ERA L'8 GIUGNO 1810 ...
Stiamo parlando di oltre due secoli fa, esattamente duecentosette anni addietro,
quando Sammarco, come si chiamava allora, e l'intera regione erano sotto il governo
francese di Gioacchino Murat, cognato di Napoleone, e re di Napoli. Da un anno circa
era stato istituito lo stato civile, per cui le nascite, i matrimoni e i decessi
non erano più registrati nelle parrocchie bensì nella Comune.
Da uno dei primi registri di morte inizia la storia che stiamo per narrarvi, la
storia di una famiglia ancora presente a San Marco Argentano.
Aprendo il "libro dei defunti" dell'anno 1810, al foglio 13, alla data
del nove giugno, troviamo la registrazione della morte di un giovane coltivatore
avvenuta il giorno prima nel quartiere del Puzzillo, corrispondente all'attuale
via Giulio Ario Tarrutenio. Il giovane, di nome Francesco, ha ventisette anni, è
sposato e padre di un bambino di un anno e mezzo. È orfano di padre, mentre
la madre è ancora vivente. La moglie si chiama Agnese, Antonio il figlio,
Vittoria la madre. Il padre defunto si chiamava Vincenzo Gullo. A dichiarare la
morte del giovane sono due abitanti nello stesso quartiere, Pasquale De Bonis calzolaro
e Rafaele Ippolito salassatore.
Volutamente ci siamo soffermati sui particolari della registrazione per darvi un'idea
delle novità introdotte dalle leggi napoleoniche in materia di stato civile.
Rispetto alle annotazioni parrocchiali raccolte nel cosiddetto
Status Animarum,
la Comune registra il maggior numero di informazioni atte ad identificare la persona,
i congiunti e i suoi più stretti parenti, i luoghi e i testimoni: tutti schedati,
insomma, perché non si tratta più di anime volate in cielo o precipitate
all'inferno, ma di individui sociali, o cittadini, portatori di diritti, doveri e interessi specifici.
Il governo dell'epoca sapeva, dunque, tutto di tutti e grazie a questo lo sappiamo
anche noi oggi. Ad esempio Rafaele Ippolito, il testimone, era un paramedico dell'epoca,
cioè faceva i salassi, applicando delle sanguisughe sul corpo dei pazienti,
il più delle volte suoi clienti nel taglio di barba e capelli, sua professione
principale. Il calzolaro, Pasquale De Bonis, era nato a Bisignano ed era sposato
con Mariangela Afflisio, anche lei di Bisignano. Rimasto vedovo, si risposerà,
con Maria Domenica Campolongo di Morano, andando ad abitare alla piazza di sopra.
Possiamo immaginare che al capezzale del morto ci fosse la madre, Vittoria Tricanico,
la moglie Agnese del Vasto con il piccolo Antonio in braccio e, sull'uscio, il barbiere
e il calzolaio, e poichè di tutti costoro conosciamo un frammento di vita
la nostra storia potrebbe continuare fino ai nostri giorni, non solo con il matrimonio
di Antonio con Maria Francesca, con la loro primogenita e tre maschi, con il loro
spostamento nel quartiere Richetto, con i matrimoni di ciascun figlio e dei figli
dei figli, ma anche estendendo la storia alle altre famiglie coinvolte: Del Vasto,
Tricanico, Afflisio, Campilongo, De Bonis, Ippolito ecc.
Come vedete sulla morte di Francesco Gullo possiamo costruire un romanzo inserendovi
quartieri, mestieri, amicizie, lutti, amori, e tutto grazie a ... Napoleone, a suo
fratello Giuseppe e al loro cognato Gioacchino.
Ci fermiamo, invece, alla data di inizio del nostro racconto, ripetendo quello che
fu certamente detto al momento dell'estremo saluto: Pace all'anima sua!
San Marco Argentano 8 giugno 2017
Paolo Chiaselotti
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