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MARCO BOEMONDO ALLA CROCIATA- OTTAVO EPISODIO.
E SE COSTRUISSIMO UNA FORTEZZA NEL CIMITERO? ...
GESTA FRANCORUM - LIBRO VII - Cap.XVIII Il lettore, che per la prima volta si trovasse dinanzi a una pagina dell'ANTISTORIA, potrebbe non prendermi sul serio, facendomi cosa gradita. Se, al contrario, nel caso della presente pagina, ne dovesse uscire turbato, tenga conto che si tratta di un'antistoria e, quindi, opposta per partito preso alla storiografia ufficiale. Il presente episodio potrebbe inserirsi tra gli horror che appassionano coloro che attendono preoccupati la resurrezione dei morti, non in senso cristiano, ma con riferimento a zombi che potrebbero uscire a frotte dalle tombe, decisi a farla pagare a coloro che profanarono i cimiteri. Nel caso da me esaminato, però, l'uscita non fu atto volontario dei defunti, ma dei cavalieri cristiani, convinti di essere delegati all'apertura di una sessione straordinaria del giorno del Giudizio! Il cronista delle Gesta Francorum, un monaco, o comunque un pellegrino, di cui ignoriamo il nome, ma che certamente partecipò alla I crociata, narra che il gruppo guidato da Boemondo, durante l'assedio di Antiochia, decise di erigere una delle tante fortificazioni proprio nel cimitero musulmano, di fronte a una delle porte della città, al fine di controllare meglio i movimenti dei nemici. Boemondo vuole una cosa fatta per bene, da mani esperte e gente competente. Non parliamo quindi di sistemi di difesa, che vengono affidati a gente al suo seguito, ma di mura, alloggiamenti, servizi, e quanto altro possa servire ad una vita di comunità. A chi rivolgersi? Pare che al porto di San Simeone, poco distante, si potessero trovare gli operai specializzati in questo genere di cose. Insomma i Crociati fanno sul serio, osando finanche profanare un maqbara musulmano (cimitero). Boemondo si avvia con alcuni cavalieri, mentre gli altri si mettono alacremente al lavoro sulle postazioni difensive. I Turchi se la prendono a male e assalgono il campo. Risultato uomini in fuga e parecchi morti tra i Cristiani. Non basta, perchè i Turchi accortisi che mancava Boemondo lo vanno a pescare dove si trovava. Risultato: chi riuscì a fuggire si salvò e gli altri morirono. Il monaco narratore, essendo ovviamente tra i primi, ipotizza con un "ut credimus" che gli altri fossero saliti al Cielo per ricevere la stola del martirio. Boemondo non fu tra questi, ma neppure tra i primi, avendo preso, non sappiamo perché, una strada diversa per fare ritorno. Arrivato al campo trova quello che trova: morti, feriti e afflitti, ma nonostante tutto decisi anima e cuore a vendicarsi. Parte la caccia ai Turchi, non senza aver prima invocato Cristo e rinnovata la promessa di liberare il Santo Sepolcro. Li trovarono e tale fu l'impeto dell'attacco che quelli fuggirono verso il ponte. Fu una strage. Il ponte non poteva contenere tutti, chi cadeva in acqua e cercava di arrampicarsi ai sostegni o lungo le rive trovava un crociato pronto a dargli il viatico per l'inferno (non sono parole mie ma del cronista). In alto il cielo oscurato da frecce e giavellotti, tuonante di grida, gemiti e clangori, in basso il fiume Oronte che ormai aveva cangiato il colore in rosso. La battaglia si sposta fin sotto le mura, dove le donne cristiane sostengono i crociati applaudendoli senza farsi vedere. Questi ultimi sono bersagliati da tutti i lati, anche dai cristiani armeni e siriani al servizio dei Turchi. Morti e feriti da entrambe le parti, furono almeno mille cinquecento quelli di parte turca che ci lasciarono la pelle, ma lasciarono anche cavalli, bardature, armi e cotte, prontamente recuperati dai Crociati. Ai Turchi non restò altro che recuperare i cadaveri e quello che di loro era rimasto, mantelli, archi, frecce, corredi, qualche bisanzio d'oro, tutto da seppellire assieme al defunto.
Fu utilizzato tutto il materiale reperibile, comprese le pietre estratte dai tumuli. Completata l'opera, poterono respingere gli attacchi dei nemici, la cui alterigia si era ridotta a zero. I Crociati e tutto il loro seguito, all'opposto, potevano percorrere in lungo e in largo, dalla porta fino alle alture intorno, in piena sicurezza, la vasta area dell'accampamento, lodando e glorificando il Signore e trasferendogli onore, gloria, e responsabilità (l'aggiunta è mia) delle loro gesta per tutti i secoli dei secoli. Amen. Alla prossima puntata! La foto di apertura non ha nulla a che fare con l'argomento odierno, trattandosi di uno scavo archeologico in Grecia. L'ho scelta per la presenza degli scheletri in una fossa comune. Le persone che volessero avere conferma della veridicità di quanto sopra scritto possono consultare il testo latino delle GESTA FRANCORUM nei siti sotto riportati oppure leggersi testo e traduzione alla pagina: GESTA FRANCORUM - LIBRO VII Il testo latino è reperibile ai seguenti indirizzi: https://www.thelatinlibrary.com/medieval.html https://www.documentacatholicaomnia.eu San Marco Argentano, 28 luglio 2023 Paolo Chiaselotti |
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