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MARCO BOEMONDO E MELAZ
In questa pagina dell'Antistoria voglio presentarvi un Boemondo che ritengo non abbiate mai
conosciuto. La circostanza in cui egli pronunciò le parole sottostanti è anch'essa
poco nota, per non parlare del nome della donna a cui il principe d'Antiochia rivolge il
suo appassionato discorso.
La gentildonna si chiamava Melaz ed era figlia di Dalimanno (Danishmend Ghazi), presso cui Boemondo si trovava prigioniero. La fanciulla, che aveva aiutato Boemondo e gli altri cavalieri normanni, stando al racconto di Orderico Vitale, si era convertita al Cristianesimo. Nobile fanciulla, che ancorché pagana ci soccorresti in modo inatteso e meraviglioso, che ad ogni tuo legame familiare anteponesti il Signore Gesù, e lo amasti benignamente in noi, che gli apparteniamo nel corpo e nello spirito, per cui andasti incontro all'ira del tuo genitore a rischio della vita, scegli di noi lo sposo che più ti aggrada, in nome di Cristo. Non è corretto da parte nostra opporci in alcun modo alle tue giuste richieste, visto che ti siamo fortemente debitori, per i tuoi predetti meriti. Prima, però, ascolta il mio consiglio, che, cara amica, spero ti sia proficuo. So bene che mi sei stata promessa dal tuo genitore; ma desidero prospettarti qualcosa di meglio, e ascolta con attenzione per quale motivo. Fin dall'adolescenza sono stato un uomo irrequieto, e vivendo di lavoro, ho sopportato molte difficoltà, e temo che me ne attendono di peggiori. Infatti, ho conflitti con l'imperatore e con gente d'ogni dove. Inoltre, quando ero in carcere, feci un voto al Signore, che se mi avesse liberato dal giogo pagano, sarei andato da San Leonardo, nel territorio dell'Aquitania. Ti espongo queste giustificazioni con affetto sincero, perché non voglio vederti, più che fossi una figlia o una sorella, in alcun modo dispiaciuta, nè iniziare un'unione coniugale, di cui dopo poco abbia a pentirtene. Che gioia, o piacere avresti in una nostra unione, se appena dopo le nozze io dovessi iniziare un viaggio lunghissimo per mare e per terra, quasi ai confini del mondo? Di fronte a ciò, mia signora, scegliti qualcosa di meglio. Qui c'è Ruggero, figlio del principe Riccardo, mio cugino, più giovane di me, che non ha pari in bellezza, nobiltà, ricchezza e potere. Lo lodo perché è lo sposo per te e spero che tu viva a lungo con lui.Spero in una prossima pagina dell'Antistoria di farvi conoscere più dettagliatamente l'intera vicenda della prigionia, alla quale il cronista dedica varie pagine, ma anche le versioni che danno della prigionia di Boemondo altre fonti. Voglio ricordare che tutte le pagine dell'Antistoria sono ricavate dai testi dei cronisti del tempo e non tengono conto di commenti, traduzioni, integrazioni, pubblicazioni altrui, tranne che essi non siano specificati nelle note. Alla prossima puntata. San Marco Argentano, 23 aprile 2023 Paolo Chiaselotti Per chi volesse verificare la correttezza del testo sopra riportato, questo è il testo originale tratto dalla narrazione di Orderico Vitale. Nobilis virgo, quæ nobis adhuc pagana ex insperato mire subvenisti, quæ Dominum Jesum omni parentelæ tuæ prudenter præposuisti, et ipsum in nobis, qui membra et famuli ejus sumus benigniter fovisti, et inde patris iram pene usque in periculum mortis incurristi, elige de nobis sponsum quem volueris in nomine Christi. Non enim rectum est ut justis petitionibus tuis aliquatenus resistamus, cui vehementer, meritis tuis præcedentibus, debitores sumus. In primis meum nunc audi consilium, quod tibi, dulcis amica, spero proficuum. Mihi quidem, fateor, a tuo data es genitore; sed opto tibi utilius providere, et subtiliter audi pro qua ratione. Ab adolescentia mea irrequietus homo sum, et in laboribus vivens, multa gravia perpessus sum, graviora quoque adhuc timeo passurum. Nam mihi certamen est cum imperatore et cum paganis undique. Præterea votum vovi Domino, cum essem in carcere, quod si liberaret ab ethnicorum ligamine, irem ad Sanctum Leonardum, qui est in partibus Aquitaniæ. Has excusationes elicio tibi ex sincera dilectione, quia nolo te plus quam filiam vel sororem meam quolibet modo desolatam videre, nec conjugii copulam inire, unde paulo post pæniteat te. Quæ lætitia, seu delectatio tibi esset in nostra copulatione, dum statim post nuptias oporteat me per pelagus et arva immensum iter inire, et in longiquam peregre proficisci regionem, prope fines terræ? His perspectis, domina, elige tibi de pluribus meliora. Ecce Rogerius, Richardi principis soboles, consobrinus meus, est me junior ætate, excellens venustate, par nobilitate, divitiis et potestate. Hunc laudo ut maritum habeas, et opto ut cum eodem longo tempore vivas. |
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