Era il 9 luglio 1820 ...
Esattamente due secoli fa anni fa il decurionato di San Marco prendeva in esame una proposta di ampliamento della viabilità
interna. Dobbiamo ricordare che le attuali vie della Repubblica e Duca degli Abruzzi non esistevano e che quello che oggi noi
chiamiamo, per vezzo, il borgo e, pomposamente, città, a quel tempo era entrambe le cose, con la differenza che non vi erano
traffici e scambi di merci con altri centri viciniori, se non in misura molto modesta.
San Marco era un borgo, insignito del titolo onorifico di Città, inerpicato su un'altura e pressocchè chiuso
in se stesso, al pari di tanti altri centri di origine medievale.
Mi rendo conto che è difficile immaginare una San Marco diversa da quella attuale, anche per me che sono vissuto
quando ancora via della Repubblica e via Matteotti non esistevano. Pensare che non vi fosse via Duca degli Abruzzi ci fa
porre immediatamente la domanda: e da dove si entrava?
La risposta a questa domanda è paradossalmente un'altra domanda: chi e perché doveva entrare a San Marco?
Oggi la difficoltà nel concepire un mondo chiuso e autosufficiente è dovuta alla circolazione continua di
persone e mezzi, ma allora trasporto di persone e cose era affidato a cavalli, asini, muli e a qualche carro. I percorsi erano
piccole strade sterrate o selciate.
Vediamo, allora, di quale ampliamento si trattava.
Nella deliberazione di parla della
strada maestra detta San Pietro, la quale per molti è è una strada
completamente sconosciuta e per altri è una stradina senza sbocco che porta in una chiesetta sempre chiusa. Solo
i più anziani, e qualche curioso, sanno di quale strada "
maestra" stiamo parlando, cioè
di quella che portava da Santo Iorio (dove oggi sorge la statua di Padre Pio) fin sotto il Vescovado.
Duecento anni fa, quando era ancora la strada principale, si pensò di collegare ad essa due zone del paese e
precisamente quelle corrispondenti all'attuale quartiere G.Ario Tarrutenio e alle case che sorgono su via Duca degli Abruzzi.
Capisco che sto parlando di cose insignificanti se viste con gli occhi di oggi, ma allora rappresentavano un bell'affare
per coloro che ne avrebbero beneficiato, consentendo il trasporto di merci fin sotto casa.
Ma perché non si era ancora pensato a costruire quella strada che oggi è via Duca degli Abruzzi? Perchè
non serviva al paese. Il solo motivo per cui fu progettata era di carattere strategico militare, come strada di collegamento tra Castrovillari e San Fili, passando per i paesi albanesi, per il transito di truppe e armamenti.
Ai fini del transito interno le due stradine erano sufficienti e i terreni che ne avrebbero beneficiato erano quelli
di alcuni proprietari tra i quali la famiglia Sacchini. Fino a qualche anno fa l'imbocco della strada ove sorge l'attuale
asilo veniva chiamato ponte Sacchini. Le altre famiglie che ne avrebbero tratto un qualche vantaggio erano De Pietro e Talarico,
per citare quellepiù importanti, ma l'intero quartiere cosiddetto del Puzzillo, posto tra la Giudeca e Santa Caterina,
avrebbe beneficiato di questo piccolo collegamento con la strada di Santo Pietro.
I tempi cambiarono, l'economia si estese e quelle due stradine finirono per perdere ogni importanza. Ma ci vorranno quasi settant'anni per il raggiungimento di un obiettivo più ambizioso, cioè quello di collegare San Marco con i suoi
territori a valle e con i paesi albanesi. Nel frattempo era iniziata l'emigrazione verso le Americhe e molti avevano lasciato
da tempo quel piccolo borgo chiuso in sè stesso, con i suoi piccoli appetiti e i grandi soprusi.
San Marco Argentano, 9 luglio 2020
Paolo Chiaselotti