Il primo maggio, Nicole e io, Katia, due amiche cicliste, abbiamo preso prima il treno da Losanna verso
Milano per poi raggiungere Pavia in bici e proseguire, quindi, sulla Via Francigena fino a Roma.
Arrivate a Milano per fortuna il traffico era quasi inesistente, dato il giorno festivo, anzi, c'erano le
manifestazioni del Primo Maggio. Dopo un salto al Duomo e un cappuccino e cornetto (non potevano mancare),
ci siamo avviate sul percorso per trovare la pista ciclabile del Naviglio Pavese.
Lì, abbiamo già avuto la prima impressione positiva: una vera pista ciclabile, lontana dal traffico,
in piena sicurezza. E così abbiamo raggiunto Pavia, iniziando a trovare i cartelli della Via Francigena
che ci hanno guidato in questo primo giorno fino a Spessa Pò, per un totale di 50 km.
C'è da dire che la tappa prevista è stata accorciata dopo una seconda bucatura! La prima l'abbiamo riparata
alla grande, ma poi, non avevamo più camere d'aria di riserva. Per fortuna abbiamo incontrato persone straordinarie
che lavoravano nelle risaie. Ci hanno accompagnate al nostro Ostello coi loro pick-up e hanno riparato le
due camere d'aria. È stato un grande e bell'inizio, malgrado i problemi tecnici, ricontrare la bontà
e la generosità degli Italiani.
La seconda tappa ci ha portato da Spessa Pò a Fiorenzuola per 80 km, senza nessuna
foratura, ma nei primi 40 km sotto una pioggia battente, che, tuttavia, non ci ha scoraggiate e, soprattutto, non ci ha tolto
il sorriso.
Dopo una sosta nella bellissima Piacenza, siamo, infatti, ripartite con i vestiti asciutti e con il
sole che ci ha accompagnate fino a Fiorenzuola.
Le 'cose serie' hanno inizio dalla terza tappa di 87 km con 1380 metri di dislivello da superare,
di cui 10 km con una bella pendenza del 9 %! Le gambe che bruciano, la fatica che si fa sentire e in aggiunta
al km 67 un'altra foratura con l'arrivo imprevisto della pioggia !
Ecco di nuovo la bontà altrui che ci soccorre: si fanno avanti persone gentilissime che ci aiutano
a riparare e, inoltre, ci offrono una tazza di tè nell'attesa che la pioggia si calmi per poter procedere
fino a Berceto.
L'indomani da Berceto scaliamo il passo della Cisa che, dopo la gravosa salita della vigilia, ci è sembrato
molto facile. Sul passo, una bellissima cappella dedicata alla Madonna merita una visita ed una preghiera. Poi si scende
fino ad Aulla dove pernottiamo presso uno splendido agriturismo in mezzo al nulla che si trova già in altura e ci
farà risparmiare un po' di dislivello per l'indomani.
Al quinto giorno raggiungiamo il mare, dopo aver percorso la salita fino a Fosdinovo. Anche questa è
molto gradevole, con pendenze non troppo eccessive e una magnifica vista sulle Alpi Apuane. Si scende
verso Sarzana dove si ammira il suo Duomo tutto in marmo bianco (Massa Carrara è a due passi). Poi, lungo
mare fino a Pietrasanta; una pausa sulla spiaggia con bagno è d'obbligo.
La sesta tappa è più lunga con 83 km e 684 metri di dislivello, ma l'arrivo in Toscana ci rallegra. Visitiamo
Lucca, dove facciamo, anche la pausa pranzo, e Altopascio, anche qui con pausa, questa volta per un gelato. Il percorso termina con
una ripida arrampicata verso il bel paesino di San Miniato, dove compriamo qualche prodotto tipico ed una bottiglia di vino della casa
per la nostra cena (c'è sempre spazio nel bagaglio per le prelibatezze del luogo !).
