia davvero sorprendente che, tuttavia, non mi meraviglia, considerato che qualche secolo dopo un altro storico, Ruggero di Howeden o Rogerius de Hoveden, scrisse sul Guiscardo e sulla moglie Sichelgaita, cose inverosimili, che vi invito a leggere su questa mia pagina dell'Antistoria Roberto e Sichelgaita visti dagli inglesi.
Per quanto riguarda Brixa e i Britones non escluderei che il monaco gemmeticense abbia interpretato in chiave bretone i vari termini Brettia, Brettii, Bruttii con cui i romani identificarono la Calabria, regalandoci una versione inedita delle nostre origini, di cui francamente non avvertivamo il bisogno.

In una prossima puntata vedremo chi furono gli altri Normanni che per primi giunsero in Italia.


San Marco Argentano, 14 aprile 2025

Paolo Chiaselotti

1 Divenne re d'Inghilterra ed è conosciuto cone Guglielmo il Bastardo e Guglielmo il Conquistatore.
2 Abbazia di Saint-Évroult in Francia
3 Deinde, Romanis iubentibus, supra litus Calabrici maris Brixam urbem condiderunt
4 Con questo termine era indicata una popolazione araba, ma nel Medioevo, ingiuriosamente, venivano chiamati i Saraceni dai Cristiani considerati discendenti dalla concubina di Abramo di nome Agar.

Il testo è tratto da "Historia Normannorum" di Willelmus Calculus Gemmeticensis - (Guglielmo di Jumièges) da "Historiae Normannorum Scriptores Antiqui", Lutetiae Parisiorum (Parigi), MDCXIX (digitalizzato da Google)


Up
LA STORIA LE STORIE

info@lastorialestorie.it