PAGANO La storia di oggi non riguarda solo una famiglia e la sua genealogia, ma è un susseguirsi di scoperte che ogni scrittore sognerebbe di trovare per imbastirvi un romanzo appassionante, attraverso percorsi intricati, quasi inverosimili, che collegano un paese della Calabria ad un villaggio alsaziano. Debbo necessariamente iniziare il racconto dalla morte di un nostro concittadino, avvenuta, come oggi -con l'unica differenza che era un lunedì- nel milleottocentottantadue. Si chiamava Nicola Pagano, un nome che a voi tutti non dice niente, visto che questo cognome non è più presente a San Marco, ma che forse qualcuno di voi potrebbe scoprire in un vecchio dipinto che conserva in casa o in soffitta, al quale non aveva attribuito alcuna importanza, considerandolo una delle tante cose inutili lasciate da antenati il più delle volte dissipatori di beni ben più consistenti, come case e terreni. Le mie divagazioni potrebbero spingersi oltre, ma non lo faccio, sia per i limiti imposti dalla pagina e sia per rispetto verso un eventuale discendente o possessore che scoprisse di avere la "crosta" di Nicola, che l'autore della Cronistoria, il teologo Salvatore Cristofaro, considera, pittore che "da povero insegnamento elementare, da dilettante si elevò quasi ad artista". Nel medesimo giudizio il Cristofaro include anche un altro pittore sammarchese, Filippo Perrone, ricordando di questi un San Marco Evangelista e di Nicola Pagano un San Francesco che resuscita un morto. Pare che il morto resuscitato da San Francesco di Paola fosse il figlio di una sorella del santo, il che rende la vicenda che ruota intorno al nostro pittore molto intrigante. Nessun paragone, ovviamente, tra me che ho "ripescato" dall'oblio Nicola e il Santo paolano, ma sta di fatto che anche il resuscitato si chiamava Nicola e che il primo nome del pittore fosse Francesco. Che il mio Nicola sia lo stesso pittore di cui parla il Cristofaro è scritto chiaramente nell'atto di morte, da cui risulta che il defunto Nicola, di anni trentacinque, figlio del fu Pietro Pagano e di Maria Raffaela Martino, di professione pittore, sposato con ... E qui mi fermo un istante per dare quel momento di attesa che preannuncia qualcosa di speciale, direi di piú, di affascinante e misterioso. Della nascita di Nicola, il cui nome era Francesco Maria Nicola, non sappiamo nulla perché il registro dei nati del millenovecentoquarantasei, l'anno in cui nacque, è andato distrutto, ma sappiamo che due sorelle e un fratello nacquero alla piazza di sopra, oggi piazza Umberto Primo. Odile Gertrude Naegelen era il nome della moglie. Ora io vi chiedo se un nome simile, chiaramente straniero, unito all'immagine di un giovane pittore, non vi fa nascere l'idea che dietro questo nome ci fosse una giovane e attraente musa ispiratrice, una modella o quanto meno una bella donna dalla carnagione rosea e dai capelli biondi. Se poi io aggiungessi che sono riuscito a sapere, per vie assolutamente impreviste ed imprevedibili, origini, data di nascita, parenti, affini e ascendenti di questa donna, ecco che quel mistero svelato si caricherebbe di un fascino ancora maggiore. Odile Gertrude proveniva da Wolfersdorf Haut-Rhin, un piccolo centro dell'Alsazia nel nord est della Francia (allora l'Alsazia-Lorena apparteneva all'impero tedesco), il quale oggi conta poco più di trecento abitanti. Siccome la giovane alsaziana, nata il diciassette marzo del milleottocentocinquantotto -aveva, quindi, al momento della morte del marito, ventiquattro anni- era giunta qui a San Marco già sposata con Nicola, sarei curioso di sapere dove e come si siano conosciuti. La prima domanda che mi pongo è se Nicola avesse intrapreso qualche viaggio per approfondire e consolidare le sue esperienze pittoriche, ricordando che in quegli anni, il maggiore