L'ANTISTORIA
LE PERIPEZIE DEI MARTIRI ... ARGENTANESI
Pochi conoscono la storia dei nostri Martiri Argentanesi, Dominata e
i suoi figli Senatore, Viatore e Cassiodoro. La versione 'locale' vuole
che vissero nel I secolo dopo Cristo, che si convertirono al Cristianesimo,
che furono battezzati dall'evangelista Marco di passaggio nella nostra città
e che, a seguito di ciò, furono decapitati in una località che
potremmo identificare con l'attuale contrada Troncone.
La storia, molto povera di particolari, si arricchisce, invece, nella versione
originale greca di eventi tali da renderla appassionante come un romanzo di
avventure.
I nomi sono gli stessi, solo che i luoghi e i fatti cambiano parecchio.
Dominata e il marito, che era un alto ufficiale del re di Sardegna, vivevano
in quell'isola con i figli. Alla morte del marito, madre e figli si imbarcano
per tornare a Roma, ma una tempesta fa naufragare la loro barca sulle coste
della Palestina, a Cesarea. Là i figli si convertono al cristianesimo e
sono battezzati dal vescovo Eusebio (a quell'epoca non era nato).
Scoppia una guerra tra Cesarea e Cartagine, che era sotto il dominio di Roma,
e Senatore, a capo dell'esercito, espugna Cartagine dopo un assedio durato sette
anni. La città intera si converte al cristianesimo.
L'imperatore Antonino (l'unico possibile è Antonino Pio, che all'epoca
non era ancora nato), da Roma, ordina che Senatore sia arrestato assieme
alla famiglia e ai suoi servi e siano tutti gettati a mare. A Cassiodoro, che aveva
osato replicare, viene mozzata la lingua.
Mentre vengono portati in alto mare per essere annegati, si scatena una tempesta.
Colui che era incaricato dell'esecuzione capitale, il figlio del prefetto della
città, terrorizzato promette di convertirsi, purché il loro Dio
gli salvi la vita. Quindi fa sbarcare tutti i cristiani a Lipari.
Da qui essi si dirigono sulle coste della Calabria, ma il figlio del prefetto
li denuncia al duca di Calabria, che li fa arrestare e decapitare sullo stesso
suolo in cui erano sbarcati.
Il giorno dopo, presso le terme che si trovavano in quella località,
vengono strangolate altre quaranta persone al seguito che avevano ricevuto
il battesimo.
L'unico che riesce a scampare alla morte è il servo Fiorenzo, che va
a Taormina e racconta al vescovo Alessandro la fine dei cristiani. Alessandro
trova i corpi dei quaranta Cartaginesi uccisi, fa erigere un piccolo tempio
sul luogo del martirio, quindi trasporta i cadaveri nella sua città.
Tra questi, però, non ci sono quelli di Senatore, Dominata, Viatore e
Cassiodoro, perché un prete del luogo, Epifanio, li aveva nascosti.
Dopo quindici anni, cessate le persecuzioni, furono deposti nel tempio eretto da
Alessandro presso le terme.
Fiorenzo rimane dodici anni in Calabria, quindi torna a Roma, si fa monaco
e scrive la storia che vi ho raccontato.
Quando, come e perché questa storia fu semplificata e trasformata in quella
che noi conosciamo con gli stessi nomi dei protagonisti divenuti Martiri Argentanesi?
L'argomento è lungo, complesso e controverso. Su di esso fior di studiosi si
sono espressi con opinioni e motivazioni diverse. Non sono in grado metterle a
confronto essendo materia di specialisti, tuttavia posso dire, per averlo appreso
dai testi consultati, che la semplificazione storica ha avuto inizio vari secoli
dopo l'originale stesura greca, ed essendo anch'essa una storia di una storia antecedente
ha avuto ulteriori riduzioni, revisioni e interpretazioni.
San Marco Argentano, 3 agosto 2024
Paolo Chiaselotti
Alcuni testi per approfondire l'argomento:
- Padre Francesco Russo, I santi Martiri Argentanesi, Tipografia 'San Nilo', Grottaferrata, 1952
- Filippo Burgarella, A proposito della Passione di San Senatore e compagni, in 'Rivista di Studi
Bizantini e Neoellenici'n.s.36, (1999)
- Benedetto Clausi, 'Recentiora non Deteriora', ancora sui cosiddetti Martiri Argentanesi, Bibliotheca
Montisfani n31, 'HAGIOLOGICA, Studi per Réginald Grégoire', Tomo II, Fabriano,
Monastero San Silvestro Abate, 2012
- Cristina Torre, San Senatore e compagni tra agiografia e innografia, in Rivista di Studi Bizantini
e Neoellenici, n.s. 55 (2018), pp. 43-58
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