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INFAME LADRO ... MA SIGNORE
Un tempo chi era un signore, ovvero un galantuomo a cui si attribuiva rispettosamente il don, poteva
essere un malandrino, un ladro singolo o associato ad una banda di ladri, ma sempre signore restava!
Eh sì, perché signori si nasceva e si moriva e, rubando la battuta al famoso comico
Totò, don Domenico Silves di Fagnano se non lo "nacque", certamente lo "
morì ".
Era il primo dicembre del 1795 a Fagnano quando Domenico Silves vide la luce e il giorno successivo 'rinacque' nel battesimo in Cristo impartito dal parroco della chiesa di Santa Maria Immacolata, don Saverio Iacovini, alla presenza della madre spirituale Magnifica donna Eleonora Scarfogli. L'atto di battesimo di Domenico Silves lo andò a ripescare dal liber renatorum l'arcipresbitero don Giuseppe Fiore quando il signor Domenico Silves, possidente, all'età di quarantasei anni decise di sposarsi. Don Giuseppe Fiore lo appella "mio figliano", forse per dire parrocchiano (trovo, però, su https://it.cultura.linguistica.italiano.narkive.com che il significato è molto dibattuto). L'atto di battesimo, tranne che per la madrina, non riporta alcun titolo onorifico riferibile al nato e ai suoi genitori. Se per la Chiesa il Signore era solo Dio, per i francesi, che avevano rovesciato il governo dei Borbone, l'applicazione dei principi egualitari aveva introdotto l'appellativo di signore per tutti i cittadini del Regno di Napoli, facendolo prestampare su ogni atto o modulo che doveva essere compilato. Domenico Maria Silves non lo nacque, quindi, non perché non fosse uguale a tutti gli altri, ma soltanto perché era nato prima dell'arrivo dei francesi. Per chi, come me, si diletta a leggere gli atti dello stato civile, Domenico Silves assunse per la prima volta il titolo di "signore" quando si sposò, ma certamente per i cittadini di Fagnano lo era da tempo, in quanto possidente e figlio di possidenti. La roba (che ricorda molto chi ruba) non era prerogativa di tutti e nemmeno di molti, e chi la possedeva aveva diritto non solo al titolo di signore, ma anche a quello equivalente di 'don' introdotto dagli spagnoli. A quanto risulta dall'atto di morte, il rispetto per don Domenico Silves, indiscutibilmente signore, era atto dovuto, anche se la relazione del giudice istruttore e l'informativa delle guardie reali, descrivevano don Domenico Silves "un soggetto truce ed enormemente scaltro", che si era macchiato di delitti gravi sulle persone e sui loro beni, " per aver egli fatto parte della combriccola de' ladri che avevano commesso de' sequestri nel Circondario di S. Sosti". E come se non bastasse pare che Domenico Silves, nella stessa relazione appellato con il 'don', avesse già provato il carcere e, di conseguenza, era temuto dai fagnanesi. "Servo di pena espiata, e vari altri reati la voce pubblica gli addebitava, ma la sua scaltrezza in pria, e poscia un panico timore che avea saputo destare nell'animo de' suoi connaturali, lo aveano sottratto alle meritate pene. " La relazione delle regie guardie al Procuratore del Re sulle cause della morte del signor Domenico Silves si conclude in maniera irrituale (e irrispettosa qualunque fosse stata la colpa commessa dall'ucciso) tanto da far supporre che la sua morte fu un'esecuzione bell'e buona. Era il 10 dicembre 1856, in contrada Molino di Fagnano Castello. San Marco Argentano, 12 agosto 2024 Paolo Chiaselotti La relazione del giudice istruttore presenta alcuni lati oscuri ad iniziare dall'ordine con cui l'Intendente della Provincia chiedeva l'arresto di don Domenico Silves, accusato di partecipazione con altri individui di sequestri nel circondario di San Sosti. L'anno è il 1856, il giorno l'11 settembre. Dopo tre giorni i comandanti delle guardie reali e delle guardie urbane vengono incaricati di procedere all'arresto. Vi sono dei ritardi nell'eseguire l'ordine dell'Intendente, giustificati con le precauzioni da prendere per impedire la fuga o eventuali reazioni dell'accusato, ritenuto un individuo spietato e scaltro. L'Intendente, considerato il ritardo della forza pubblica, il tre novembre sollecita l'arresto. Il 10 dicembre due guardie regie e una guardia urbana di San Marco (Fagnano rientrava nel Mandamento di quest'ultimo Comune), durante una perlustrazione, sorprendono l'imputato nella periferia di Fagnano. Dall'atto di morte risulta che erano le ore 18 e quindi in piena notte. Domenico Silves ferisce con la pistola al volto una guardia regia, che inciampa e cade. Il ricercato estrae un coltello per uccidere il ferito, ma la guardia urbana di San Marco prontamente gli spara un colpo di fucile che lo uccide. I dubbi riguardano i reati di cui Domenico Silves era accusato. Non vi sono atti, tranne quelli inquisitori allegati al processo, che riferiscano della presenza di una banda armata dedita a sequestri di persona. Ho trovato sul sito https://www.eleaml.org la riproduzione di un giornale militare, scientifico, letterario " L'Araldo ", pubblicato in data 20 marzo 1850, in cui il nome del Silves compare isolato tra i briganti della provincia. Non è improbabile, invece, che in quella data egli fosse uno dei tanti insorti del 1848 che non si rassegnavano all'insuccesso del loro tentativo rivoluzionario. Il fatto che dopo aver ferito la guardia, abbia voluto infierire su di essa, invece di darsi alla fuga è poco convincente, dato che col favore dell'oscurità avrebbe potuto far perdere le proprie tracce. La relazione parla di timore reverenziale da parte degli abitanti che lo avrebbero aiutato a sottrarsi alla cattura. Si tratterebbe, piuttosto, di una complicità, che ove vi fosse stata avrebbe lasciato una qualche memoria orale nella storia di Fagnano, visto che sia Silves, che Porcella, cognome della moglie, che Tarsitano, cognome della madre, erano famiglie conosciute, le cui discendenze, dirette o collaterali, si sono prolungate fino ad anni recenti. Dell'uccisione del 'ladro' (nel giornale soprariportato, contenente il manifesto contro il brigantaggio del maresciallo marchese Nunziante, non viene mai usata questa definizione) non è rimasta traccia, tranne la medaglia di Ferdinando II alla guardia urbana Domenico Domanico di San Marco. |
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