I MISTERI DI SANTO MARCO.
Per rispettare la principale ricorrenza del nostro comune sono andato a cercare tra le carte
d'archivio tutto ciò riguarda il Patrono della città, San Marco Evangelista, ad iniziare
dalle deliberazioni adottate dal municipio di San Marco nel giorno dedicato al Santo protettore.
Ne ho trovato in tutto cinque, ma solo una di carattere religioso: il venticinque aprile del
milleottocentocinquantasei gli amministratori dell'epoca -sindaco Francesco Maria Selvaggi- decisero
di devolvere la somma di quaranta ducati per la festa di ... San Francesco!
Se pensate che mi sia sbagliato nell'interpretare la scrittura posso assicurarvi che l'atto,
conservato nel volume delle deliberazioni dell'anno suddetto, al numero diciassette, riporta
esattamente quanto ho detto: il contributo non riguardava affatto San Marco Evangelista, ma
il santo paolano. Ho cercato se ci fosse stata un'altra donazione del genere e
ho trovato che nell'anno milleottocentosessantuno il consiglio comunale erogò la
somma di venti ducati per la festa di San Francesco di Paola. Nessun contributo fu mai dato
per la festa del venticinque aprile in onore di San Marco Evangelista.
Dobbiamo desumere che nell'Ottocento, almeno fino al 1878, il periodo da me esaminato, non si
tenne alcuna festa in onore del Santo Patrono.
Potrebbe, però, sorgere il dubbio che non vi fosse alcuna tradizione di feste
in onore del protettore della città o addirittura che non fosse neppure considerato tale!
Fortunatamente il nostro validissimo concittadino don Tonino Caruso nel suo
libro "Il Sinodo di Teodoro Fantoni vescovo di San Marco 12-14 aprile 1665", Roma,
Gangemi Editore, 2006, nell'appendice documentaria riporta la Relazione
ad limina del
1590 presentata dal vescovo del tempo Antonio Migliori, dalla quale scopriamo che la chiesa
dedicata al Santo esisteva già e che ogni anno in occasione della festività
si svolgeva una processione a cui partecipava tutta la comunità (
Ecclesia Sancti
Marci ubi singulis annis in sua festuitate ab uniuerso populo fit processio).
Per quale motivo negli anni sopradetti fu erogato il contributo soltanto per la festa di San Francesco
di Paola e non anche per le altre feste religiose?
Intanto va detto che un'altra celebrazione di cui abbiamo notizia era quella di Sant'Antonio
di Padova, testimoniata dalla fiera annuale di cui portava il nome e che rappresentava una delle
tre fiere più antiche che si svolgevano a San Marco.
Le entrate, sia per quanto riguarda le gabelle comunali, che le offerte devozionali spettanti al convento
dei minori riformati, erano cospicue per cui non vi era alcuna necessità che il comune
erogasse un proprio contributo.
L'erogazione di pubblico denaro per la festa del santo paolano traeva origine
dal voto fatto dalle popolazioni calabresi scampate al terribile terremoto del 1783, tra le quali
la nostra città, come è documentato dalla deliberazione del decurionato del due
aprile 1826 (
Erogazione 20 ducati annui al santuario San Francesco per ex voto 1783).
Fra l'altro, non vi è neppure certezza che la somma erogata dal Comune nel 1856
-corrispondente al contributo di due annualità- dovesse servire proprio per la festa di San
Francesco di Paola, visto che alcuni mesi prima il decurionato si vedeva respinta dall'Intendente
della Provincia la deliberazione con cui concedeva un contributo di venti ducati per il restauro
della Chiesa di San Francesco il cui muro "
è per cadere".
Ad ogni modo ciò che appare inspiegabile è il motivo per cui nessuna somma
fosse elargita per la chiesa di San Marco Evangelista, vuoi per eventuali restauri nel caso
fosse pericolante o non agibile e vuoi per la festività patronale di cui esiste
testimonianza almeno fin dal 1590.
L'ipotesi più plausibile è che la chiesa fosse stata sconsacrata. Perchè e
da quanto tempo?
Il teologo Salvatore Cristofaro, il quale era nato e abitò proprio
nel palazzo accanto alla chiesa, riferisce nella Cronistoria della città di San Marco
Argentano che la chiesa di San Marco Evangelista intorno al milleottocentotrentacinque
"
non era ancora aperta al culto". Perché? Il Cristofaro non dice se
l'edificio avesse subito danni o se fossero in corso lavori di restauro, ma narra un fatto
che certamente comportava l'interdizione al culto del luogo sacro. Quale sarebbe questo fatto
tanto grave da aver fatto chiudere la chiesa del Patrono della città?
Alcuni cittadini di San Marco assieme ad altri di Cervicati, per vendicare l'eccidio di quindici
cacciatori di quest'ultimo paese, dopo aver catturato due dei responsabili, li decapitarono e posero
le loro teste ai lati di un altare della chiesa.
Era l'anno 1808 e il Cristofaro nascerà circa venti anni dopo, ma ciò nonostante
egli afferma di ricordare, quando ancora fanciullo, provava terrore alla vista di quei due teschi
posti all'interno del tempio. Se la sua testimonianza fosse vera, e non frutto di racconti
posteriori, significa che dal 1808 al 1835 almeno, anno in cui il Cristofaro aveva otto anni,
la chiesa rimase sconsacrata. Ma è molto probabile che fin dal 1799, anno della rivolta
che portò alla costituzione della Repubblica napoletana, la chiesa di San Marco Evangelista
assieme alle altre chiese, ai monasteri e ai Monti di Pietà, fosse stata saccheggiata
di beni e arredi, come attesta l'autore della Cronistoria parlando del periodo giacobino
sammarchese. Sappiamo ancora, sempre dal Cristofaro, che alcuni locali dell'edificio, forse la sagrestia,
furono usati per le riunioni massoniche e per i raduni dei primi carbonari. Sta di fatto che
la chiesa del santo Patrono continuò a restare inagibile o sconsacrata per tutto il periodo del
governo borbonico.
In una appendice alla Cronistoria è riportata una canzonetta in voga a San Marco
nell'Ottocento in cui sono descritti i quattro principali quartieri del paese, tra i quali
"
Santu Marcu lu scumunicatu".
La chiesa risulta ancora non aperta al culto in data 5 ottobre 1863, quando il consiglio comunale
decise di tenervi una pubblica assemblea per l'assegnazione di quote demaniali ad oltre settanta
cittadini, come risulta dall'allegato ad una deliberazione municipale. Poiché l'assegnazione
avveniva per sorteggio, dobbiamo ritenere che il numero dei presenti fosse di molto superiore
ai beneficiari, il che esclude che nella chiesa vi fossero lavori o che essa fosse inagibile.
Lo conferma un'epigrafe, un tempo posta sulla facciata della chiesa e oggi conservata nell'atrio
dell'episcopio, nella quale si legge che il teologo Vincenzo Campagna nel 1848 fece restaurare la chiesa.
L'iscrizione, se da un lato conferma che in quella data la chiesa era agibile, dall'altro apre nuovi
interrogativi sui lavori di cui fu oggetto, sulla sua funzione e sull'origine, argomenti che saranno
affrontati in una prossima storia.
Nell'immagine in alto San Marco Evangelista battezza Dominata e i suoi figli Cassiodoro,
Senatore, Viatore - Dipinto di Luigi de Nicola (Napoli 1765 - Mottafollone 1846)
San Marco Argentano 25.4.2021
Paolo Chiaselotti