MARCHIANÒ Forse qualcuno obietterà che il cognome Marchianò non ha origini sammarchesi, ed ha perfettamente ragione, ma se dovessimo ritenere tali le famiglie che hanno solo ascendenti nati nel nostro Comune, le genealogie sarebbero davvero poche. Sono stati proprio i flussi di persone provenienti da altri territori a rendere nel corso dell'Ottocento San Marco, sia a livello urbano che rurale, così popolata e il caso in esame diventa esemplare. Dirò subito che il cognome fu registrato per la prima volta nel nostro comune nel 1831 con il matrimonio di Francesco Marchianò, un massaro di ventisette anni, nato a Cervicato (sic!) e Maria Giuseppa Pisani, diciottenne, di San Marco. Degli sposi sappiamo tutto ciò che ci serve per tracciare un quadro abbastanza completo delle rispettive famiglie di origine, le quali com'era consuetudine in quei tempi appartenevano a ceti sociali omogenei e, nel caso delle famiglie Marchianò di Cervicati e Pisani di San Marco l'una viveva grazie al trasporto con i carri, mestiere che allora prendeva il nome di vaticale, l'altra, quella dei genitori di Maria Giuseppa, grazie all'attività di "mannese" del capofamiglia, cioè di artigiano addetto alla sgrossatura e lavorazione del legno grezzo. Francesco Marchianò, massaro ma all'occorrenza anche vaticale e falegname, e Maria Giuseppa ebbero tre figlie e quattro maschi, tutti nati a San Marco nel quartiere Capo di Rose o più genericamente del Crité, come era chiamato un vasto quartiere di antica origine che si estendeva al di sotto delle due piazze. Sto parlando di un periodo compreso tra il 1834 e il 1850, caratterizzato da un'economia autosufficiente legata essenzialmente alle produzioni agricole delle maggiori famiglie dell'epoca: scarsissimi gli scambi commerciali, pochissime le strade, tessuto urbano medievale. Uno dei figli della coppia, Michele, nato il sei febbraio del 1845, sarà il protagonista della storia di oggi e tramite lui potremo vedere come gli interessi economici del vecchio borgo feudale si spostarono a qualche decina di chilometri di distanza. Procediamo con ordine. Michele Marchianò, rimasto orfano di padre nel 1869, dopo aver proseguito per un certo periodo il lavoro paterno, quello di vaticale, ebbe la fortuna di vivere l'epoca della costruzione della linea ferroviaria che lambiva i margini sud orientali del territorio sammarchese. Certamente la sua attività fu l'occasione di un suo primo inserimento in quella che si rivelò una delle maggiori risorse economiche del tempo. Le contrade interessate dall'attraversamento della linea ferroviaria divennero occasioni di lavoro, non più colonia e bracciantato agricolo, ma manovalanza al servizio di ditte venute dal nord dell'Italia che pagavano in lire. I più pagati erano gli operai specializzati che spesso venivano da altri paesi. Fu immediatamente un pullulare di persone in un'area un tempo quasi disabitata: Maiolungo. Michele decise di stabilirsi là, forse inizialmente continuando a fare il carrettiere ma successivamente aprendovi una bottega di alimentari e vino. Nell'atto di mtarimonio, avvenuto come oggi, nel 1878, Michele è un bettoliere, ma poi nel corso degli anni gli affari andranno sempre meglio e lo troveremo registrato negli atti di nascita dei figli come negoziante e infine come possidente. La sposa era una vedova di qualche anno più giovane, originaria anche lei di Cervicati, ma il cognome Intrieri presuppone una diversa provenienza geografica. Maiolungo diventerà la sede dello scalo ferroviario di San Marco e del limitrofo comune di Roggiano, assumendo il nome di entrambi. Da quel momento si apre una nuova storia per San Marco che diviene uno dei centri più importanti sia sotto l'aspetto economico che socio-sulturale. Il vecchio borgo medievale si apre attraverso nuove strade ai paesi circostanti e quello che per anni era rimasto solo un percorso militare che avrebbe dovuto collegare Castrovillari a San Fili divenne la principale arteria di collegamento. Forse a qualcuno sembrerà eccessivo che io abbia collegato un semplice cognome, neppure famoso come tanti altri che attraversarono la storia del nostro paese, con lo sviluppo di una contrada e del centro urbano. Certamente Michele Marchianò non rappresenta tutto questo, ma la sua storia e quella della famiglia di origine sono le tappe della transizione dal ... medioevo all'età moderna. Il nome di un fratello di Michele, Domenico Marchianò, compare come vittima di un episodio di brigantaggio nel libro "Persone in Calabria" di Vincenzo Padula, avvenuto l'11 maggio 1865: Il giorno 7 di questo mese un tal Domenico Marchian", mulattiere al servizio del Perrotta da Sammarco Argentano, tornava da Paola sulla montagna all'Acqua del Sambuco gli escono innanzi due persone: l'uno aveva un fucile rugginoso, l'altro una accetta; gli si accostano, e gli rubano dieci rotoli di confetti, nove di piombo, tre paia di scarpe nuove, ed una libbra di semi di cavolo-verza!Genealogia della famiglia Marchianò La foto, estranea all'argomento, è tratta dal sito https://www.civico93.it (Cultura a San Nicandro Garganico) San Marco Argentano, 20 gennaio 2021 Paolo Chiaselotti |
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