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ERA IL 29 LUGLIO 1878



Il fatto, che accadde esattamente centoquaranta anni fa, riguarda la nomina temporanea di un segretario al comune di San Marco Argentano.
Perchè ne parlo, trattandosi all'apparenza di argomento privo di alcun interesse?
Questo lo capirete in seguito, intanto vi trascrivo esattamente l'oggetto della deliberazione assunta il 29 luglio 1878 dal consiglio comunale: "Concessione congedo al segretario Raffaele Cristofaro e nomina sostituto"
Nel corpo della deliberazione leggiamo che il segretario si sarebbe dovuto assentare dal lavoro, dovendo recarsi ai bagni marini per ragioni di salute. Le sue funzioni sarebbero state svolte da un giovane impiegato comunale, Luigi Credidio. Il sindaco Luigi Sacchini, però, come risulta dal resoconto della seduta, dichiara di essere in disaccordo con la decisione del consiglio. Il motivo? Non ritiene che l'impiegato "sia suscettibile a disbrigare esattamente tutte le pratiche" definendolo forse con una sottile ironia "un giovine di belle speranze"!

Questo è quanto sono riuscito a trovare nei registri di archivio, oltre ovviamente ai nomi dei cosiglieri e alla trascrizione integrale della deliberazione che ometto perchè nulla aggiunge alla sostanza di quanto ho appena esposto.
Voglio trarre spunto da queste poche informazioni per ricavarne uno spaccato di vita dell'epoca, partendo dalla conoscenza più approfondita dei protagonisti citati.

Iniziamo con il segretario in carica. Egli era figlio di Antonio Cristofaro, avvocato e notaio, e di Aurelia Caruso. Non ho usato il don con cui ognuno di loro veniva rispettosamente chiamato, ma voi fate conto che lo abbia usato, giusto per farvi capire l'importanza della famiglia Cristofaro nel contesto sociale del tempo. Ovviamente lo stesso discorso vale per gli altri protagonisti, ovvero il sostituto, e il sindaco.
Non so dirvi se a quel tempo l'accesso ai pubblici uffici avvenisse per concorso, per chiari meriti o ad libitum del maggiorente di turno, ma sta di fatto che Raffaele Cristofaro doveva avere titoli e capacità per svolgere l'importante funzione di segretario. E senz'altro le sue condizioni di salute non dovevano essere talmente gravi, visto che la cura consisteva nel poter "approfittare" del periodo estivo "per i bagni marini".
Quel verbo "approfittare" non può essere letto come una richiesta specifica dell'interessato, quanto piuttosto come una convenienza suggerita da altri. Il congedo di soli venti giorni appare più come una vacanza che non terapia utile a curare una malattia. Oltretutto sapete come ci si recava ai bagni all'epoca? A dorso di una "vettura", ovvero di un asino, di un cavallo o di mulo, attraverso sentieri impervi perché ancora non erano state costruite strade rotabili.
Un viaggio di quel genere bastava ad annullare ogni benefico effetto, se pure ci fosse stato, di bagni marini o termali. Anche se il brigantaggio era stato debellato da tempo, il timore di cadere vittima di qualche imboscata da parte di malintenzionati richiedeva misure di protezione con armi e scorte. Qualche decennio prima proprio un segretario di San Marco Argentano fu vittima di un sequestro.

Lasciando da parte disagi, paure e inopportunità della terapia, don Raffaele Cristofaro, che all'epoca aveva trentaquattro anni e abitava in quel palazzo che porta ancora il nome della famiglia in piazza Selvaggi, potrebbe essere stato indotto a mettersi in ferie, oppure potrebbe aver chiesto egli stesso un congedo per motivi di salute, in entrambi i casi allo scopo di favorire una temporanea supplenza da parte del Credidio. In un precedente atto di giunta è precisato che, trattandosi di congedo per motivi di salute per tutto il periodo di assenza dal servizio avrebbe conservato il diritto alla retribuzione.

Insomma, il sospetto è che quel "giovane di belle speranze", come il sindaco Sacchini aveva definito Luigi Credidio, avesse delle entrature tra gli amministratori del tempo per fare carriera e poter sostituire un giorno don Raffaele Cristofaro nel prestigioso e meglio remunerato ruolo di segretario comunale.
Come si scoprirà in seguito, il giovane Luigi, che all'epoca aveva ventidue anni compiuti, era già padre, o almeno la voce popolare lo indicava tale, di un marmocchio di due anni allevato dalla madre naturale.
Mi rendo perfettamente conto che che il mio racconto sta scivolando verso il pettegolezzo insignificante, ma siccome non sono uno storico bensí un ficcanaso d'archivio, preferisco ricorrere all'immagine che mi sono fatto del tempo e alle probabili voci che circolavano nel paese, in cui tutti sapevano tutto di tutti. E soprattutto nel paese in cui chi aveva più santi andava in paradiso o, per meglio dire, all'equivalente su questa terra.

