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LA FONTANA DI SANTOMARCO. La mia narrazione inizia dall'anno 1979, quando ero sindaco. Lo scultore Bruno mi propose un restauro della fontana, al fine di dare un aspetto più gradevole a quel complesso architettonico compromesso dall'età e dall'inserimento di corpi e materiale estranei. Prima dell'intervento di rifacimento l'aspetto della fontana era quello che si può vedere nella foto sottostante. L'acqua sgorgava da semplici fori, la vasca centrale e un'altra sul lato destro, che serviva da abbeveratoio di asini e muli, erano semplici manufatti in cemento. Le superfici della facciata racchiuse tra le lesène erano intonacate. Il piano stradale a ridosso della base della fontana era ricoperto di bitume per l'intera larghezza della strada. La fontana terminava con una sorta di frontone di forma ondulata, al centro del quale un rilievo con volute laterali racchiudeva lo stemma della città, una leonessa simbolo dell'Evangelista Marco. L'insieme, come si vede dalla foto, di aspetto tardo barocco, ricordava in alcuni suoi elementi la facciata della chiesa di San Marco Evangelista, di cui entrambi portavano la denominazione locale di Santomarco, lo stesso della piazza e dell'antico quartiere, un tempo fuori le mura. I lavori furono eseguiti sotto la direzione e con l'intervento diretto, anche manuale, dello stesso scultore Bruno. La parte superiore fu eliminata con un taglio orizzontale all'altezza delle volute, dando alla facciata l'attuale forma rettangolare di stile rinascimentale. Per accentuare questo nuovo aspetto, nell'ampia fascia a semplice intonaco su cui si intravedeva una scritta a rilievo indicante nome con sottostante data, fu praticata un'apertura circolare contornata da mattoni. Lo stemma della città fu collocato nell'atrio dell'edificio comunale. Furono ripuliti i busti muliebri, le paraste, i capitelli, i cordoli e le modanature originali, senza alcun intervento di modifica. L'intonaco della facciata della fontana compreso tra le lesène, o paraste, fu impreziosito da riquadri di pietra di San Lucido e, in corrispondenza dei fori di uscita dell'acqua, furono applicate tre lastre della stessa pietra di misura maggiore e tre mascheroni zoomorfi in ghisa. La vasca centrale in cemento fu completamente smantellata e sostituita con altra in pietra nobile, abbassandone l'altezza per dare maggiore visibilità alle basi delle lesène e alla cordonatura di unione tra esse. La vasca fu sagomata sia all'interno del piano ricettore, lungo i bordi e agli angoli che vennero smussati. L'abbeveratoio, anch'esso in cemento, fu ridotto a panchina utilizzando lastroni di selce residui di demolizioni edilizie e stradali. La fontana, persa la sua primitiva fattura settecentesca e priva delle opere cementizie, acquistò l'attuale aspetto rinascimentale. Alcuni anni più tardi, un'altra amministrazione demolì il posticcio "rosone" centrale in mattoni, reinserendo al suo posto lo stemma della città. Debbo dire, ad onore del vero che, essendo io responsabile in qualità di Sindaco di lavori riguardanti un antico manufatto, soprattutto per l'intervento demolitorio della parte superiore, avrei dovuto informare la Sovrintendenza alla Belle Arti, cosa che non feci e che fu motivo a suo tempo di contestazioni da parte dell'opposizione. Nessuno, tuttavia, fece alcun esposto, e me la cavai con un articolo su un quotidiano calabrese, in cui ero accusato di aver operato illegalmente e di aver ridotto l'ampiezza della sede stradale. Credo che alla base di questo atteggiamento indulgente ci fosse la sostanziale condivisione dell'intervento estetico, il cui merito andava indubbiamente attribuito allo scultore Bruno. Egli, in precedenza, aveva anche esplorato il condotto a galleria in cui scorreva l'acqua proveniente dalle sorgenti di Catuccio. La fattura e le caratteristiche del percorso idrico furono anche disegnate e riprodotte in una pubblicazione dello stesso scultore. Successivamente, partendo da queste indagini, dall'esame delle tre teste muliebri e da altre documentazioni che io ignoro, Eduardo Bruno fece risalire l'origine della fontana al periodo normanno. Alle tre figure attribuì i nomi della prima moglie di Roberto il Guiscardo, Alberada, o la smorfiosa, alla figura femminile a destra, di Sichelgaita, seconda moglie del duca normanno, alla donna a sinistra con ornamenti regali, e di Virtù al busto centrale. Pubblicazioni, depliants e inserzioni pubblicitarie contribuirono a mutare il nome della fontana da fontana di Santomarco in fontana di Sichelgaita. Insomma fu un'operazione, a mio giudizio, di maquillage storico che tuttavia diede modo di retrodatare la sua origine ad un periodo ancor più antecedente a quello rinascimentale. Infatti, l'indicazione a lato della nuova fontana non le assegna alcuno dei predetti nomi, ma specifica solo l'origine normanna, l'epoca di nascita, secolo XI, e quella del suo rimaneggiamento, secolo XVI. Vi furono altri interventi documentati su questa fontana? Certo, nell'Ottocento. Ognuno può leggerli nelle deliberazioni dei vari consigli comunali dell'epoca, scoprendo che la fontana di Santomarco ebbe una vita tormentata dal punto di vista funzionale e nessuna attenzione sotto il profilo storico estetico. Del resto un arco poco distante che era l'antica porta della Città di San Marco fu abbattuto nel 1862, solo perchè impediva la costruzione della facciata di una casa. A giustificazione dell'abbattimento gli amministratori dell'epoca dissero che lo stemma dell'antico marchese [Spinelli] di cui l'arco era ornato ricordava i tempi dell'odiata feudalità. In verità quello stemma non era affatto il blasone di casa Spinelli, bensì quello che oggi compare sulla fontana di Santomarco, ovvero il simbolo della Città di San Marco: una leonessa con libro e penna, simbolo del Santo Evangelista. A questo proposito, se non erro, lo stesso scultore Bruno aveva scritto in una sua pubblicazione che la fontana poteva avere origini molto più antiche, risalenti all'epoca della venuta del Santo nell'antica Argentanum e al battesimo presso quel luogo dei Martiri Argentanesi, leggenda riprodotta in un dipinto ottocentesco sulla volta della chiesa di San Marco. Un'idea davvero affascinante che retrodaterebbe origine e funzione della fonte al periodo protocristiano. Un ulteriore maquillage architettonico? Non sia mai, in quanto la fontana verrebbe distrutta: basterebbe solo un'aggiunta all'attuale cartello: in origine sacra fonte protocristiana. A questo punto, però, andrebbe restituito alla fontana il suo originario nome di Santomarco. In basso foto di alcuni particolari dell'attuale fontana San Marco Argentano, 16 dicembre 2022 Paolo Chiaselotti Nota: Doverosamente va ricordata la figura di Vincenzo Voltarelli, il quale aveva "adottato" la fontana, curandone i lavori di pulizia periodica a proprie spese. |
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