movimento artistico fu l'Impressionismo iniziato proprio in Francia. Potrebbe darsi, ma la mia è solo un'ipotesi, che il giovane Pagano si sia spostato in zone d'oltralpe, alla ricerca di contatti e fonti di ispirazione. Che ne avesse la disponibilità economica è fuor di dubbio, visto che il padre Pietro era un massaro con abitazione alla piazza di sopra, dove probabilmente nacque e visse anche Nicola, in parte del caseggiato poi Viggiano e oggi Basile e visto che la madre apparteneva anch'essa ad una famiglia di artigiani e massari benestanti, i Martino. Insomma se Nicola avesse deciso di lasciare le esperienze di provincia, legate essenzialmente a qualche committenza religiosa, magari sollecitata dai tanti vincoli parentali e dalla loro devozione, per fare il gran salto verso i venti dell'arte che soffiavano dal nord, non è certo, ma possibile. Meno probabile è che Odile Gertrude sia giunta dai confini della Francia con la Svizzera sino a San Marco per chissà quale motivo. Un altro interrogativo è perché Nicola Pagano ritornò a San Marco. Sappiamo che la moglie era incinta di sette mesi. Infatti dopo due mesi esatti dalla morte di Nicola, nascerà una bambina a cui la madre darà il nome di Nicolina Maria Raffaela, in memoria del padre e in omaggio alla nonna Maria Raffaela Martino. Ma dove morí Nicola? L'atto di morte riporta una strada oggi non più esistente, via dello Storno, corrispondente alla via Casini o Edmondo Sarpi e al tratto di via Iulia parallelo alla sovrastante via Roma, insomma Nicola morì molto probabilmente in casa Martino, il che potrebbe far nascere il dubbio che la famiglia di origine di Nicola, i Pagano, non abbiano gradito quel matrimonio con la "forestiera". Ma è solo l'ipotesi di chi, come me, pretende di desumere dai fatti gli ... affetti. Purtroppo qui si interrompe la storia, almeno quella di cui, come dicevo in premessa, sono venuto a conoscenza grazie ad un signore di nome Thierry Wioland, che trovando il nome di Odile Gertrude, mi informò della sua data di nascita, trovata casualmente in un documento. Il passo successivo fu la fortunata scoperta di una genealogia della famiglia Naegelen, e quindi di genitori e germani di Odile, pubblicata da discendenti della famiglia in internet. C'è infine un ultima fortuita circostanza che mi ha portato a scoprire quale potesse essere la casa in cui nacque Nicola. Tra le carte conservate in casa della mia prima moglie, ho scovato un documento di trasferimento di proprietà di una porzione di immobile da una donna di nome Pagano alla famiglia di mia suocera, Viggiano, e altra porzione di immobile appartenente ad una sorella di Nicola, sposata con Gaetano Martino. Tutte le porzioni, riunite in un unico immobile, costituiscono oggi il palazzo Basile, ex Viggiano. Insomma una storia che, per altri versi, casualmente anticipai anni addietro. Credetemi, senza che nulla sapessi all'epoca, immaginai che un pittore avesse lasciato una traccia pittorica in un magazzino di quella casa, scrivendo un racconto assolutamente fantastico, in cui accennavo ad un affresco, corroso dagli anni e dall'umidità, dipinto in un magazzino di quella casa. Gli attribuii finanche la paternità, ma sbagliai, se così posso dire, il nome del pittore, ritenendo che fosse quel Filippo Perrone sopra accennato. Ora, sapendo che nessuna storia ha la parola fine, mi attendo che qualcuno possa scoprire e farmi sapere dove si trova il quadro di San Francesco che resuscita un morto, dove andò Odile con la figlia Nicoletta e se qualche discendente di questo ceppo Pagano (ce ne erano altri) o degli affini Martino conosce il seguito di questa storia. Vedi anche genealogie delle famiglie Pagano e Martino San Marco Argentano, 20 febbraio 2021 Paolo Chiaselotti |
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