Aristide Attanasio, mio nonno paterno, nasce nel 1867, primo di dieci figli di Saverio e di Filomena Santoro. Saverio era farmacista a San Marco Argentano, paesello di montagna in provincia di Cosenza. I figli maschi erano Aristide, Ferdinando ed Umberto; delle figlie femmine conosco il nome soltanto di Zia Teresa e di Zia Monaca. Aristide cresce sano e bello, e Saverio decide d'inviarlo a studiare a Napoli. Sarà ospite di Zio Filindo Santoro, professore emerito di Lettere presso la Regia Accademia Militare della Nunziatella a Napoli. Un altro fratello di Filomena Santoro, Rubens Santoro, diventerà un famoso pittore ed alcuni suoi dipinti sono tutt'ora esposti nel Museo di Capodimonte a Napoli. Finiti gli studi superiori, Aristide frequenta la prestigiosa facoltà di Medicina di Napoli e vi si laurea. Poco dopo viene a Siracusa per il servizio militare. Qui si innamora di Adele Cassone, mia nonna, la più carina delle figlie di Don Ciccio Cassone, Cancelliere Capo del Regio Tribunale di Siracusa. Si sposano ed Aristide porta Adele a vivere a San Marco Argentano. Qui, ottenuta la condotta medica, iniziava la professione. Sono i tempi eroici della condotta. Il medico doveva saper fare tutto; doveva intendersi di ostetricia, oculistica e piccola chirurgia. Sempre in giro a dorso di mulo per le campagne e i monti, a curare le persone. Mi raccontava mia cugina Filomena, figlia di Zio Ferdinando, che, delle volte, dopo una giornata di lavoro in giro, non potendo rientrare in casa in piena notte, mio Nonno si fermava a dormire nel casolare del contadino che aveva curato e, l'indomani, fresco come una rosa, tornava a casa e, ai suoi che preoccupati l'avevano atteso svegli tutta la notte, diceva che si era trovato benissimo, gli avevano preparato un bel letto caldo e le lenzuola erano pulite e profumate. Intanto, da mio Nonno Aristide e mia Nonna Adele Cassone, nascono quattro figli; due femmine, Zia Carmela e Zia Olga, e due maschi, Saverio (mio Padre) e Francesco ("Ciccilluzzo"), il più piccolo. Sono tempi molto duri, i pazienti pagano in natura, frumento, olio, polli e uova. La Nonna Adele, preoccupata per l'avvenire dei figli, dopo una lunga battaglia, convince Aristide a portare la famiglia a Siracusa. Siamo nel 1907. Aristide ottiene la condotta medica e, in pochi anni, acquista fama di medico ricco di cuore e di sapere. Aristide non dimentica mai la famiglia di San Marco Argentano e, quando può, invia aiuti al Padre. Di Zio Ferdinando, bello e simpatico ed a cui piaceva suonare la chitarra, si raccontava che tentò la fortuna in Sud America ma, subito dopo, tornò a casa. Mi diceva mia Madre che i Calabresi soffrono tanto la lontananza dalla loro Terra e tornano sempre rapidamente ai loro verdi boschi. Zio Ferdinando diventa farmacista e prende il posto del Padre. Sposa Teresa Curatolo e, dalla loro unione, nascono Filomena, Ermada, Lina e Gradisca, mie care cugine. Mio Zio Umberto, fratello di Zio Ferdinando e di mio Nonno Aristide, sente la vocazione e diventerà prete. Stimato da tutto il Paese, diventerà canonico tesoriere della Cattedrale di San Marco Argentano. Dopo diversi anni di vita tranquilla, in seguito ad affari sbagliati, Ferdinando perde tutto anche la farmacia. I fratelli, Aristide ed Umberto, lo aiutano e salvano la famiglia dalla povertà. Le mie quattro cugine non si sposeranno. Per aiutare la famiglia, negli anni successivi, si dedicarono al ricamo che avevano imparato da giovani e raggiunsero la perfezione. Sono sicuro che in molte famiglie di San Marco Argentano, gelosamente conservati, ci sono i grandi copriletto e le tovaglie finemente ricamate dalle mie cugine. Veri capolavori. Purtroppo, però, a Siracusa, dove il Nonno Aristide continuava la professione di medico, moriva per tifo, a soli quindici anni, l'amatissimo figlio Ciccilluzzo. Straziato nel cuore, Aristide fugge da Siracusa e si rifugia a Frascati, paesello in provincia di Roma. Qui ottiene la condotta medica e segue