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Quando l'imperatore Carlo V venne a San Marco ....


Robert Péril, 1530. Particolare della Cavalcata di Carlo V e Clemente VII dopo l'incoronazione del sovrano a capo del Sacro Romano Impero. Xilografia. Anversa, Musée Plantin-Moretus. Tratto da Wikipedia

era il 10 novembre 1535. Almeno questo è quanto ho appreso dalla relazione "Il viaggio cerimoniale di Carlo V dopo Tunisi" della prof.ssa Maria Antonietta Visceglia, in occasione del Congresso Internazionale "Carlo V e il fallimento dell'Umanesimo politico in Europa"1
Ho voluto trascrivere puntualmente il riferimento bibliografico e l'ambito della comunicazione della prof.ssa Visceglia, perché è la prima volta che mi è capitato di trovare un personaggio di tale rilevanza storica in visita a San Marco.
Non vorrei sbagliarmi, ma se non ricordo male il compianto prof. Antonio Di Cianni mi disse che il titolo di città di cui San Marco poteva fregiarsi era stato conferito proprio da Carlo V, ma non mi parlò della venuta in loco dell'imperatore in persona.
Oggi, venire a sapere che colui che era stato arciduca d'Austria, re di Spagna (Castiglia ed Aragona), principe sovrano dei Paesi Bassi in qualità di duca di Borgogna, re di Napoli e di Sicilia e soprattutto Sacro Romano Imperatore, avesse percorso le strade di San Marco, avesse sostato presso questo o quel palazzo, fosse entrato in un convento, si fosse incontrato con una di quelle famiglie di cui ho esaltato origini e trascorsi, mi lascia senza parole.
Possibile, mi chiedo, che nessuno ne sapesse nulla o, sapendolo, non ne abbia mai fatto parola? Diamine, abbiamo esaltato, io per primo, la figura di un grassatore da strada, quale si presentò nella nostra storia quel demonio d'un Guiscardo, e abbiamo taciuto della venuta di un imperatore che comandava su una fetta dell'intero globo così estesa da potergli far dire che sulle sue terre non tramontava mai il sole! E noi, aggiungo io, fummo così fortunati da poterci vantare ancora oggi del privilegio di essere eletti al rango di sudditi di una città fidelissima.
Essermi occupato delle briciole e delle frivolezze della storia, ignorando che il Sacro Imperatore Germanico fosse entrato a San Marco, è imperdonabile.
Consentitemi, allora di fare alcune riflessioni sul suo arrivo a San Marco, cominciando dal percorso che un corteo, ritengo abbastanza numeroso, di cavalieri al seguito del sovrano e del principe Sanseverino, dovette affrontare provenendo da Bisignano. Intanto è da escludere che il viaggio dell'imperatore non prevedesse una volontaria visita a San Marco, ma che si potesse trattare di un semplice attraversamento del suo territorio per due motivi: il privilegio concesso di città fedelissima e il fatto che la tappa successiva era il castello di San Mauro in territorio di Vaccarizzo, raggiungibile per tutt'altra via da Bisignano.
Assodato, dunque, che si trattò di una visita voluta e programmata, mi sono chiesto da che parte possa essere entrato il consistente corteo di cavalieri.
Dai documenti che abbiamo, l'unico accesso indicato con la denominazione di Porta corrispondeva alla cosiddetta Portavecchia o Porta Santo Marco, citata nella Platea delle Clarisse2, che faceva parte delle mura3 a ridosso del quartiere detto il Casalicchio. L'arco residuo di questa porta, posto tra la casa Cristofaro, oggi hotel Don Carlo, e la casa di un tal Carnevale4, fu abbattuto nel 1862.
Per entrare da quella porta bisognava necessariamente provenire da una strada a valle o da quella monte del convento dei frati minori francescani. Qualunque fosse stato il percorso per superare le colline che separano il nostro territorio da quello di Bisignano è indubbio che il corteo il 10 ottobre del 1535 oltrepassò le mura sotto la torre, e si diresse verso il Duomo, dove, come era accaduto in altre città, l'imperatore sarebbe stato ricevuto dal Vescovo, all'epoca Coriolano Martirano, e dal Capitolo della cattedrale.
