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MARCO BOEMONDO IN FRANCIA
Boemondo si reca in Francia per adempiere al voto fatto a San Leonardo durante la sua prigionia. Sposa Costanza,
figlia del re Filippo, e parte con un esercito di soldati per una 'crociata' contro l'imperatore Alessio Comneno.
Dal libro XI, capitolo IX della Istoria Ecclesiatica di Orderico Vitale. Traduzione di Paolo Chiaselotti.
Matrimonio tra Boemondo d'Altavilla e Costanza figlia del re di Francia (British Library, CC0, via Wikimedia Commons)
L'anno 1106 dall'Incarnazione del Signore, vi furono cambiamenti di
prìncipi nel mondo e accaddero inoltre molte cose memorabili.
Nell'ultima settimana di febbraio, infatti, una straordinaria cometa
apparve nell'occidente, con code che si allungavano fino
ad oriente e che terrorizzò, ruotando di notte per tre
settimane, molte persone a cui strappò segreti che mai avevano
confessato1.
Nel mese di marzo, il duca Boemondo, per la promessa fatta al Signore quando era prigioniero di Dalimanno, venne in Francia e nel villaggio di Limoges adempì al suo voto recandosi al famoso santuario di San Leonardo. Prima di toccare terra in Francia, aveva inviato suoi ambasciatori in Inghilterra con una memoria diretta al re, riguardante la sua spedizione in Grecia, anticipandogli che sarebbe passato dalla sua corte. Ma, di contro, il re, previdente, temendo che gli potesse sottrarre i migliori cavalieri della sua scorta, gli raccomandò di non affrontare il rischio d'una navigazione invernale, perché visto che entrambi sarebbero andati in Neustria [regione della Francia, dov'è l'attuale Chartres (vedi sotto). N.d.R.] prima delle celebrazioni pasquali, lì avrebbero avuto modo di parlare. E così avvenne. Quindi Boemondo, esaudito il voto e lasciata Nobiliaco, dove c'è il mausoleo del grande confessore, visitò nel periodo quaresimale città e centri fortificati della Francia e, accolto ovunque con rispetto tanto dal clero che dal popolo, raccontava le varie vicende di cui era stato protagonista. Esibiva, in verità, reliquie, mantelli di seta e altri oggetti che potevano ornare degnamente i sacri altari e lui, ospitato rispettosamente in monasteri ed episcopi, ne gioiva, e grazie alla generosità degli occidentali avrebbe potuto veder realizzate le speranze riposte in Dio. Aveva con sè Diogene Augusto, altri Greci e Traci illustri, che nel narrare come ingiustamente l'imperatore Alessio avesse loro tolto lo stemma dinastico, aizzavano a maggior odio i già rabbiosi Franchi. Molti nobili si recavano da lui, per il battesimo dei loro figlioli, che egli ben volentieri sollevava sul sacro fonte imponendo loro il suo nome Boemondo. Marco era il suo nome di battesimo, anche se il padre gli aveva messo scherzosamente il nome Boemondo, un gigante protagonista di una storiella udita in un convivio, un nome che finì per avere un'eco enorme, diffondendosi in un baleno in molte città dei tre continenti. Da allora l'esimio nome, prima quasi ignoto in tutto l'Occidente, divenne molto comune in Francia. Il suddetto eroe ebbe un colloquio con il re Filippo a cui chiese in sposa la figlia Costanza. Quindi dopo la Pasqua, si sposarono a Chartres2; la contessa Adela3 preparò un enorme banchetto per tutti gli invitati. Venuto meno il matrimonio con Ugone, conte di Trecassino -ne ignoro i motivi- il re dei Francesi, con una grande seguito di corte, portò la figlia al nuovo sposo Boemondo. Quindi il duca, ammiratissimo, si avviò in chiesa, dove raggiunto il pulpito di fronte all'altare della Vergine e Madre e ad una massa enorme di convenuti narrò le sue vicende e le sue imprese, quindi avvisò tutti gli armati di unirsi a lui considerandolo già imperatore, e una volta selezionati, promise loro città e piazzeforti ricchissime. Molti, eccitatissimi, presa la croce del Signore, abbandonarono ogni cosa e correndo quasi andassero a banchettare, intrapresero il cammino verso Gerusalemme. E così partirono Rodolfo di Ponte Erchenfredi, detto Rufo e Guascelino, suo fratello, Simone di Aneto e Rodberto di Manlia, con Ugone Senza-Averi, suo cugino e molti altri, che sarebbe troppo lungo citare4. San Marco Argentano, 2 giugno 2023 Paolo Chiaselotti
1 multa de secretis hominum verba elicuit, poiché la paura di un'apocalisse li spingeva a pentirsi
di ogni loro peccato
2 L'autore usa l'espressione Post Pascha Carnuti ovvero dopo la Pasqua dei Carnoti, l'antico popolo della Gallia in cui si trovava Autricum, poi denominata Chartres 3 Adele d'Inghilterra, figlia di Guglielmo il Conquistatore. Orderico Vitale, era nato in Inghilterra e viveva in Normandia, a Saint-Evroul, per cui era a conoscenza dei fatti avvenuti e della cronaca del tempo. 4 quorum nomina nequeo sigillatim litteris assignare letteralmente: i cui nomi non posso trascrivere uno per uno. Testo consultato: "Patrologiae cursus completus: sive biblioteca universalis ...", Volume 188, di Jacques-Paul Migne 1853, "Historia ecclesiastica", Ordericus Vitalis, Tomus CLXXXVIII, pars III liber XI cap. IX |
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