ERA IL 2 SETTEMBRE 1871 ... Fu la data di un matrimonio avvenuto a San Marco Argentano. Lo sposo Michele Ferrante aveva trentuno anni, la sposa, Maria Ancangiola Vivone, ventidue. Qualcuno avrà detto o avrebbe detto o direbbe -potenza della lingua!- che il loro destino era segnato. Io non sono tra questi, considerando che sono in grado di leggere a stento il passato. E, per quante ricerche abbia fatto in quello dei due sposi, non ho trovato nulla che possa soddisfare gli appassionati di misteri primordiali, tranne un incidente occorso all'avo di lei, un tale Domenico Vivone, morto in una pischièra per una non meglio precisata mania. Alle tre di notte. Nel rione Joggi di Santa Caterina Albanese. Che cosa ci facesse a quell'ora presso una vasca di allevamento di pesci non so spiegarmelo, nè è riportato nel documento esibito dalla sposa a corredo della promessa di matrimonio e inserito nel cosiddetto "processetto", che gli esperti di ricerche archivistiche ben conoscono. In quanto alla mania, di cui l'atto parla, credo si riferisca a quella di allevare pesci con un comportamento alquanto compulsivo. Ma è solo una mia supposizione. Potrebbe trattarsi di altra mania e, quindi, di suicidio. E se vi fosse stato spinto? Bene, la storia può iniziare con questi ingredienti: la notte, una vasca, un cadavere che vi galleggia tra lo scintillio dei pesci. Roba da inchiesta, di cui non ho trovato traccia, mentre quella parola, "mania", assume un risvolto macabro. Torniamo agli sposi. Andarono ad abitare in contrada Falcicchia, che alla lettera sembrerebbe il diminutivo di falce, ma che per quanto ne sappia era il cognome o il soprannome di qualcuno che abitò in quella zona. Fatto sta che Michele e Maria Arcangela ebbero lì la loro prima bambina, Filomena. E quattro anni dopo la seconda Carmela. Morirono entrambe nel volgere di pochi mesi insieme alla madre. Era il 1876. Michele si risposò nello stesso anno a settembre con Maria Maddalena Sesso, che abitava con la madre, vedova, in contrada Porcagresta. Maria Maddalena si trasferì nella casa dello sposo, a Falcicchia, dove nacquero a distanza di due anni uno dall'altro i figli Francesco, Giuseppe e Filomena. E qui la mia pagina si interromperebbe se un giorno di alcuni anni fa non avessi appreso il seguito di questa storia. Voglio raccontarvela così come è avvenuta, perché si tratta di un racconto nel racconto, inaspettato, che mi lasciò stupefatto e, per alcuni aspetti, profondamente turbato. Prima di continuare voglio garantire ai cultori del retroscena di aver indagato ogni aspetto legato all'origine della seconda moglie di Michele, Maria Arcangiola e di aver trovato nel corso degli anni, anzi di qualche secolo, ad iniziare da documenti risalenti al Seicento, soltanto qualche variazione nel cognome, originariamente Sasso, poi Sessa e in un'occasione Sassonia. Certo, quest'ultimo cognome, scritto seppia su bianco in un atto del 1828, riferito ad una donna altrove registrata con cognome Sesso, non può che rimandarci con la memoria a quell'antico popolo germanico il cui nome significa gente di spada, ovvero bellicoso. Ma questo lo dico solo per dovere di cronaca, senza sapere alcunchè di questa famiglia e di questa donna, se non che fosse l'antenata di mia moglie e di un parente emigrato in Brasile, che amava scrivere sui sentimenti propri e altrui. Poeta, insomma, ricordato col nome di Honorio Jovino. Proprio da questa lontana terra mi giunse una mail con cui venivo informato che Giuseppe Ferrante, figlio di Michele e di Maria Maddalena Sesso (ma tu guarda la coincidenza! stesso nome della "sassone" progenitrice di Honorio) era emigrato in Brasile dove si era accasato e aveva messo su famiglia. Colei che mi informava del prosieguo della linea genealogica da me pubblicata sul sito "L'Ottocento dietro l'angolo" era una nipote di Giuseppe, e precisamente figlia di un figlio di questi, chiamato, in memoria del nonno, Miguel, giudice e poeta. Gloria Ferrante Perez il nome della gentile signora. Chiunque, oggi, abbia a che fare con persone conosciute tramite Internet, per prima cosa va alla ricerca di possibili riferimenti in rete. A volte non vi trova nulla, segno che la persona non ha avuto il piacere, l'onore, il vantaggio, le occasioni -chiamatelo come vi pare- di avvalersi di una notorietà meritata o insperata, altre volte, come nel mio caso, si apre uno spazio così ampio e ricco di informazioni da lasciare stupefatti. "È lei la famosa Gloria Perez autrice di telenovele?" "Sim, sou eu!" fu la risposta. Ma questa è davvero un'altra storia. L'avevo già raccontata su questa stessa rubrica. Il resto lo troverete spulciando tra i cognomi. Ferrante, quelli di Falcicchia, e con un click sulla foto in alto nel racconto di una giornalista. Vi chiederete ora che cosa possano entrarci con la storia di oggi, i Vivona, la vasca dei pesci, le poesie di Honorio Jovino, i sassoni, e senz'altro alcuni di voi diranno che tutto fa brodo pur di rendere una storia affascinante perché misteriosa, mentre altri cercheranno di scoprire i fili che legano eventi e persone nel loro inesorabile destino. Entrambi i pensieri sono legittimi, ma ciò che mi consente di parlarvi di tanti intrecci e di ricavarne sempre di nuovi è il piacere della scoperta, portata a tal punto da chiedermi se tutto ciò che narro sia vero o frutto della mia immaginazione. Un dubbio che è l'essenza del mio esistere. San Marco Argentano, 2 settembre 2018 Paolo Chiaselotti |
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