Il sette maggio ripartiamo da San Miniato in direzione Siena, con una prima salita verso Gambassi Terme,
dove incontriamo altri ciclisti pellegrini provenienti dal Lago di Garda. Poi procediamo verso San
Gimignano confuse in mezzo a parecchi turisti in bici come noi. Arrivate a San Gimignano, dopo il
pranzo e la visita del paese, arriva un forte temporale. Sedute sugli scalini della chiesa,
aspettiamo che la pioggia smetta, quando un pellegrino, mosso a pietà verso di noi, ci offre la sua coperta di
sopravvivenza per tenerci al caldo. Dopo quarantacinque minuti d'attesa, nonostante continuasse a piovere, decidiamo
di ripartire, dato eravamo ancora lontane da Siena, dove eravamo dirette. Pioveva tanto che avevamo la sensazione che
ci buttassero l'acqua coi secchi! Arrivate a Poggibonsi, dopo 10
km di discesa, eravamo talmente fradice che abbiamo deciso di terminare la tappa col treno, onde evitare
raffreddori e malanni peggiori.
L'ottavo giorno, arrivate a Siena, l'abbiamo dedicato al riposo,visitando in lungo e in largo quella
splendida città !
Il giorno successivo siamo ripartite per una delle tappe più belle, sui colli tipici Toscani, immersi tra i vigneti e il
verde del grano che, col vento, sembrava di vederne le spighe ballare. Il dislivello non ci da tregua con
continui sali e scendi, ma il paesaggio ci appaga così tanto che ci scordiamo la fatica.
La nona tappa ci porta piano piano verso il Lazio, dove raggiungiamo Bolsena ed il suo lago con
spiaggia di sabbia vulcanica. La tappa inizia con una prima fermata poco dopo San Quiricio, a
Bagno Vignoni, dove sono ancora visibili le antiche terme romane. Per evitare di prendere la strada
trafficata e dovere affrontare un'altra salita ripida, decidiamo di prendere una discesa in forte pendenza su
sterrato, ma visto che facciamo corpo con le nostre bici, non abbiamo alcun problema. Anche questa
tappa è fatta tutta di sali-scendi, con 1363 metri di dislivello ed una salita lunga e difficile verso il
paesino di Radicofani, un borgo fortificato che si trova su una cima da affrontare con la forza delle
gambe!
A Radicofani incontriamo altri pellegrini in bici, Bergamaschi come me ! Rimangono stupefatti della nostra
caparbietà nell'affrontare le salite (che bergamasca sarei, allora!)
La penultima tappa è tutta su sterrato, un'antica via Romana ancora in ottimo stato. Lì non
solo le gambe lavorano, ma anche le braccia. Immerse in mezzo al nulla per 53 km, arriviamo nel
cuore del Lazio a Vetralla.
Infine, l'ultimo giorno, la tappa più lunga e faticosa: Vetralla-Roma, 112 km. Praticamente
abbiamo ridotto tre delle tappe ufficiali ad una sola ! Attraversando sterminate piantagioni di noccioli abbiamo
visto Capranica, Sutri, la cascata del Monte Gelato, Formello, percorrendo stradine secondarie fino a Roma.
Poi una bellissima pista ciclabile lungo il Tevere ci ha portato al Vaticano: che soddisfazione arrivare a
San Pietro in bici !!
Alla fine della giornata c'erano poca gente e una luminosità incredibile;
abbiamo scattato un sacco di fotografie.
Questo è il racconto di un viaggio indimenticabile. Abbiamo incontrato persone squisite e generose,
visto paesaggi incantevoli, visitato paesini lontani dal mondo moderno, mangiando, ovviamente,
divinamente.
Sognavo da anni di attraversare il nostro bellissimo Paese in bici e fermarmi in quei posti straordinari. Ecco, ho pensato
tra me soddisfatta, ci sono riuscita. E non finisce qui! Sono sicura che prima o poi rifarò un altro viaggio simile a
questo, perché, credetemi, ti lascia dentro una traccia indelebile e difficile da interrompere!
Roma, 15 maggio 2024
Katia Chianelli