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LA DRITTA DI DON ORTANO. ![]() Busto di San Nicola in argento sec. XVIII - Museo Diocesano San Marco Argentano (per gentile concessione del direttore mons. Vincenzo Ferraro)
Saranno state le immagini delle autorità ecclesiastiche che in questi giorni di
lutto e di cerimonie hanno occupato la maggior parte dei canali TV per la morte di papa
Francesco o un banale raffreddore che da alcuni giorni rende i miei sonni agitati, fatto
sta che mi è apparso in sogno un anziano, vestito come un prete d'altri tempi,
che mi ha detto queste poche parole: «Sono don Ortano, cerca di
fare un lucifluo sermone».
Al risveglio ho pensato se quanto avevo sognato, al di là dell'influenza, televisiva o virale che fosse, avesse un significato. Essere non credenti non significa essere imbecilli, per cui ho riflettuto per prima cosa sulla parola lucifluo che non avevo mai udito. Non sapendomi dare una risposta, come capita a tutti coloro che si lamentano dell'intelligenza artificiale, che considerano una seria minaccia per l'umanità, sono andato a cercare su Internet se questa parola esistesse. "Forse cercavi Lucifero" è stata la premessa alle risposte alla mia ricerca, seguita, però, da voci corrispondenti a Lucia, ad un profilo lucifluo e ... ad un vocabolo latino 'lucifluus' con relativa declinazione. Quale migliore risposta ad un sogno in veste ecclesiastica: don Ortano, prete d'altri tempi, si era espresso, ovviamente, con un termine latino. E infatti ho scoperto che 'lucifluus' significava «fonte di luce». In un attimo mi sono anche spiegato il motivo del sogno. Da tempo stavo o per meglio dire sto meditando su un pubblico incontro riguardante gli argomenti che periodicamente tratto nella rubrica l'Antistoria, con l'obbiettivo di discutere alcune questioni controverse della nostra storia. Tuttavia quel lucifluo sermone mi aveva colpito per il costrutto antiquato e per quella curiosità a cui vanno soggetti i curiosi e gli imbecilli mi sono detto: «Vediamo se esiste anche lucifluo sermone!» Poiché nelle mie ricerche in rete non mi fermo nelle ... taverne, ma vado direttamente nei luoghi più adatti, ovvero archivi e librerie, cerco sotto la voce 'libri' e, con mia grande sorpresa, sapete cosa mi compaiono sotto gli occhi? Un testo in latino di una collana Iapigia e sottostante il titolo di un libro sulla basilica di San Nicola. Bingo! ho detto, continuando a leggere il seguito che via via mi stava un po' deludendo: "non ingannano il Nitti . Lo scarno veridico verbale ...", finché non mi è apparso un niceforiano. L'aggettivo si riferiva a Niceforo, quel Niceforo della traslazione delle reliquie di San Nicola a Bari, quel San Nicola di cui avevo parlato nella puntata precedente dell'Antistoria, ma soprattutto quel Niceforo che mi avrebbe finalmente rivelato se Godoino era vescovo di Argentanae o di Orietanae Urbis, come io ero convinto che fosse. Doppio bingo, ho detto, solo che nessuno dei siti mi permetteva di estrarre il testo di quel Nitti pubblicato a suo tempo sulla rivista Iapigia, finché non mi sono ricordato di aver scaricato alcuni anni prima dalla rete un testo sulla traslazione delle reliquie di San Nicola. Sono andato a controllare e si trattava proprio della Leggenda della traslazione di San Nicola di Bari di Francesco Nitti, che avevo letto solo in parte, abbandonando poi la lettura incentrata su una polemica con un altro studioso, il prof. Praga, riguardo vicende e nomi dei marinai che asportarono le spoglie da Mira. Non mi ero reso conto che nella pubblicazione vi era inclusa anche una versione della Leggenda scritta dal monaco barese Niceforo. Da un approfondimento su quest'ultima ho ricavato che esistono più versioni della cronaca di Niceforo; quella riportata dal Nitti si riferisce al codice vaticano 5074 della prima metà del XII secolo, con a margine le variazioni riportate nel cosiddetto Codice Beneventano e le note del canonico Niccolò Putignani nel 1771. Cosa si legge nel documento del codice vaticano con riferimento al famoso vescovo Godoino presente alla traslazione al quale abbiamo dato ... la cittadinanza? Alla pagina 352 della relazione di Francesco Nitti si legge quanto appresso: "Ea namque feria, episcopus barensis, cum guidonio oritano archiepiscopo et Leone episcopo cupersanense, et cum aliis reliquis tribus episcopis, ..." L'espressione lucifluo sermone, pronunciata da don Ortano nel sogno, mi ha dato attraverso la rete un'altra informazione contenuta in un testo pubblicato a Roma nel 1840 dal Collegio Urbano, tomo IV, dal titolo Spiligium Romanum, nel quale è riportata a pag.298, dopo il prologo di Niceforo sulla Traslazione delle spoglie di San Nicola, la seguente aggiunta: Guidonius archiepiscopus orientanus; ..." Appare fin troppo evidente che la versione pubblicata sulla Analecta Bollandiana del 1885, tomo IV, alla pagina 190, non differisce nella sostanza dei fatti dalla versione del codice Beneventano, se non per quella insolita presenza di un " ... Godoino Argentanae urbis archiepiscopus, ...", come si può chiaramente vedere dal confronto tra i due testi sotto riportati: ![]() ![]() A quanto risulta il vescovo presente alla traslazione delle reliquie di San Nicola il 9 maggio 1087 si chiamava Guidonio ed era l'arcivescovo di Oria. Perché i Bollandisti nel loro periodico del 1885 riportarono un nome e una località diverse? La versione 'bollandista' è quella che va sotto il nome di "Leggenda gerosolimitana" o "Compilatore franco" che si basa sugli scritti di Niceforo barese e di un altro cronista, Giovanni arcidiacono, ai quali non possono certamente ascriversi conoscenze di diocesi calabresi di origine pre-cristiane! E allora? E allora ... spero che don Ortano mi sappia dare una risposta in un prossimo sogno. San Marco Argentano, 25 aprile 2025 Paolo Chiaselotti |
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