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STORIA DEL CIMITERO DI SAN MARCO ARGENTANO




Con l'occasione della ricorrenza del 2 novembre, giornata dedicata alla Commemorazione dei defunti, credo sia opportuno ricordare la storia del locale cimitero, da quando per la prima volta si parlò di una sua costruzione fino all'anno in cui i lavori ebbero inizio.
Come tutti sanno le norme sulle sepolture e sulle tumulazioni furono introdotte da Napoleone nel 1804 con l'editto di Saint Cloud, ma forse non tutti sanno che già nel Settecento Ferdinando IV di Borbone aveva stabilito regole per la costruzione di cimiteri.
All'origine della necessità di imporre nuove norme ci furono carestie, pestilenze e catastrofi naturali. Anche nel caso del nostro cimitero un'epigrafe posta all'ingresso informa i visitatori che esso fu costruito in occasione del colera del 1854 (a San Marco si manifestò nel 1855), e in verità esso fu solo il luogo dove in fretta e furia furono seppelliti i cadaveri dei morti per il morbo, mentre le sepolture continuarono ad essere effettuate o nelle chiese o nel camposanto dei monaci Riformati per molti anni ancora.
Le norme napoleoniche furono a lungo dibattute e osteggiate anche per gli aspetti sociali in esse contenuti, retaggio della rivoluzione francese,e solo la paura del contagio fece sì che i cadaveri fossero interrati o tumulati in luoghi isolati, diversi da quelli abitualmente usati per le sepolture. Tali norme non erano sempre applicate, perchè le famiglie benestanti riuscivano a far seppellire i propri defunti, anche se morti per epidemie, in luoghi privilegiati, comprese aree di proprietà.
Per gli amministratori del tempo, che erano tutti rappresentanti della ricca società, la preoccupazione maggiore non erano i pericoli igienico-sanitari, bensì la perdita di privilegi, da quelli derivanti dall'abolizione di private sepolture ai danni conseguenti alla costruzione di cimiteri in terreni di loro proprietà o in uso censuario.
Leggendo la prima deliberazione del decurionato, riguardante l'individuazione di un'area cimiteriale in base al Real Decreto 11 marzo 1817, troviamo l'opposizione di don Carlo Amodei proprietario a Salato del terreno prescelto dall'amministrazione. Siamo nel 1819, epoca in cui i cimiteri dovevano già essere costruiti. Due anni dopo i fondi stanziati vengono stornati per altri scopi, e così negli anni successivi, finchè le nuove norme del 1828 non tolgono tale obbligo lasciando la facoltà di continuare i seppellimenti nei vecchi camposanti ecclesiastici o all'interno delle chiese, dopo un'attenta valutazione che poteva prevedere un eventuale ampliamento del camposanto. Così nel 1830 viene istituito un capitolo allo scopo, probabilmente mai utilizzato, nè allora e nè in seguito. Infatti trent'anni dopo la spesa è considerata secondaria rispetto ad altre esigenze del Comune, come ad esempio, la commemorazione dell'Unità d'Italia.
Nel 1865 un Regolamento nazionale fissa nuove norme e passeranno altri sei anni perché venga nominata una commissione per individuare il sito del cimitero e le modalità di sepoltura. Nel 1871 l'amministrazione decide che la tumulazione dei cadaveri com'è fino ad allora avvenuta nel camposanto dei Riformati non arreca alcun inconveniente e non vi sono motivi di urgenza. Anzi per essere più chiari
"Il Consiglio Considerando che l'attuale Cimitero ha una data secolare ..... ha deliberato di continuarsi a restare il Cimitero ove si trova"!
Due anni dopo il camposanto dei Riformati diventa argomento di un acceso dibattito, scaturito dalla decisione di ubicare l'ufficio del Registro, il Comune, la Pretura e le scuole maschili nei locali del "convento degli ex Riformati", attiguo alla chiesa e contiguo al camposanto in cui continuavano ad essere effettuate le sepolture.
Nel 1878 i fondi stanziati per la costruzione del cimitero sono stornati per la costruzione di un ponte all'Acquanova sulla strada che conduce alla Montagna Magna (sotto l'attuale seminario).
Dopo sessant'anni di rinvii finalmente si diede l'avvio alla costruzione del nuovo cimitero. Negli anni Ottanta dell'Ottocento, infatti, furono presentati due progetti: uno di ampliamento del camposanto dei Riformati e l'altro dove attualmente si trova.
L'epigrafe posta all'ingresso ci informa che i lavori iniziarono nel 1886 e furono ultimati nel 1888, quando sindaco di San Marco era il barone Ruggiero Selvaggi.


San Marco Argentano 2 novembre 2017

Paolo Chiaselotti

Da un punto di vista architettonico il cimitero si presenta con un monumentale pronao di ingresso di stile neoclassico e si sviluppa simmetricamente con cappelle ed edicole funerarie poste ai lati di un vialone centrale con aiuole, ossario e cappella per tumulazioni. Sull'ossario è posta una epigrafe funeraria tolta dal soppresso monastero delle Clarisse. Ai lati dell'ingresso due edifici adibiti a camera mortuaria e camera del custode. Una delle prime cappelle, se non la prima, è quella dei baroni Selvaggi, a sinistra dell'ossario.
Il cimitero fu ampliato negli anni Ottanta mediante la costruzione di una serie di cappelle alle spalle dell'antico cimitero. Negli anni successivi è stato realizzato un nuovo cimitero monumentale, in un'area attigua, su progetto dell'architetto Fernando Miglietta.


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