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UN VIAGGIATORE DEL CINQUECENTO: LEANDRO ALBERTI.
Leandro Alberti fu uno storico bolognese vissuto tra gli ultimi decenni del '400 e la prima metà del Cinquecento.
L'opera che ha attirato la mia attenzione è quella riportata nell'immagine d'introduzione, ovvero una descrizione
dei luoghi da lui visitati e in particolare la Calabria.
Di San Marco dice pochissimo, solo che apparteneva al principe Sanseverino e che il suo territorio era ricco di uva e di altri ottimi frutti. Questa la sua citazione originale: ... Ritornando verso la Via sopranominata, seguitando però il viaggio de i monti, tre miglia, appare la Città di.S.Marco fottoposta al Principe di Bissignano. Il cui territorio produce buone uve e faporiti frutti. Tutto qui. Tuttavia i percorsi, le descrizioni dei luoghi e la spiegazione della loro storia sono estremamente interessanti. La sua entrata in Calabria è preceduta da considerazioni storiche riguardanti i popoli che l'abitarono e i confini con la Lucania. Essendo il mio obiettivo quello di tracciare i percorsi stradali fatti dall'Alberti nella sua visita in Calabria, tralascio di riferire quanto egli riporta in premessa e sugli aspetti storici dei luoghi attraversati. Egli parte da Scalea (Scaglia Castello) e segue tutta la costa tirrenica fino a Reggio. Lo fa realmente, in quanto afferma di trovarsi in Calabria nel 1526, e lo riafferma nella sua visita a Cosenza. Avendo come scopo non solo quello di far i conoscere i luoghi, ma anche la storia dei popoli che li abitarono, Leandro Alberti non nasconde le difficoltà che incontra nell'attribuire ai Bruttii e alla Magna Grecia i luoghi visitati. L'argomento che ci riguarda più da vicino e dal quale, spero, si possano trarre utili riferimenti per avvalorare la recente intuizione dell'amico Enrico Tassone di una strada Malvitana, inizia dal confine con la Lucania. L'autore parte da Laino Castello attraversando le città che si trovano sulla mano destra della strada da Salerno a Cosenza. Di altre, da me non riportate, fornisce, comunque, ampie informazioni (Castello Rotonda, MuroMagno, Campo Tenese ecc.), ma non saprei dire se le abbia visitate o solo viste. Egli attraversa certamente Morano, Castro Villare, Castello Sarracina, Altomonte Castello, Malvetto Castello, S.Agatha Castello. Dopo una breve affacciata sul Tirreno, ripercorre la strada e quindi cita la Città di San Marco, nel modo sopra descritto e Rugiano Castello. Da qui, dopo quattro miglia sopra i monti arriva a Turrano Castello e poi a Castello Reggina, per raggiungere dopo tre miglia sopra il monte la Città di Montealto. Il suo viaggio procede ancora, sempre a monte, attraversando 'la contrada' Renda della diocesi di Cosenza, fino a giungere a quest'ultima città. Anche in questo percorso non è chiaro se il viaggiatore sia passato per San Marco, che egli cita prima della deviazione verso la collina di Roggiano. Tale deviazione deve essere avvenuta quando l'Alberti si trovava nei pressi di Malvito-Sant'Agata e non certamente a San Marco. Tuttavia, egli afferma chiaramente che il percorso da Roggiano a Torano si svolge a monte, per cui debbo supporre che abbia necessariamente attraversato il territorio di San Marco. Non avendo la minima conoscenza delle strade e degli attraversamenti fluviali, se non quelli riportati in un documento d'archivio della seconda metà dell'Ottocento, sarei estremamente curioso di sapere come e dove all'epoca San Marco entrasse nel percorso viario di cui parla l'Alberti. In altra parte del libro lo scrittore parla dei vari paesi sopra e intorno a Cosenza e poi del percorso compiuto per andare da questa città a Corigliano, attraversando Rose e Bisignano. Esalta la particolare estensione e bellezza della valle del Crati, parla dei vari affluenti che vi si immettono, ma non fa mai cenno di strade a valle. Anche in questo caso il tragitto che egli compie è solo ed esclusivamente a monte. Al di là delle considerazioni finora fatte, a chi ne avesse voglia e curiosità, consiglio di leggere il testo originale del viaggiatore bolognese, perchè vi troverà interessanti considerazioni sulla storia della Calabria e anche su alcune usanze che lo colpirono particolarmente per l'arretratezza e la povertà. Essendo riportate nel corso del viaggio tra Roggiano e Montalto, non saprei dire se esse siano riferimenti generici alla Calabria di allora o, piuttosto, aspetti di vita specifici di quelle zone. Ne avrei potuto trarre una pagina dell'Antistoria 1, ma vi confesso che non mi va di contribuire a quell'immagine negativa della Calabria che i vari viaggiatori e la storiografia in generale hanno diffuso nel corso dei secoli. Ad ogni modo questo è il libro, reperibile in rete in formato PDF, dove potrete trovare quanto ho scritto: Descrittione di tutta Italia, nella quale si contiene il sito di essa, l'origine et le Signorie delle Città et delle Castella, Bologna, 1550. San Marco Argentano, 11.10. 2023 Paolo Chiaselotti 1 In una pagina dell'antistoria intitolata il Culo della Torre chiedevo se ci fossero testimonianze sul modo in cui potessero liberarsi dei propri residui corporali i rudi guerrieri normanni. Nessuno mi ha mai dato una risposta. A distanza di quattro secoli circa ecco che un bolognese mi spiega come i Calabresi provvedessero a ... e come si appartassero. Boia d'un mond ledar!! |
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