La ricorrenza di oggi riguarda un evento verificatosi nella frazione San Giacomo del Comune di Cerzeto
il 20 dicembre 1840. Nella torre di don Giovanni Stamile, alle ore una della notte, morirono sette persone,
di cui sei membri della stessa famiglia: padre, madre e quattro figli. La settima vittima era un ragazzo
di quasi sette anni, figlio di genitori ignoti.
Sette atti di morte in successione attestano questa tragedia, con la dichiarazione di due testimoni
e il luogo in cui avvenne. I testimoni erano Gregorio Musacchio di anni trenta, pastore, e Michele Iuliano
di anni cinquanta, bracciale, entrambi residenti a San Giacomo di Cerzeto.
La torre di don Giovanni Stamile si trovava in località Lago Soprano, una contrada oggi
inesistente. Con il nome torre un tempo erano chiamate le case padronali abitate dai coloni. E
tali dovevano essere i due genitori, Giuseppe Pesce (o Pisci, come a volte fu scritto il cognome)
e la moglie Maria Salerno. Dai loro atti di morte sappiamo che Giuseppe era nato nel rione Bucita
di San Fili e Maria forse a S.Sisto (oggi S. Sisto dei Valdesi, frazione di Montalto Uffugo), ma la
scrittura è poco comprensibile.
La loro età nei rispettivi atti di morte risulta essere di quaranta e trentasette anni.
Non sappiamo, però, se questa fosse realmente la loro età in quanto nell'atto di nascita
dell'ultima figlia nata nel 1839, quindi un anno prima della morte dei genitori, l'età di Giuseppe
è di cinquant'anni e quella di Maria quaranta.
Non sappiamo dove e quando si sposarono, ma i figli, inclusa una bambina nata nel 1828, Vincenzina Pisci,
che non compare tra i figli deceduti assieme ai genitori, nacquero tutti a Sammartino (oggi S.Martino di
Finita).
Vincenzina, di cui ignoriamo quale fu il suo destino, è la prima dei figli della coppia; gli altri,
in ordine di età, furono Pasquale Pisci nato nel 1830, Clementina Carolina Pesce nata
nel 1833, Maria Raffaela Pisci nata nel 1835, Carmine Pesce nato nel 1838 e morto di pochi mesi, Maria
Costantina Pesce nata nel 1839.
I morti furono, dunque, oltre ai genitori, Pasquale, Clementina Carolina, Maria Raffaela e Maria Costantina.
Assieme a loro quel ragazzo figlio di genitori ignoti, registrato alla nascita come Francesco Perri.
Le cause delle morti non sono indicate, ma possiamo escludere un'epidemia, dato che l'ora e il giorno
del decesso sono gli stessi per tutti, mentre non possiamo escludere una morte violenta. In tali casi,
tuttavia, sono presenti alcuni indizi che fanno intuire trattarsi di un crimine. Nel caso in questione non
vi è alcun cenno, anche perché in genere, nel caso di omicidi plurimi, venivano registrati
orari leggermente diversi del decesso, non fosse altro perché in alcuni sopravveniva in seguito
al ferimento mortale.
Cosa accadde, dunque, in quella casa la notte del venti dicembre del 1840? I casi maggiormente probabili sono
due: o la morte sopravvenne a seguito di saturazione dell'ambiente di monossido di carbonio per la
presenza di uno o più bracieri, considerando che era l'inizio dell'inverno e che le vittime
dell'avvelenamento probabilmente dormivano, oppure un'altra possibile causa potrebbe essere uno smottamento
di terreno che trascinò via la casa o una frana a monte che la seppellì inaspettatamente
senza lasciar scampo a chi vi abitava.
Escluderei un crollo della casa a seguito di un terremoto,
perché da una ricerca su Internet non risulta che nel 1840 vi fossero stati sismi di una certa rilevanza
nella Provincia.
Poichè il toponimo Lago Soprano indica la presenza a suo tempo di uno lago o stagno, non è escluso
che, considerando anche la natura dei luoghi, in passato e recentemente soggetti a movimenti franosi, la causa
sia da attribuire a quest'ultima origine di natura geologica.
È certo che non essendo scampato alla morte nessuno della famiglia, compreso il giovane che non ne faceva
parte, dovette verificarsi una situazione imprevista, improvvisa e disastrosa.
Dagli atti di nascita dei figli, essi risultano tutti nati nel comune di Sammartino in località Brugnano,
una contrada tuttora esistente, periferica rispetto all'abitato e situata nella zona più pianeggiante.
Il fatto che Giuseppe e Maria con i loro figli e il giovane ospite abitassero al momento della tragedia in
una casa colonica che, dal nome della località, Lago Soprano, doveva trovarsi a monte del rione San
Giacomo, può essere indicativo di una situazione di precarietà abitativa che la famiglia, per
motivi che ignoriamo, ma senz'altro legati alla situazione economica, fu costretta ad accettare.
Non è fuori luogo immaginare che quella dimora e la sua ubicazione, o per l'età del manufatto o
per la stabilità dei luoghi, o per entrambi i motivi, presentassero dei rischi tali da sconsigliarne
l'abitabilità.
Forse coloro che abitando o avendo abitato a San Giacomo, magari in luoghi in cui si è tramandato qualche
ricordo, anche vago, di questa tragedia, potrebbero essere di aiuto nel dare una risposta a questa misteriosa
tragedia, di cui, per quante ricerche io abbia fatto, non ho trovato traccia alcuna in memorie orali o
pubblicazioni.
Mi rivolgo, allora, a chi ha sentito narrare, anche se con contenuti difformi da quelli da me esposti, fatti
legati alla località Lago Soprano, o alla Torre di don Stefano Stamile o alla scomparsa in un sol
giorno di un'intera famiglia.
Purtroppo, come ho avuto modo di constatare nel caso di un massacro di quindici cittadini di Cervicati
e nel caso dei morti durante i lavori di costruzione della ferrovia in località Maiolungo a San Marco
Argentano, accade che i ricordi più tristi vengano rimossi dalla memoria collettiva, assieme alle eventuali
responsabilità.
Non perdo, tuttavia, la speranza che anche i morti della torre di don Giovanni Stamile possano prima o poi
'raccontare' che cosa accadde in quella notte del 20 dicembre 1820 a San Giacomo di Cerzeto, nella torre di
don Giovanni Stamile, attraverso la testimonianza di una o più persone che hanno a cuore la storia del
proprio paese.
S.Marco Argentano, 20 dicembre 2024
(pubblicato 23 gennaio 2025)
Paolo Chiaselotti
Una tragica coincidenza volle che Maria Antonia Tocci, la moglie di don Giovanni Stamile, morisse ventiquattro giorni
dopo aver partorito il primogenito Vincenzo Stamile, nato l'11 giugno del 1840 e morto ad agosto dello stesso anno.
Don Giovanni e la moglie, sposatisi nel 1838, nel 1840 avevano rispettivamente venti anni e ventuno anni.
La storia, scritta il 20 dicembre 2024, giorno della ricorrenza, non fu pubblicata perché
mancante di alcuni dati. Viene pubblicata oggi 23 gennaio 2025, ampliata e commentata.