ERA IL 25 MAGGIO 1878 ... A SAN MARCO ARGENTANO
La storia che vi vogliamo raccontare inizia nel nostro paese il 25 maggio del 1878
con la promessa di Nicola di rispettare il sacro vincolo che lo avrebbe legato per
tutta la vita a Filomena. Forse la gioia della nascita del primo figlio spinse Nicola
a qualche brindisi di troppo, ma senz'altro volle ricordare in maniera originale
il frutto del suo amore: non si accontentò di dargli un nome, ma si esibì
in una performance paterna di dubbia opportunità, ancorché di gusto:
affibbiò all'innocente creatura appena venuta al mondo ben dieci nomi tutti
inizianti con la lettera A.
Nicola, impiegato presso il Tribunale di Cosenza, decise di traferirsi con il suo
fardello familiare in quella città e, per alleviare le cure domestiche della
moglie per la casa e il figlio, portò con sè una bambina di dieci
anni affidatagli dai genitori in cambio di vitto, alloggio, una piccola ricompensa
e la promessa di assicurarle una vita migliore!
La fiducia dei genitori, le cui condizioni economiche erano oltremodo disagiate,
carpita con lusinghe e soprattutto con le rassicurazioni della moglie di Nicola,
fu mal riposta: Gaetanina, nonostante la giovanissima età, divenne la serva
tuttofare della nuova famiglia.
Non sappiamo se Nicola fosse dedito abitualmente a sollevare il gomito o se si limitasse
soltanto a farlo occasionalmente o durante i pasti, certo è che quei dieci
nomi dati impunemente ad una povera anima frutto della consumazione del sacro vincolo
ci inducono a scorgere in questo individuo un lato caratteriale indefinibile. A
quale persona sana di mente verrebbe mai il capriccio di certificare con atto pubblico
la propria abilità a trovare dieci nomi maschili tutti inizianti per A e
di affibiarli tutti e dieci al proprio figlio vita natural durante?
Se le debolezze di Nicola fossero consistite nell'esternazione compulsiva delle
sue abilità onomastiche e in qualche calicetto in più la questione
potrebbe restare confinata tra le tante stravaganze che caratterizzano alcuni individui,
purtroppo però Nicola dimostrerà un lato oscuro e perverso che manifesterà
di lí a poco nel modo più abietto e crudele.
Gaetanina, nonostante avesse meno di undici anni svolgeva lavori non adatti alla
sue età, come lavare i panni al fiume, strofinarli, sbatterli sulla pietra,
stare ore ed ore a contatto con l'acqua fredda e soprattutto, al ritorno, portare
in testa una cesta appesantita ancor più dai capi bagnati.
Questa dolorosa immagine risveglierebbe nelle persone sensibili l'impulso di accostarsi
a lei, sgravarla di quel peso e sostituirsi a lei o almeno aiutarla in quello sforzo
inconcepibile per un bambino.
Nicola, invece, la seguì ubriaco fino al fiume dove la violentò alla
presenza di altri ragazzini lì presenti. Nicola era poco più che trentenne,
la moglie di qualche anno maggiore lo aveva scelto forse per amore, forse per convenienza
o forse per entrambe le cose. Era una madre, aveva un bambino al seno, pur se gravato
da dieci nomi, quando poche ore dopo l'accaduto vide presentarsi in casa quella
bambina piangente senza la cesta dei panni. La fece avvicinare e le chiese cosa
le fosse accaduto: "
Il signore era imbriaco e mi ha preso con la forza e mi
ha trascinato nel Vallone detto la Castagna".
La signora vide la camicetta intrisa di sangue. Capì che quella bambina stava
dicendo la verità: suo marito Nicola l'aveva stuprata. Immaginiamo il dolore
e l'orrore della donna e madre, chissà quale fu il suo primo impulso: un
gesto di pietà, una carezza, le lacrime, un urlo di dolore?
Non lo sappiamo. Sappiamo, invece, per certo, che la fece accostare a sè,
prese una forbice e tagliò quel lembo di camicetta intrisa di sangue che
provava la nefandezza compiuta dal marito.
I genitori non sporsero querela. Da quella violenza nacque un bambino, che la bambina
madre non potè tenere con sè. Non dichiarato, fu dato in affidamento
a qualcuno, non sappiamo a chi, senza che nessuno, tranne i protagonisti di questa
storia, sapesse dove e con chi fosse il bambino. Gaetanina divenuta adulta lo volle
indietro: Raffaele, questo era il suo unico nome, era suo, soltanto suo.
Paolo Chiaselotti
Il fatto, accaduto il 14 marzo 1880 a Cosenza allo Spirito Santo, è documentato
negli atti d'archivio del Tribunale Penale di Cosenza conservati presso l'Archivio
di Stato.
In alto particolare di un quadro di Filippo Carcano - 1886