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I MARTIRI DI ARGENTANUM Contrada Troncone a valle del paese
Lo storico locale Giovanni Selvaggi, vissuto nell'Ottocento, in un suo manoscritto, affermava che dalla lettura di "sculti manomessi caratteri"
di un'epigrafe romana, ritrovata in località "Cascina Casello" in territorio di San Marco Argentano, aveva ricavato il seguente testo:
La notizia è riportata da padre Francesco Russo nella sua Storia e Critica dei "Santi Martiri Argentanesi Senatore, Viatore Cassiodoro, Dominata " (edizione 1952, Scuola Tipografica Italo-Orientale 'S. Nilo, Grottaferrata, pag.22) e rappresenta la prova maggiore a sostegno dell'origine di San Marco dall'antico Argentanum, che Tito Livio cita nell'opera "Ab Urbe Condita". L'indagine di padre Russo sull'esistenza, sul martirio e sul culto dei Santi Martiri Argentanesi era stata commissionata dal vescovo della diocesi di San Marco Argentano - Bisignano (1945-1953), mons. Michele Rateni, al fine di un'approvazione ufficiale del culto dei Martiri Argentanesi da parte dell'autorità ecclesiastica. L''esistenza di un'antica Argentanum era il presupposto necessario alla presenza in loco di quattro martiri cristiani e, di conseguenza, del loro riconoscimento ufficiale. A padre Russo era stato affidato il difficile compito di stabilire che una madre, Dominata, e i suoi tre figli, Cassiodoro, Senatore e Viatore, avevano subito il martirio nella romana Argentanum, poi divenuta San Marco. In parole povere se San Marco non era un'antica città romana (o un qualsiasi luogo in cui cui si professava un culto idolatrico) sarebbe venuto meno il presupposto del martirio. Io, però, intendo occuparmi soltanto della supposta origine 'romana' e, quindi pagana, di San Marco, cioè della sua corrispondenza con l'Argentanum di Tito Livio, non volendo entrare nel merito di questioni che attengono alla tradizione di fede più che alla storia. Il martirio dei quattro cristiani, attribuito alla decisione di un prefetto o secondo alcuni di un preside, avvenne nella prima metà del II secolo, probabilmente al tempo degli Antonini (op.cit. Conclusioni § 3) a seguito della predicazione iniziata dal maggiore dei tre figli di Dominata, Senatore, tra i cittadini di Argentano. A denunciarlo all'autorità, preside o prefetto, furono i sacerdoti pagani. Da questi dati si ricava che non si trattava di un villaggio ma di una città di una certa importanza sotto il profilo amministrativo. La prova principale la offre l'epigrafe sopra riportata con riferimento a quell'ordo populusque Argentanus, corrispondenti all'ordine dei decurioni e al popolo, propri di una urbs, civitas, municipio o città presidiata che fosse. Padre Francesco Russo, per provare l'esistenza di un'antica città a valle dell'attuale San Marco, si affida principalmente all'epigrafe citata da Giovanni Selvaggi e le attribuisce il valore di "una splendida conferma". Purtroppo si scoprirà che quell'epigrafe si riferiva a tutt'altro reperto archeologico e precisamente alla base di una statua ritrovata a Salerno. Pertanto il testo non conteneva affatto la scritta populus argentanus, inesistente, ma populus salernitanus. Il professore Antonio Guaglianone, docente universitario di lingua e letteratura latina all'università di Napoli, fece rilevare la falsa attribuzione in un suo articolo ancora reperibile in rete (vedi estratto in fondo pagina). Insomma, quella che sarebbe dovuta essere la prova inoppugnabile, si rivelò un falso storico. Una colossale bufala come diremmo oggi. Ci sarebbe anche una tradizione orale, a detta di padre Russo, in una forma, tuttavia, talmente vaga che non solo non garantisce la presenza di Argentanum, ma mette fortemente in dubbio la conversione e il martirio dei santi che da quella città avrebbero preso il nome. Dice padre Francesco Russo "lo spostamento dell'abitato di Argentanum dal basso verso l'alto, cioè dalle rive del Fullone verso la zona superiore, detta monte Magno, attestata (?) da Domenico Martire, trova piena corrispondenza nella tradizione locale. A San Marco infatti anche un profano addita nei pressi della superstite chiesa dei Santi Martiri, detta 'Luogo Santo', sottostante all'attuale abitato, il sito della primitiva città. "Penso che un 'profano' possa ripetere cose che ha sentito dire da altri, ma avrei qualche dubbio sul fatto che chiunque sappia indicare dove si trovasse la primitiva città chiamata Argentano. Non conosco nessuno che abbia saputo spiegarlo, neppure tra coloro che si occupano di storia o di archeologia. De resto è lo stesso padre Francesco Russo a dimostrare di ignorarlo, quando afferma che il sito della primitiva città di Argentano si trovava nei pressi della superstite chiesa dei Santi Martiri, quasi si trattasse di una contrada e non di una città con un populus, un ordo, un preside o un prefetto, e tanti cittadini che il nostro Senatore cercava di convertire al Cristianesimo. È chiaro, dunque, che l'esistenza di Argentanum non nasce dall'orgoglio di attribuirsi un'antica origine, ma per accreditare la conversione del suo popolo al cristianesimo. Forse sarebbe il caso di chiedere a quel 'profano', a cui ricorre padre Russo, l'origine del nome San Marco, per sentire cosa risponderebbe. Credo che ci direbbe senz'altro: per il passaggio dell'evangelista Marco. L'aspetto sconcertante di questa rincorsa ad un'origine prestigiosa ce la dà di nuovo padre Russo, quando smentisce senza mezzi termini queste peregrinazioni apostoliche, dicendo che "è notorio che molte Chiese cercano sempre di rifarsi un'origine apostolica, per accrescerne l'importanza e la gloria". Ho riflettuto su questa sua affermazione e soprattutto sul fatto che togliendo l'aggettivo apostolica la frase rimane sempre di senso compiuto. San Marco Argentano, 11 agosto 2023 Paolo Chiaselotti Qui sotto tre prove documentali inconfutabili: 1) un pezzo dell'articolo del prof. Antonio Guaglianone tratto dall'archivio sito www.sanmarcoargentano-polis.it 2) una copia della trascrizione conservata nell'Archivio della Biblioteca Vaticana (Cod. Vatic. 9144, f. 113r con le iscrizioni CIL 517, 519, 633) 3) la pagina web con la catalogazione epigrafica curata dall'equipe dell'Università di Napoli. |
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