Una simile ipotesi, però, presuppone che il Principe Sanseverino, o lo stesso imperatore, avessero in animo questo incontro, per motivi che ignoriamo, ma tuttavia intuibili considerando lo scopo del viaggio dell'imperatore attraverso la Sicilia e la Calabria. Poiché la tappa successiva del viaggio, documentata, fu il castello di San Mauro in territorio di Vaccarizzo, è da escludere la possibilità che San Marco o il suo territorio rientrasse in un percorso obbligato per raggiungere il predetto castello.
Dalle Treccani on-line apprendo che il vescovo Coriolano Martirano era stato nominato vescovo di San Marco dal pontefice Clemente VII fin dal 1530, lo stesso anno dell'incoronazione ad imperatore di Carlo V, ma la consacrazione su richiesta dello stesso presule fu rinviata più volte, anche dopo la morte di Clemente VII, tanto che ancora nell'aprile del 1535 Coriolano Martirano invocava un ulteriore rinvio di quattro mesi. Pur non avendo trovato la data esatta della sua consacrazione, ma solo un vago riferimento alla fine dell'anno 1535, debbo supporre che per l'occasione di una visita così importante, la consacrazione da parte del nuovo papa Paolo III alla data del 10 ottobre dovesse essere già avvenuta. Difficilmente, ritengo, il principe Sanseverino avrebbe proposto all'imperatore una visita ad un vescovo che da cinque anni rinviava la propria consacrazione. Un tale atteggiamento, infatti, lasciava molti dubbi sull'autorità e sulla rappresentanza apostolica di un presule che ancora non aveva ricevuto l'investitura.
Il fatto, però, che di questo incontro non se ne sia conservata memoria, mi induce a ritenere che l'incontro non avvenne o, se avvenne, fu volutamente taciuto.
Un'altra ipotesi sui motivi che indussero l'imperatore a visitare San Marco e a concederle il famoso privilegio potrebbe essere la partecipazione di due sammarchesi di rango alla conquista di Tunisi5, avvenuta alcuni mesi prima e che fu l'occasione del rientro via terra dell'imperatore e del suo esercito, attraverso Sicilia, Calabria e Campania. I due sammarchesi rispondevano ai nomi di Giovanni Maria e di Ferdinando Gonzaga. Del secondo ne ignoravo l'esistenza, ma del primo so che era figlio di Minicuccio e di Sveva Frassia, che aveva sposato Petruccia Santacroce ed era barone di Santo Stefano e Prato6. Non è escluso, in tal caso, che Carlo V abbia voluto accondiscendere ad un invito rivoltogli da suoi fedeli compagni d'arme, visitando le terre in cui il ramo dei Gonzaga di Novellara si era da tempo insediato, grazie ai buoni rapporti con la famiglia Sanseverino. L'ospitalità che i Gonzaga di San Marco potevano offrire al sovrano e al suo seguito poteva contare su alcune proprie dimore urbane e rurali o di famiglie, come Valentone, Frassia e Santacroce, con essi imparentati.
Il seguito della storia, a quel che leggo su Internet, fu l'ospitalità del principe Pietro Antonio Sanseverino in un edificio in legname innalzato in tutta fretta per accogliere l'imperatore con i suoi nobili accompagnatori all'interno della masseria fortificata di San Mauro, in territorio di Vaccarizzo e, durante una sosta nel convento di San Francesco d'Assisi di Padula, anch'esso della famiglia Sanseverino, la preparazione di una gigantesca frittata di mille uova per sfamare gli illustri ospiti.
Non sempre c'è bisogno dell'ironia dell'antistorico. A volte è la storia a farla da sé.


S.Marco Argentano, 28 settembre 2024

Paolo Chiaselotti


1 Madrid, dal 3 al 6 luglio 2000, pubblicata dalla Sociedad Estatal para la Conmemoración de los Centenarios de Felipe II y Carlos V, nel 2001, Vol.II, p. 133 - 172
   (in rete all'indirizzo http://hdl.handle.net/10486/1189)
2 "incipit a Janua Civitatis dicta la Porta di Santo Marco usq[ue] ad Monasteriu[m] Reformator[um] Sancti Francisci"
3 "loco dicto la Portavechia seu di S.Marco iux[t]a menia eiusdem Civitatis"
4 di fronte all'hotel una scritta "Sindacus La Regina restauravit" testimonia l'ubicazione
5 Salvatore Cristofaro, Cronistoria della città di San Marco, Cosenza, Tip. Giornale di Calabria, 1932, p.151
6 vedi genealogia dei Gonzaga di San Marco


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