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L'ANTISTORIA

LA CITTÀ, DEL GUISCARDO


Hauteville-la-Guichard - Musée Tancrède


Il motivo che mi ha indotto a fare una ricerca sull'appellativo Guiscardo risiede nella decisione presa a suo tempo dagli amministratori di chiamare San Marco Argentano "Città del Guiscardo, unita ad un profilo del condottiero normanno. Infatti, sono due i simboli, il leone dell'evangelista Marco e il volto stilizzato del Guiscardo, che compaiono oggi nelle comunicazioni ufficiali del Comune.
Guiscardo, pur non essendo né un nome, né un cognome, è diventato a tutti gli effetti il nome con cui è maggiormente conosciuto Roberto d'Altavilla. Il comune di San Marco Argentano ha, quindi, scelto un marchio, un brand, che non lascia dubbi sulla persona a cui ha affidato la rappresentanza del territorio sotto il profilo storico.
Da questa constatazione mi è sorta la curiosità di approfondire la ricerca sull'origine di questo antico appellativo, che nell'accezione comune ha assunto il significato di astuto.
Per essere più chiaro, ho voluto cercare se la parola guiscardo, originariamente, avesse un significato diverso da quello che oggi le attribuiamo. Ad esempio, se guiscardo derivasse da un termine francese che significava "raggiratore", noi sammarchesi saremmo "raggiratori" essendo abitanti della città di un "raggiratore". Significando, invece, la parola francese nel suo etimo originario, astuto, furbo, noi ci possiamo vantare di essere abitanti della città del "furbo", e di conseguenza essere anche noi un popolo di furbi.
Ho voluto, quindi, scoprire se il 'nostro' Roberto fosse davvero furbo o se fu così chiamato solo per una circostanza fortuita, un po' come accade anche a noi quando in talune occasioni ci dimostriamo dei 'furbacchioni'.
La cosa può far sorridere, ma se l'appellativo alla città fosse stato messo nel momento in cui a livello nazionale si scoprì che esistevano i furbetti del quartierino o i furbetti del cartellino, non so come avrebbero preso la cosa gli abitanti di un nostro piccolo quartiere o qualche nostro dipendente comunale.
Prima ancora, però, di chiedermi quale recondito significato avesse la parola guiscardo e quando essa gli fu appiccicata, mi sono posto la domanda su uno strano secondo nome che aveva la città francese da cui provenivano tutti gli Altavilla, Roberto incluso: Hauteville-la-Guichard.
Quel Guichard non poteva essere all'origine del soprannome o, all'opposto, derivare da esso? Ho pensato: "Vuoi vedere che abbiamo rubato alla città che diede i natali a Roberto lo 'ius possessionis'?" In effetti la città normanna poteva a buon diritto definirsi la città del Guiscardo e a maggior ragione della nostra, di cui il Normanno era stato, secondo i proponenti, un invasore e non il fondatore.
Che cosa ho scoperto a proposito del nome Guichard? che il Guiscardo non c'entrava affatto e che il nome gli fu aggiunto qualche secolo dopo con riferimento a tutt'altra famiglia e a tutt'altro personaggio. Tuttavia, poiché anche nella città di Hauteville gli amministratori negli anni Trenta del Novecento avevano avanzato una legittima pretesa di correzione dell'appellativo da Guichard in Guiscard, convinti che il nome derivasse dal condottiero normanno che vi era nato, il Consiglio di Stato rispose loro che non vi era alcuna necessità di cambiare quel nome. Non si trattò di un rifiuto dovuto a ragioni storiche o etimologiche, ma solo di opportunità amministrativa. Qualche anno dopo si scoprì che Guichard e Guiscard non avevano alcun collegamento tra loro.
Possiamo, a questo punto, tirare un sospiro di sollievo, sapendo di essere l'unica Città che può vantare un'appartenenza al Guiscardo, per averne egli avuto pieno e incontestabile diritto di possesso.
L'interrogativo più importante rimane, in ogni caso, quello sul significato originario del nome e se, ripeto, esso fu dato occasionalmente o se esso designava una dote caratteriale dell'uomo.
In sostanza Roberto era notoriamente considerato astuto, furbo, scaltro e, comunque, dotato di un'intelligenza che lo avvantaggiava nelle sue azioni? A leggere alcune cronache sembrerebbe di no. Anzi il concetto che i suoi familiari avevano di lui era quello di un imbecille, di un idiota (faible d'esprit e idiot). Mi si perdoni la franchezza, ma è quanto io leggo su una pagina di Wikipedia e su una pagina di Studi Normanni, 1986, non quelle in italiano che sarebbero di parte, ma su quelle in francese che non possono certamente essere tacciate di scarsa obiettività.
A pensarci un po', anche tenendo presenti le affermazioni di due cronisti come Amato di Montecassino e Goffredo Malaterra, quel giovane inesperto e imbelle, ultimo arrivato dei suoi già navigati fratelli, pur essendo stato gratificato di vasti territori e di libertà di azione, poté affidarsi soltanto ai mezzi e agli uomini che aveva, l'equivalente del nulla, se consideriamo che aveva circa sessanta mercenari appiedati -da mantenere- e alcuni amici cavalieri. Quindi, come accadeva in simili casi, fece di necessità virtù.
Siamo arrivati, a questo punto, al cuore del problema: come e quando si meritò l'appellativo di Guiscardo e con quale precisiso significato?
A darglielo, com'è noto, fu Gerardo di Buonalbergo, nipote di Alberada, quando seppe dallo stesso Roberto in che modo aveva ottenuto ventimila ducati da un signore di Bisignano. L'incontro con quel signore di nome Pietro di Tira fu pianificato da Roberto carpendo la piena fiducia della sua vittima, che fu proditoriamente sequestrata per chiederne un riscatto.
L'apprezzamento di Gerardo faceva, dunque, riferimento ad un'azione delittuosa, vile ed esecrabile.
Anche considerando i tempi e i principi morali che erano alla base dell'esistenza -spesso della sopravvivenza- in quell'epoca, non possiamo far rientrare l'epiteto con cui fu gratificato Roberto tra le abilità dell'intelletto utilizzate per vincere una gara o per sottrarsi alla superiorità dell'avversario o per sfuggire ad un'insidia. L'attore dell'azione escogitò un 'raggiro', agì contro la buona fede altrui, estorse con la violenza beni che non gli appartenevano.
Se ad ognuna di queste voci diamo una specifica definizione e le mettiamo assieme, sappiamo esattamente che cosa intendesse dire Gerardo di Buonalbergo definendo Roberto, nella sua lingua, "Viscart".
Di tutto ciò, ovviamente, nessuno degli amministratori ha tenuto conto, ma ha solo preso del duca Normanno un nome che ha attraversato inalterato e glorioso secoli di storia, diventando sinonimo di sagace condottiero e abile stratega.


San Marco Argentano, 15 ottobre 2024

Paolo Chiaselotti


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