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LE MONACHE DI SANTA CHIARA.



Nel mese di marzo di tre diversi anni, 1757, 1773, 1830, altrettante monache presero i voti nel Monastero di Santa Chiara a San Marco (ancora non si chiamava Argentano). Questi i loro nomi: Maria Gaetana Barone di Belmonte, Maria Giuseppa Miceli di San Fili e Maria Rosa Conti, al secolo Clementina, di San Marco.
Sono soltanto alcune delle tante monache che presero i voti nel convento di clausura ad iniziare dall'anno della sua fondazione, il 1622, quando undici suore ed una badessa vi entrarono per prime l'undici novembre, giorno di San Martino.
Due di esse, tra cui la badessa, appartenevano alla famiglia Falangola, quattro alla famiglia Sansosti, due a Candela, due Passalacqua, una si chiamava Marta Grassa, un'altra Catarina Mazzuca. Alcune di loro presero i voti lo stesso giorno, altre alcuni giorni dopo.
Questo è quanto risulta dalla cosiddetta "Platea di Santa Chiara" redatta nel 1632, di cui esiste copia presso la biblioteca comunale, mentre l'originale è conservato nell'Archivio di Stato di Cosenza.
Una copia da me integralmente trascritta, con note, tradotta con testo a fronte per le parti scritte in latino, è scaricabile da questa pagina contenente altri link utili sull'argomento.
Il frontespizio della relazione è il seguente:
"REGISTRUM SIVE PLATEA
INTROITUUM ET BONORUM VENERAB.
MONASTERII RR. DISCALCIATARUM S.TA
CLARÆ VIRGINIS CIVIT. S. MARCI
"
Cum annotationibus et declarationibus D. Andreacis
Ardoini eiusdem Monasterij Auctoris et Confessorij
ad futuram memoriam et intelligentiam. 1632
1
Dico subito che la platea con i suoi allegati è uno dei documenti più importanti per conoscere luoghi, famiglie, persone, proprietà del Seicento e anche del secolo precedente visti i riferimenti a fatti antecedenti l'anno di compilazione. Anche da un punto di vista linguistico il documento contiene termini ormai desueti, ma interessanti sotto l'aspetto culturale.
In appendice, postuma, vi è una relazione di Padre Antonio da Sersale che contiene la storia della fondazione, con i nomi delle persone che vollero l'istituzione claustrale, il luogo ove sorse la costruzione, il suo originario proprietario e inoltre, una lista dettagliata delle spese necessarie al sostentamento con i nomi dei fornitori.
Dall'intestazione della Platea, soprariportata, si legge che le monache di Santa Chiara erano all'epoca scalze (discalciatarum), solo successivamente fu concesso loro di smettere i sandali e portare le scarpe. Non abbiamo nulla che ci dica qualcosa della loro vita, tranne l'ingresso, i voti e per alcune morte di particolari malattie l'indicazione di queste come titolo di sofferenza cristianamente sopportata.

L'immagine introduttiva riproduce un quadro del pittore milanese Giuseppe Mazza (1817-1884) raffigurante la chiusura di un monastero in base alla legge del governo italiano del 7 luglio 1866 (sullo sfondo oltre la porta un ufficiale con due carabinieri), che può ben rappresentare quanto avvenne anche a San Marco Argentano in quell'anno o in anni successivi.
Che cosa resta oggi dei luoghi ove sorgeva il monastero? L'intero complesso dell'attuale Municipio, in parte trasformato tra la fine dell'Ottocento e gli inizi del Novecento, dopo che il convento fu soppresso. Considerato che la destinazione di esso era riservata a religiose provenienti da nobili famiglie, certamente questo influì sul fatto che il Comune decise di far costruire o riadattare un edificio in cui ospitare le poche monache rimaste in quegli anni. L'autore della Cronistoria riporta il momento del trasferimento delle monache di clausura, nottetempo, nel nuovo edificio, abbattuto negli anni Ottanta del secolo scorso per costruirvi la sede della Pretura Circondariale.
Nella piazzetta Manfredi, lateralmente al palazzo municipale, chiamato per la sua origine Palazzo Santa Chiara, esisteva la chiesa annessa al monastero, abbattuta agli inizi del Novecento, della quale non esiste traccia, tranne un vano sepolto sotto la stessa piazza che doveva servire al seppellimento delle religiose. Una lapide sepolcrale di detto luogo si trova ora, in parte illegibile, sull'ossario centrale del cimitero.
Sarebbe opportuno che il comune provvedesse a sistemare una targa esplicativa dell'origine dell'edificio municipale con alcune note storiche.


San Marco Argentano 27.3.2021

Paolo Chiaselotti

1 REGISTRO O PLATEA DELLE ENTRATE E DEI BENI DEL MONASTERO DELLE REVERENDE SCALZE DI SANTA CHIARA VERGINE DELLA CITTÀ DI SAN MARCO
Con annotazioni e dichiarazioni di Don Andreace Ardoino Compilatore e Confessore dello stesso Monastero a futura memoria e conoscenza. 1632


Riferimento principale Platea Santa Chiara
Altri riferimenti
Accadde Oggi e Genealogie sono due rubriche curate da Paolo Chiaselotti

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