Chi fosse questo santo, che aveva la capacità di dare un calcio nel posto giusto all'uomo giusto nel momento giusto, lo ignoro, anche se potrei facilmente scoprirlo. Vi dirò solo che in una delibera di consiglio, di un mese antecedente a quella sopraddetta, un assessore facente funzione di sindaco sollecitava il consiglio ad approvare una deliberazione d'urgenza riguardante proprio il congedo del segretario Cristofaro e la sua sostituzione con il giovane Credidio.
Un'urgenza sospetta, visto che l'approvazione dell'atto avvenne con due delibere sussessive e, quel che più conta, con il parere favorevole di tutti i consiglieri e contro il parere autorevole del sindaco.
Mi chiedo: come mai il giovane Luigi Credidio aveva tanti santi in paradiso quanti erano i consiglieri in carica e solo un diavolo contrario nella persona del sindaco Sacchini?
Devo purtroppo scendere nei pettegolezzi, che questa volta non sono voci di piazza, ma i cosiddetti stracci che volano in pieno consiglio, con accuse reciproche documentate nei resoconti delle sedute.
Vediamo, allora, di scoprire qualcosa di più sul primo cittadino così sarcastico nel giudizio e restio ad affidare l'importante incarico ad un inesperto impiegato. Va detto che la brevità dell'assenza del titolare non giustifica il parere contrario del sindaco: figuriamoci quanto lavoro poteva esserci in soli venti giorni e in piena estate! Dobbiamo supporre che le preoccupazioni del sindaco fossero di ben altra natura e, per scoprire quali fossero, dobbiamo necessariamente andarci a leggere alcuni atti riguardanti la sua persona e quelle di altri consiglieri.
In questo breve racconto sarebbe troppo lungo trascrivere le singole dichiarazioni tratte dai documenti d'archivio, ma chi volesse approfondire l'argomento può leggersi le pagine del "L'Ottocento dietro l'angolo" pubblicate sul sito www.sanmarcoargentano.it

Don Luigi Sacchini aveva esperienze dirette e indirette in fatto di conflitti tra interesse pubblico e privato: come risulta dagli atti, infatti, a volte è accusatore e altre volte è accusato.
Si sa che spesso gli odi maggiori avvengono in famiglia, e quanto al proverbio che suggerisce di lavare i panni sporchi all'interno di questa atavica istituzione, trovo che l'argomento scelto dai contendenti, tra loro apparentati e rispondenti ai cognomi Sacchini e La Regina, per una reciproca accusa sul possesso di terreni nei pressi del Mulino di Mezzo, sia quanto di più opportuno e appropriato. I terreni in questione erano denominati Lavatoio e Stenditoio!
Il sindaco era figlio di Domenico Sacchini e di Maria Francesca Fera, aveva quasi cinquant'anni -quarantotto per l'esattezza- e abitava nell'attuale piazza Garibaldi nel palazzo oggi La Regina, famiglia alla quale era legato da vincoli di affinità, avendo sposato in prime nozze Maria Francesca Agnese La Regina, morta di colera nella casina padronale a valle del territorio.
Il secondo matrimonio con Rosina Falcone lo aveva reso affine anche con i Fazzari da cui quest'ultima discendeva. L'origine familiare e i legami coniugali avevano esteso il patrimonio, la notorietà e l'influenza di don Luigi Sacchini.
La costruzione della principale arteria che collegava San Marco alla nazionale fu una delle battaglie che vide la famiglia Sacchini prevalere su altre che proponevano percorsi viari diversi. Valle Sacchini è ancora oggi la denominazione dell'ultimo tratto della strada che attraversava i terreni delle famiglie La Regina e Sacchini.

Sorge allora il legittimo dubbio che quel breve incarico potesse essere l'avvio di un cambiamento che una classe dirigente ostile al sindaco aveva intenzione di introdurre nel potere esercitato dalla famiglia Sscchini e da persone a loro legate da antica data. Senz'altro la famiglia Cristofaro, la cui presenza sul territorio era assurta a simbolo di rispetto del diritto sia in campo giudiziario che civile, rappresentava un ostacolo al perseguimento di questi obiettivi e anche un piccolo incarico a persona estranea, giovane, e inesperta, poteva essere l'avvio di un ribaltamento di interessi.
Ma qui non bastano i fatterelli, le cronache e i pettegolezzi, ci vogliono quelle argomentazioni frutto di indagini approfondite che solo gli storici sanno fare. Il mio compito è solo quello di riportarvi il più fedelmente possibile quanto ho potuto leggere, come colui che fotografa una piazza o una strada con i suoi occasionali passanti e la espone senza alcun commento.
A proposito di foto, quella in alto che raffigura un imbronciato signore, è un ritratto di don Luigi Sacchini, cortesemente fornita dal compianto prof. Francesco Selvaggi.
Per la cronaca. L'avvocato Luigi Credidio diventerà segretario comunale come attestano i documenti d'archivio. Forse memore di quante critiche i legami di affinità avevano provocato al sindaco che lo aveva osteggiato, evitò sempre di sposarsi, dimostrando di essere davvero un giovane di belle speranze e di prolifiche attitudini.

San Marco Argentano, 29 luglio 2018

Paolo Chiaselotti




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