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L'ANTISTORIA

MARCO BOEMONDO - IL NOME


Canosa. Mausoleo di Boemondo (stampa) di Desprez Louis Jean, Berthault Pierre Gabriel 
		(secc. XVIII/ XIX) Condizioni d'uso: Beni Culturali Standard (BCS)
Devo scusarmi con coloro che, giustamente, mi hanno chiesto perché non ho scritto una parola sul primogenito del Guiscardo, Marco Boemondo, nato a San Marco Argentano.
Tante pagine sul padre, sia pure riguardanti argomenti insignificanti da un punto di vista storico, e su Marco Boemondo, il nostro Marco Boemondo, niente!
Il motivo principale è che mentre con il padre ho sempre avuto una certa confidenza fin da quando ero ragazzo, quando andavo a giocare sotto la sua torre, del figlio, che si diceva fosse nato sotto il vescovado, sapevo poco o niente. Fino a quando non ne sentii il nome, pronunciato con voce tonante, da un amico che del Guiscardo sapeva vita, morte e miracoli.
Dico la verità, a me quel Boemondo faceva un po' ridere, e pensavo che volesse dire bue o qualcosa di simile, fin quando qualcuno mi spiegò che era stato chiamato così dal padre perchè fin dalla nascita era enorme.
Divenuto adulto, io, non Boemondo, mi convinsi che si trattava di una 'minchiata', come definiva le cose che non gli garbavano il mio amico, e che quel secondo nome era l'equivalente del nostro Belmonte.
Da buon sammarchese avevo anche trovato l'origine di questo strano nome, ovvero che Roberto lo avesse chiamato Boemondo a ricordo della 'gran silica',chiamata la 'Mazza del vescovo', dove Marco Boemondo era nato. Fatto sta che si trattava di una 'bella montagna', e i Normanni provenenienti dalla Francia, non era difficile che la chiamassero Beaumont, cioè Belmonte.
Sfortunatamente tenni per me la 'minchiata', anche in considerazione che, non ricordo chi, mi aveva detto che il nome derivava da una località della Francia, Beaumont, da cui alcune famiglie avevano tratto il loro nome, come la famiglia dello stesso Guiscardo originaria di Hauteville-le-Guichard.
Dico sfortunatamente, perchè avrei smentito quel calunniatore di Orderico Vitale, che lo vuole frutto di una barzelletta ascoltata dal padre durante una bevuta tra amici!
Erano anni di spensieratezza, i miei, non quelli del Guiscardo, e avevo altro a cui pensare, ma oggi diventato vecchio e inutile, non avendo altro da fare che attendere il trapasso, mi diletto ad andarmi a trovare curiosità e minuzie pubblicate in rete.
Da buon antistorico sono andato a cercare che cosa ne dicessero in proposito due enciclopedie, l'una di antica e nobile origine, la Treccani (a me cara anche per il nome) e l'altra, più terra terra, Wikipedia. Quest'ultima, giudicata ora fonte di 'minchiate' ora fonte di verità assolute, alla voce Boemondo dice: " Fu battezzato con il nome di Marco in onore del santo patrono di San Marco Argentano, ma venne scherzosamente 'ribattezzato' dal padre Boemondo, come il mitico gigantesco mostro biblico Behemoth, a causa della sua notevole statura sin da bambino". Wikipedia, dopo un'iniziale assenza di attribuzione del luogo natale, collocò la sua nascita a San Marco Argentano in forma dubitativa, fino a confermarla definitivamente nelle versioni successive integrata con l'informazione sull'origine del nome Marco.
La Treccani, invece, nelle biografie on-line, non fa alcun cenno al luogo di nascita limitandosi a collocare l'anno di nascita tra il 1051 e il 1058: nulla su San Marco, nulla sul primo nome Marco, nulla sull'origine del nome Boemondo.
Dopo un primo attimo di sconforto, ho letto un richiamo ad altre pubblicazioni, tra cui una del 1930 in cui l'Enciclopedia Italiana pubblicò la biografia di Boemondo, scritta dallo storico torinese Francesco Cognasso, il quale scrisse che il nostro eroe "ebbe al battesimo il nome di Marco. Fu soprannominato Boemondo dal padre, in ricordo, pare, di un certo leggendario gigante".

Cercando altre interpretazioni sull'origine del nome Boemondo ho trovato che esso deriverebbe "dalle radici bojen (Boi) e munda (difesa, protezione) con significato di protettore dei Boi." (Salvatore Carmelo Trovato, "Studi linguistici in memoria di Giovanni Tropea" pagina 214, Edizioni dell'Orso, 2009) da Wikipedia, ove risulta "nome "importato in Italia dai Normanni".
Bòja d'un mônnd lèder!, mi verrebbe da dire. A questo punto, mi sono detto, mi conviene andarmi a leggere che cosa dice esattamente Orderico Vitale nella sua "Historia ecclesiastica" (il testo latino da me consultato è contenuto in un Corso Completo di Patrologia edito in Francia nel 1855 digitalizzato da Google).
Ebbene, con mia somma meraviglia, ho 'scoperto' che Orderico Vitale parla dell'attribuzione del nome Buamundo non nel contesto della nascita, ma quando Marco aveva circa cinquant'anni e in un modo che solleva seri dubbi sulla sua 'grandezza' morale! (ma di questo mi riservo di parlarne in una prossima puntata). Voglio, invece, soffermarmi brevemente sulla frase utilizzata da Orderico Vitale riguardante il battesimo di Marco:

"Marcus quippe in baptismate nominatus est; sed a patre suo, audita in convivio
joculari fabula de Buamundo gigante, puero jocunde impositum est."

la quale tradotta in italiano significa: al battesimo, in verità, fu chiamato Marco, ma suo padre, avendo sentito ad una festa la favola del gigante Buamondo, diede scherzosamente al pargolo quel nome.

Uno scherzo, giusto per ridere, questo fu il motivo per cui Roberto il Guiscardo chiamò il suo primo erede Boemondo. Nessuna origine biblica, nessun toponimo, ma solo il ricordo di un gigante protagonista di una favola raccontata in un giocoso convivio. Roba da restarci di stucco. Immaginate oggi che un padre di fronte a sette chili di figlio lo chiamasse Polifemo, o per restare in loco Spicasazizze, Maruggiu o Spalamandrunu!

Mi fermo qui, rendendomi conto che anche le 'minchiate' hanno fatto storia.
Alla prossima puntata.


San Marco Argentano, 16 aprile 2023

Paolo Chiaselotti

Nota: Quell'ablativo joculari dovrebbe riferirsi a fabula piuttosto che a convivio per cui si tratterebbe di una storiella sentita in un convivio, piuttosto che una favola sentita ad un allegro convito. Pertanto l'avverbio jocunde sarebbe conseguenza diretta della favola e non del tasso alcolemico del convivio, come a me è piaciuto interpretare. Gradirei molto un aiuto.


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