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ROBERTO OSANNATO ... ![]() Mosaico con Papa Leone IX (sec.XIX), Alsazia, Mont Saint-Odile Foto Mattana - Public Domain Wikimedia Org.
In una precedente pagina di questa rubrica abbiamo visto come lo storico Goffredo Malaterra avesse ignorato del tutto
la partecipazione di Roberto il Guiscardo alla battaglia di Civitate. A compensare questa inspiegabile mancanza ci ha
pensato un altro storico del tempo, Guglielmo di Puglia (o Apulo), che nel libro secondo delle sue "Gesta Roberti
Wiscardi" esalta il nostro eroe mentre combatte furiosamente contro gli Svevi alleati del papa.
Come si sa, la forte e composita coalizione messa assieme da Leone IX, fu sopraffatta e il papa fatto prigioniero. Era il 1053 e i normanni erano guidati da Umfredo, il fratello maggiore del Guiscardo. Il cronista Gugliemo fa un resoconto dettagliato dei due eserciti contendenti, con i rispettivi alleati, il loro numero, i nomi di alcuni capi e, soprattutto, descrive i cruenti particolari dei combattimenti, in special modo le azioni di Roberto il Guiscardo, paragonato, per l'occasione, ad un leone che dalla strage delle sue prede trae ulteriore ferocia. Dalla narrazione si evince che Roberto non ha un ruolo di comando al pari del fratello Umfredo e del cognato Riccardo Drengot, ma di ausilio in caso di difficoltà dei primi. Egli guida l'ala sinistra dello schieramento, formata da Calabresi. A questo punto, proprio perché Guglielmo di Puglia chiama in causa i Calabresi, voglio soffermarmi su un argomento che sta a cuore a noi sammarchesi e riguarda l'anno di arrivo di Roberto a San Marco. Stando all'ordine espositivo di Goffredo Malaterra, la venuta del Guiscardo è successiva alla battaglia di Civitate, anche se non possiamo escludere che lo storico benedettino non abbia seguito, in questo caso, un ordine cronologico, dato che nella narrazione dello scontro tra Papato e Normanni Roberto non viene citato affatto. Il fatto che egli inizi a parlarne immediatamente dopo il capitolo su Civitate può essere attribuito ad un'esigenza espositiva riguardante l'importanza dell'argomento trattato, e non solo. Se il Malaterra avesse scelto di parlare prima delle traversie del Guiscardo e delle sue 'malefatte' e successivamente della battaglia di Civitate tra Papato e Normanni, sarebbe stato costretto ad inserire anche il suo nome come attore coprotagonista dell'intera vicenda di un papa umiliato e imprigionato. Il resoconto di Guglielmo di Puglia, purtroppo, non è di valido aiuto per stabilire se Roberto fosse già a San Marco quando partecipò alla battaglia contro Leone IX, in quanto il cronista non fa alcun riferimento ai luoghi abitati dal condottiero normanno, ma gli attribuisce, successivamente allo scontro con il papa, tutte quelle azioni violente grazie alle quali avrebbe sottomesso Val di Crati. In appendice a queste generiche imprese di terrore Guglielmo di Puglia colloca l'episodio dell'occupazione di una comunità presidiata da monaci bizantini, con l'inganno del famoso finto funerale. Poiché lo storico definisce l'occupazione, senza conseguenze per i monaci, il primo presidio del Guiscardo, nasce il dubbio che possa trattarsi proprio di San Marco e della presenza di una comunità basiliana. In ogni caso, anche la cronaca di Guglielmo di Puglia, confermerebbe che la venuta del Guiscardo sarebbe posteriore al 1053. C'è un'altra testimonianza storica riguardante i Normanni e le azioni del Guiscardo ed è quella di Amato di Montecassino, a noi giunta attraverso una traduzione in antico francese. In essa, in un periodo imprecisato, ma quando era ancora in vita Drogone, il Guiscardo venne mandato da questi in Calabria, in un luogo posto su una roccaforte naturale che il cronista chiama San Martino, da dove avrebbe compiuto tutte quelle azioni di sopraffazione, incluso il rapimento del signore di Bisignano. Quella di Amato sarebbe, dunque, l'unica testimonianza di un arrivo del Guiscardo prima del 1053. E anche l'unica a conferma del matrimonio con Alberada su proposta del nipote di lei, Gerardo di Buonalbergo, sodale ed estimatore dell'astuzia di Roberto. Alberada portò in dote al Guiscardo duecento cavalieri, che potrebbero formare quella "Calabra Gente assegnata agli ordini del Guiscardo nel resoconto della battaglia di Civitate di Guglielmo di Puglia, e che nel momento dell'attacco alle truppe pontificie si rivelano a lui da tempo fedeli ("Calabrisque sequentibus illum, quos conducendi fuerat sibi tradita cura"). Concludendo. Appare ben difficile che il Guiscardo si sia stabilito a San Marco dopo la battaglia di Civitate. Se il racconto del Malaterra è veritiero sulle cause del suo spostamento da Scribla dove imperversava la malaria, dovremmo pensare che i Calabresi impegnati nel combattimento erano pochi cavalieri e sessanta Sclavi che successivamente si sarebbero trasferiti 'febbricitanti' a San Marco? E questi eroi, dopo aver vittoriosamente combattuto, costretto il papa alla resa e averlo tenuto per circa nove mesi prigioniero, sarebbero tornati a Scribla per poi trovarsi a San Marco senza cibo? Le circostanze contrastano palesemente con lo sviluppo cronologico dei fatti narrati in Malaterra, mentre in Guglielmo, non essendo specificato il luogo in cui Roberto avrebbe posto il primo presidio, non abbiamo argomento su cui discutere. A questo punto è legittimo affermare che Roberto giunse a San Marco prima del 1053 e dopo l'uccisione di Drogone avvenuta nel 1051. San Marco Argentano, 23 marzo 2025 Paolo Chiaselotti |
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