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L'ANTISTORIA

IL MARE A SAN MARCO ARGENTANO



Veduta immaginaria della valle del Fullone con il fiume navigabile

Senz'altro i più anziani ricorderanno la bizzarra idea di portare il mare a San Marco Argentano che un sindaco, il barone Francesco Selvaggi, con tono serioso affermava che sarebbe stato possibile attuare scavando una galleria presso le terme Guardia Piemontese.
Nessuno, tuttavia, sospettava che si trattasse di un progetto risalente a diversi secoli prima, scoperto non da un 'semplice' barone ma addirittura da un re!
Io, che grazie all'età avanzata ho avuto modo di conoscere entrambe le persone, il barone Selvaggi di persona e l'altro personaggio, il re, attraverso letture che appassionano solo i vecchi, posso, grazie a loro due, parlare oggi di un Follone navigabile che ci avrebbe messo alla pari di Suez e di Panama.
Non ci crederete ma il progetto di un istmo dal Tirreno alla Ionio fu realmente redatto, ed esso potrebbe ancora esistere da qualche parte o, quanto meno, una sua copia conservata negli archivi del re di Francia, come attesta una testimonianza scritta di un secondo personaggio vissuto nel Settecento.

Chi fu l'ideatore di un tale progetto? Non lo sappiamo, ma certamente fu fatto redigere da qualche regnante delle due Sicilie anteriormente al 1494, quando, scoperto assieme ad altre carte geografiche, fu trasferito in Francia.
Chi fu lo scopritore e a chi si deve il suo trasferimento in Francia, in copia o in originale? Nientemeno che un re, che non aveva nulla da spartire con noi, almeno fino a quando non decise di scendere in Italia. Si chiamava Carlo VIII e, per motivi che sarebbe lungo e inopportuno spiegare in una pagina dell'Antistoria, giunse a Napoli per farsi incoronare, giusto il tempo di dire e fare alcune cosucce, per poi essere cacciato in malo modo dopo alcuni mesi.
Tra le 'cosucce' a quanto ho capito ci fu la scoperta di preziose e antiche carte geografiche e tra queste quella che prevedeva il canale Sammarco (la definizione è mia, ovviamente), ovvero un percorso navigabile che avrebbe utilizzato anche le acque del fiume Fullone.
Qualcuno, giustamente, si chiederà da dove io abbia appreso queste cose. Alcuni anni fa trovai su Internet qualcosa a riguardo, ma essendo prossimo a diventare un vecchio balordo ne persi ogni traccia. Recentemente, poichè noi vecchi, oltre che balordi siamo anche ciarlieri, ne parlai con un giovane, uno dei pochi che ancora amano leggere pittosto che scrivere, il quale mi disse che avrei trovato l'argomento alla voce 'Ferdinando Galiani', per me un perfetto sconosciuto. E così è stato.
Ora che ho fatto i nomi dei personaggi attraverso i quali potete reperire anche voi su Internet la storia del mare a San Marco, potete dilettarvi ad appurare se si tratta di una fandonia o in caso contrario, se ne avete tempo e voglia, andarvi a leggere un approfondito studio sulle carte geografiche riguardanti il meridione d'Italia.
Dopo che avrete soddisfatto questa piccola curiosità, in caso decideste di pubblicarla nei dettagli, ricordatevi di citare coloro che hanno il merito di avervi opportunamente indirizzato nelle vostre ricerche, i quali sono, in ordine di tempo: io, il barone Selvaggi e il re Carlo VIII.

Se lo ritenete opportuno potete anche aggiungere che l'argomento fa parte di una tesi di dottorato in Scienze Umane sostenuta presso l'Università degli studi di Catania dalla dott.ssa Laura Cilia dal titolo "Ferdinando Galiani e l'origine del dibattito geografico nel Settecento napoletano", tutor il Chiar.mo prof. Roberto Tufan, segnalata dal dott. Enrico Tassone. Ma non è necessario, considerando l'autorità in materia dei tre sopra citati signori.

San Marco Argentano, 7 novembre 2024

Paolo Chiaselotti


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