INDICE ANTISTORIE |
ROBERTO IL GUISCARDO: LA GALLINA D'ORO La storia è narrata da Goffredo Malaterra al capitolo XLIV del Libro II delle Gesta di Ruggero e Roberto. In verità il nostro duca non è il protagonista di questa ... insperata miniera d'oro, ma è all'origine del tentato furto di questo prezioso fasianide custodito gelosamente da una anziana signora di Stilo. Detta così anche questa antistoria sembra una di quelle favole a cui è difficile non solo credere, ma finanche dare ascolto. E invece io vi invito a leggere fino all'ultimo rigo -e con attenzione- questo racconto, perché potreste scoprirvi alla fine un inaspettato consiglio e una sorpresa sulle tante leggende dei tesori sepolti in Calabria. Premetto, come sempre, che la narrazione che segue è il risultato della mia interpretazione del testo latino, che spero di aver bene compreso, avvertendo il lettore che può trovare su internet le Gesta narrate dal Malaterra. I protagonisti della vicenda sono uno stratega bizantino (stratigotus) di nome Costantino Peloga, a cui il duca aveva concesso la reggenza di Stilo, un secondo stratega, di nome Costantino Condomicita, al servizio del duca Roberto presso l'isola di Crotone e infine la proprietaria della gallina, di nome Regina, nonna del predetto Condomicita. La storia è alquanto complicata anche perchè il Malaterra antepone la fine e quindi spiega che cosa fosse avvenuto prima. Condomicita aveva sottratto dolosamente la reggenza di Stilo al legittimo titolare nominato dal Guiscardo, Costantino Peloga. Saputo che il duca Roberto si stava dirigendo via mare in Sicilia, temendo che in verità il vero scopo fosse l'assedio di Stilo, restituisce la città e si riconcilia col Guiscardo per l'oltraggio commesso. In che cosa consisteva il suo torto verso il potente duca normanno? Qui entra in gioco la gallina, la quale, diciamolo chiaro e tondo con le parole del Malaterra, era una gallina d'oro con pulcini, un oggetto quindi estremamente prezioso, posseduto da una signora del luogo di nome Regina. Lo stratega Peloga, che reggeva la città di Stilo con metodi discutibili e violenti, venuto a conoscenza dell'esistenza di quest'opera di oreficeria, cerca di farsela consegnare a suon di frustate. La donna, come già detto, era la nonna dell'altro stratega di stanza a Crotone, Costantino Condomicita, il quale o per vendicare l'affronto alla nonna o per scopi diversi, fingendosi ammalato chiede il permesso al duca Roberto di recarsi a Stilo, sua città, per potersi curare. Era la vigilia di Natale. Il reggente della città Costantino Peloga, saputo che sarebbe arrivato un delegato del duca da Crotone, in segno di stima, gli manda in dono dei pesci. Condomicita, senza manifestare le sue vere intenzioni, contenendo l'ira che aveva in corpo, ricambia il gesto di stima con altro dono. Convenuti in segreto vari gentiluomini della città, subito dopo aver pranzato, manifesta loro tutta la sua amarezza per l'affronto fatto a sua nonna. Gli altri, tenuto conto che egli veniva a nome del duca normanno e sapendo quanto questi fosse potente e vendicativo, gli promettono ogni appoggio. Alle prime luci dell'alba, dopo una notte insonne, egli con tredici uomini armati, mentre tutti erano radunati in chiesa per la celebrazione del Natale, si reca al castello dello stratega reggente. La sentinella gli apre la porta senza alcun sospetto, tutti si precipitao nelle stanze del tiranno, afferrano tutte le armi che trovano per impedire ogni difesa. Costantino Peloga, accortosi dal frastuono che qualcosa di grave stava accadendo, si lancia da una finestra in un dirupo e, fuggendo, bussa alle varie case cercando rifugio, ma essendo profondamente odiato dai suoi concittadini, viene, invece, preso e consegnato agli inseguitori. Lo stratega, nonostante il tentativo di Condomicita, a cui era legato da vincoli di parentela, di salvarlo, finisce ucciso dal popolo che gli si rivolta contro, mentre tutti i prigionieri vengono liberati. La ribellione si prolunga per sei anni propagandosi in diverse aree della Calabria. La fine della ... gallina d'oro è un ammonimento del monaco benedettino che spiega il motivo per cui ha dedicato un intero capitolo a questa storia: il pericolo rappresentato da coloro che hanno giurato fedeltà ad un cattivo funzionario La fine dell'antistoria di oggi è invece il ricordo di un famoso pezzo di oreficeria longobarda, la cosiddetta Chioccia con i sette pulcini, datata intorno al VI secolo, conservata nel Museo del Duomo di Monza, ritenuta appartenente alla regina Teodolinda. Guarda la coincidenza: anche la proprietaria della gallina d'oro di Stilo era Regina! Ad una prossima puntata. San Marco Argentano, 30 marzo 2019 Paolo Chiaselotti |
LA STORIA LE STORIE
|
RACCONTA LA TUA STORIA
info@lastorialestorie.it
|