AMODEI L'occasione per parlare di questa illustre famiglia sammarchese ci viene offerta dalla ricorrenza della nascita di un membro di questa famiglia, avvenuta il 25 settembre del 1821. Si chiamava Carlo Pasquale Rafaele Amodei (comunemente chiamato Pasquale) ed era il primo maschio, secondogenito, di Giuseppe e di Costanza Grandinetti. Morì "inopinatamente, privo del Santissimo Sagramento (1), a Genua alle ore 10 di sera del 28 di giugno 1851", dove fu sepolto nel cimitero di Staglieno. Inizieremo la storia di questa famiglia da questa circostanza, chiedendoci che cosa ci facesse a Genova il rampollo, non sposato, di questa illustre famiglia sammarchese. Di lui, dalla Cronistoria di Salvatore Cristofaro, sappiamo che nel 1844, assieme ai fratelli Francesco e Alfonso, tentò di unirsi ad un gruppo di armati in appoggio ai fratelli Bandiera. Il padre Giuseppe riuscì ad impedirne i propositi. Di lui non abbiamo pù notizie da quella data, ma non è escluso che possa aver seguito assieme ad altri due sanmarchesi, Giuseppe La Regina e Francesco Maria Roberti, la contessa Belgioioso e partecipato alla I guerra d'Indipendenza. Francesco e Alfonso furono attivi sia nei moti insurrezionali del 1848 e sia nell'istituzione di un comitato antiborbonico a San Marco nel 1860. I loro nomi, unitamente a quello di Salvatore Cristofaro, l'autore della Cronistoria, furono associati a quello di Agesilao Milano, l'attentatore alla vita del re Ferdinando II di Borbone. Le prime notizie su questo cognome (che fu scritto nelle forme Amodio, Amodeo e simili) le ricaviamo dalle annotazioni di battesimo conservate nell'Archivio Diocesano e si riferiscono alla nascita di una figlia di Matteo e di Isabella Valentone, battezzata con il nome di Fulvia il 29 marzo del 1586. Sei anni dopo fu registrato il battesimo di Lutio Domenico, figlio di Giovanbattista Amodei. Sullo stesso registro compaiono negli anni Trenta del Seicento i nomi di Colantonio, Francesco Mutio e Cinzia come padrini. Riferimenti alla famiglia Amodei compaiono nel Libro degli introiti e degli esisti della Congregazione dell'Immacolata negli anni 1597-1606, conservato nell'archivio privato Selvaggi, nelle persone del reverendo don Annibale Amodio, che fu anche rettore della congrega, di Antonino, di Gioalloisi (Giovanni Aloisio), di Giuseppe, di Andreace, di Giovannello, di Isabella. Nella Platea delle Clarisse, rendiconto del Monastero di Santa Chiara del 1632, compare solo il nome di don Annibale. Un'importante figura di questa famiglia fu don Gennaro Amodei, nato nel 1681, Missionario in Cina con Matteo Ripa dal 1710 al 1715, anno della sua morte a Canton (Stanislao Veltri, Gennaro Amodei, missionario apostolico in Cina, Cosenza, Tip. M. Tocci La Grafica Comm.le, 1998). Un altro riferimento alla famiglia e ai suoi beni è contenuto nel Catasto Onciario del 1754 dal quale apprendiamo che all'epoca vivevano nel quartiere lo Vaglio (la Motta,) in casa palaziata di diciassette stanze, Pietro Amodei di anni 35, la moglie Giulia de Angelis di anni 26, la figlia Anna di tre anni, la madre di don Pietro, Elisabetta Severina di anni 70, due sorelle nubili di lui, Rosa di 26 e Teresa di 28 anni, e due inservienti, Caterina di San Donato, quattordicenne, e Isabella della Rota (oggi Rota Greca) di 32 anni. Le proprietà, oltre al palazzo sopradetto, consistono in terreni nelle contrada Santo Stefano, Trivolise, San Pietro, Salato e in altre due case, una di otto stanze nel quartiere di Sant'Antonio Abate, l'altra di una sola stanza al Puzzillo. Lo Status Animarum del 1804, conservato presso l'Archivio diocesano, ci dà ulteriori informazioni sulla famiglia del tempo composta da Carlo Amodio di anni 46, dalla moglie Maria Teresa Campilongo di anni 49 e dai figli Pietro di anni 26, Clemente di anni 20, Giuseppe di anni 14, tutti e tre dimoranti a Napoli, Maria Giulia di anni 19, Federica di anni 16, educanda nel Monastero, Alessandro di anni 13, Maia Rosa di anni 12, Domenico di anni 10. E inoltre Arcangela Naccarati di anni 34, domestica. È in questo secolo che troviamo una copiosa documentazione sulla famiglia Amodei sia attraverso gli atti dello stato civile che dalle deliberazioni del decurionato prima e del consiglio municipale poi, conservati nell'archivio del comune. Rinviamo quindi i lettori alla pagina Amodei dell'Ottocento dietro l'Angolo per una più approfondita ricostruzione della storia di questa famiglia. Franz Von Lobstein nel suo "Settecento Calabrese" fa risalire l'istituzione di un Monte di Beneficienza che portava il nome della famiglia ad epoca anteriore al 1547. Il fondo, che esisteva ancora nel 1862, creato per alleviare i disagi dell'usura, risale probabilmente agli inizi del XVI secolo (o addirittura al secolo precedente) epoche in cui l'economia locale era in mano ad una ricca comunità ebraica che aveva "il monopolio della piazza e dei mercati" (Adolfo La Valle, 1906, Storia del Convento della Riforma). Il palazzo della famiglia Amodei sorge su uno sperone roccioso prospiciente il versante occidentale del paese. La facciata dell'edificio, di cui in alto è riprodotto lo stemma sull'ingresso, si affaccia sulla strada che costeggia la Motta, mentre il lato orientale si adegua a quella che era la principale strada di accesso del borgo. Due lati dell'edificio poggiano su una muraglia preesistente. La posizione privilegiata del palazzo e alcune tracce di epoca medievale (muraglie alla base dell'edificio, stipite in pietra presso l'arco di accesso alla Motta) fanno ritenere che la costruzione possa risalire al XV secolo. San Marco Argentano, 25 settembre 2017
(1) È l'unica registrazione di morte che contiene
la notizia di sacramenti non impartiti, il che fa supporre che l'Amodei li abbia
rifiutati o fosse notoriamente ateo. La sepoltura nel cimitero di Staglieno, dopo alcuni mesi
dalla sua apertura, indica che si trattava di persona tenuta in una certa considerazione
per meriti particolari. Inoltre è probabile che la sua presenza
a Genova non fosse casuale, ma, dati i precedenti libertari manifestati
nel 1844, potrebbe aver seguito altri patrioti nelle imprese del 1848, del 1849
e infine di aver scelto il capoluogo ligure perchè in qualche modo collegato
alla presenza di Carlo Pisacane e Giuseppe Mazzini, senza contare che all'epoca
Vittorio Emanuele II, non ancora re, era duca di Genova e nel 1849 soffocò
la rivolta della città contro i Savoia.
L'albero genealogico della famiglia Amodei si trova sul sito L'Ottocento dietro l'angolo. |
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