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LA STORIA LE STORIE DELL'ARTE


I MONUMENTI. LA 'CRIPTA'.

Torre campanaria XI-XII secolo   Cripta sostruzione

Quando nel 2010 fu pubblicato, a cura della Soprintendenza per i Beni Architettonici e Paesaggistici per le province di Cosenza, Catanzaro e Crotone, un 'Quaderno' riguardante "Il restauro della 'cripta' normanna di San Marco Argentano", a cura dell'arch. Pasquale Lopetrone, redatto in collaborazione con la Curia Vescovile di San Marco Argentano - Scalea, edizioni Pubblisfera, per poco non mi prese un colpo!
Ad iniziare dalla copertina, la visione della parola "Cripta", racchiusa tra virgolette mi fece nascere il sospetto che si stesse 'attentando' ad uno dei baluardi della sammarchesità verace, quella intrisa di sangue guiscardiano (si fa per dire) e ancor più di martiri cristiani.
Una vita passata a spiegare ad alunni e a raccontare ad occasionali visitatori i suggestivi aspetti di quel luogo, che avrei giurato essere una cripta, destinata ad accogliere le memorie sacre di una città e che a volte ero tentato di attribuire ad anni ben più lontani di quelli normanni che la storia aveva sancito. Solo il timore di poter essere smentito nel campo della mia attività professionale (insegnavo educazione artistica in una scuola media) mi tratteneva dal dire che la cripta poteva essere sorta su un tempio romano, se non addirittura magno-greco!
L'unicità della costruzione, al pari della torre, anch'essa unica nel suo genere per l'insieme degli elementi strutturali che la compongono, mi ha sempre affascinato e non vi nascondo che mi sono sempre chiesto a quali abili artisti e costruttori fossero affidate la progettazione e la realizzazione di queste opere e da dove provenissero.
Ebbene, apprendere che quella che per tanti anni avevamo conosciuto e definito cripta tale non era, ma si trattava di una sostruzione, fa accapponare la pelle, non fosse altro per il suono stridente del termine. Si tratta, cioè, di un'edificazione realizzata per estendere la lunghezza della cattedrale, sopperendo alla mancanza di terreno di appoggio.
Una cosa brutta, direi, una cosa che non nasce per se stessa, ma è soltanto il sostegno di una chiesa. E qui, però, mi accorgo di rasentare la blasfemia, in quanto il principio su cui si fonda la Chiesa è rappresentato proprio da una pietra.

Giorni addietro un'attenta signora che accompagna i visitatori nei persorsi storico-artistici della nostra città mi chiedeva il perchè dell'impiego di materiali dal forte impatto visivo, per disegno e cromatismo, come la pietra e il cotto, e la disposizione a spina di pesce di quest'ultimo su tutte le volte, trattandosi di una semplice base di appoggio nascosta dal pavimento della chiesa.
Me lo chiedo anch'io, e la risposta che riesco a darmi è la seguente: il materiale impiegato doveva pur sempre garantire conservazione e durata, e finanche i plinti, che non emergevano come ora essendo sotto il piano di calpestio, avevano una loro regolarità. In ogni caso una sostruzione non è una semplice fondazione, ma una parte integrante della chiesa stessa e, in quanto tale, agibile e funzionale.
Ora, alla luce di tutto ciò, nulla è cambiato rispetto a prima, tranne la definizione di una struttura sulla base della conoscenza di una sua ben definita funzione. C'è un solo aspetto, non secondario, da stabilire: a che epoca risale?
Ho volutamente accostato alla cripta l'antica torre campanaria, dal chiaro aspetto romanico, distrutta dal terremono del 1905.
In una pagina ad essa dedicata ipotizzavo che potesse essere stata costruita nell'XI secolo, anche perché un documento facente parte delle cosiddette Carte Latine del Pratesi, risalente al 1100, fa riferimento alla chiesa di San Nicola, quindi ad una chiesa costruita prima di quella data e di cui la torre certamente faceva parte.
Se, come ritengo, esisteva una semplice chiesa, ma non una cattedrale, solo in anni successivi si rese necessario un 'allungamento' dell'edificio per adeguarlo alla sua nuova funzione episcopale, per cui la cripta sarebbe stata costruita in anni successivi all'XI secolo. Del resto gli archi a sesto acuto sono testimonianza di un'epoca posteriore, quanto meno di fine XII secolo, fermo restando che maestranze e materiale impiegato sono riconducibili alla cultura bizantina, come si può rilevare da un confronto con l'arco absidale della Panaghia di Rossano.
L'ente proprietario del bene, ovvero la Curia Vescovile, nella persona del responsabile dei beni artistici-religiosi e addetto alla comunicazione, ha provveduto a cambiare la scheda informativa riguardante la 'cripta', sostituendola con altra che, senza nulla togliere alla storicità e preziosità del luogo, non fa più riferimento alla precedente supposta funzione, nè alla sua datazione, ma ne conferma il valore spirituale e religioso. Un modo reponsabile di affidare agli studiosi dell'arte e della storia il compito di definirne data di esecuzione e stile architettonico.

San Marco Argentano, 22 marzo 2023

Paolo Chiaselotti

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