gli studi del figlio Saverio, che si iscrive alla facoltà di medicina di Roma. Laureatosi, Saverio, con la famiglia, fa ritorno a Siracusa. Padre e figlio si dedicano alla professione medica. Saverio ottiene anche la cattedra ambulante per l'assistenza alle madri e ai bambini poveri nei paesetti di montagna. Saverio è giovane, bello ed elegante. Mia Madre, Linuzza, è figlia unica, nata da Sebastiano Pizzuto e Concetta Pitruzzello che, dopo tanti anni di duro lavoro e sacrifici, avevano fatto fortuna in America del Nord ed erano tornati ricchi in Sicilia. Linuzza aveva appena sedici anni, non sapeva molto della vita. Appena arrivata dall'America, era entrata in collegio presso le suore Orsoline di Siracusa. Era bella mia Madre, dolce e riservata. Si sposarono nel 1933. Poco prima della Seconda Guerra Mondiale nasce mia sorella Adele, dopo nasco io. Gloria ed Elsa nascono dopo la guerra. Durante la guerra mio Padre, come medico condotto non poté abbandonare la città e si dedicò in soccorso della popolazione anche sotto i bombardamenti. Finita la guerra, mio Padre acquisisce una vasta clientela ed assicura una vita agiata alla famiglia. A mio avviso, né mio Nonno né mio Padre hanno mai amato vivere a Siracusa. Pensavano spesso al paesello nativo ed appena potevano si venivano a rifugiare a San Marco. Mi ricordo che Nonno Aristide, già molto anziano, ogni primavera, affrontava un faticosissimo viaggio in treno per tornare a San Marco, dove rimaneva per sei mesi. Questo onorato dono trasmisero a noi i figli. Adele vi trascorreva lunghi periodi in estate, in compagnia delle cugine, insieme al marito Pippo Aiello ed alla figlia Mariangela. Gloria ed Elsa, da giovani, venivano a San Marco ed avevano creato delle belle amicizie. Mia nipote Mariangela ama trascorrere parte delle ferie a San Marco con tutta la bella famiglia, Sergio il marito ed i figli Tommaso e Adelina. Io e mia moglie Lella venivano quasi tutti gli anni fino a quando i nostri figli, Saverio (ma lo chiamiamo Alessandro) ed Enrico, ancora piccoli, amavano venire con noi. Andavamo alla Cumma, a prendere il fresco e bevevamo l'acqua che sgorgava dalla montagna. Mi piaceva sedermi sotto un vecchio castagno, a leggere, mentre, da lontano, nel silenzio si sentivano i suoni della vita del Paese. E poi, all'ora del pranzo, si tornava a casa dove ci attendeva un pranzetto squisito, cucinato dalla cugina Linuzza, ed i dolci squisiti preparati dalla cugina Ermada. Era robusta ed alta, Ermada, ma agile e leggera nei movimenti; sempre sorridente. Filomena era la memoria storica della famiglia; ci parlava di parenti ed amici del Paese e raccoglieva gelosamente in un grande album le foto di parenti vivi e morti. La scomparsa di mia sorella Adele e delle cugine, il mio lavoro, la famiglia e la dolorosa malattia prima di mia Madre, che è deceduta due anni orsono, e poi della dolce sorella Elsa, che ci ha lasciato solo pochi mesi orsono, mi hanno tenuto lontano da San Marco. Io ho svolto la professione di medico per oltre quarant'anni a Siracusa. Adesso, ho superato i settanta e ho deciso di smettere. I miei due figli sono due valenti Avvocati e, con me, quindi, si chiude la saga dei Dottori Attanasio che per più di un secolo, a San Marco prima e a Siracusa dopo, hanno curato tanta gente che, sofferente, si rivolgeva a loro. Adesso, anche per la forte volontà di mia sorella Gloria, abbiamo avviato i lavori di ristrutturazione della nostra vecchia casa di San Marco. Quando saranno finiti, se Dio mi darà ancora salute, verrò con mia Moglie Lella a San Marco e vi resterò per un lungo periodo. Spero di avere con me mia nipote Mariangela, con la sua bella famiglia, e mia sorella Gloria, con il suo compagno Nino. Forse, ma non di certo, verranno i miei figli con le loro mogli e con la piccola bella Beatrice, mia nipote, figlia di Enrico, per adesso, l'ultima degli Attanasio.
Arrivederci
Franco Attanasio
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