ERA IL 23 SETTEMBRE 1812 ...
Il titolo della storia di oggi potrebbe essere
"LA MORTE NON HA FRETTA"
Non so perché, ma qualcosa mi dice che il titolo non è del tutto appropriato,
anche se è proprio la signora in nero la maggiore protagonista.
Giudicate voi.
Pietro D'Ambrosio è un gualano prossimo ai quaranta. Siamo in una San Marco
popolata di truppe francesi e per la precisione nel quartiere di Sant'Antonio Abate,
quello del porcellino per capirci o se volete quello dell'Herpes Zoster. Il gualano
era il contadino che arava la terra con una coppia di buoi, un po' come guidare
un trattore di cento cavalli oggi. Gli nascono due gemelline, come oggi, ma nel
1812 era un mercoledì. Le chiama Maria Teresa e Maria Francesca e vengono
registrate rispettivamente al numero settantuno e al numero settantadue del registro
delle nascite. Le troviamo registrate nuovamente dopo tre giorni una e dopo quattro
giorni l'altra. Questa volta sul registro delle morti.
Cose che capitano, o per meglio dire, che capitavano spesso, tanto che le lacrime
erano sprecate.
Pietro, se non avrà pianto, avrà sicuramente imprecato contro la malasorte
che lo perseguitava.
A gennaio era morta sua moglie Anna Cauteruccio, esattamente il quattro gennaio.
Non si perde d'animo e venticinque giorni dopo porta una nuova moglie all'altare:
Maria Condino, vedova anche lei, quasi coetanea e abbastanza maturi entrambi per
capire che cosa fare la prima notte.
Tutto a regola d'arte. Nove mesi esatti e nascono le due gemelline.
E il caso di dire che la morte le aspettasse dietro l'uscio. Pietro è testardo.
La sfida successiva la perde nuovamente e la perde di brutto: il figlio e la moglie
gli muoiono lo stesso anno a distanza di un mese. Siamo nel 1817. Se i francesi
portavano jella, anche Ferdinando non scherza.
Chiunque avrebbe buttato basto e sella (qui, però, si dice
mastu e seddra),
ma Pietro no. L'anno successivo si sposa per la terza volta. Ancora una vedova.
Questa volta molto più giovane e con il suo stesso cognome. Nessuna parentela.
Intanto è diventato massaro. Si trasferisce dal quartiere del
porcellino
a quello più esclusivo del Casalicchio. Un anno e nasce un maschio. Gli mette
il nome del re: Ferdinando. Spera gli porti bene.
È così: lunga vita al re! La vita continua. Ferdinando si sposa. Un
bel numero di figli e soprattutto due maschi che continuano la stirpe. Il figlio
di uno dà scacco alla morte sette volte su dodici, quanti sono i figli. La
moglie può allattarli tutti: quello che non manca è proprio la salute.
E il latte per nutrire i nati. Ce n'è anche per un altro, uno sventurato abbandonato
dai genitori. Ma sì. Dove mangiano sette ne magerà uno a scapicchio!
La vita si è ripresa la rivincita.
Ma se la salute non manca, mancano i soldi. Son cambiati tempi e regnanti. Si abbandona
la terra per andare per mare.
Mi fermo qui. Quel titolo era sbagliato o niente affatto azzeccato.
Sono passati anni e anni, più di un secolo.
Per curiosità ho cercato di scoprire chi fossero i discendenti di quel Pietro.
Non sono quelli che avrei creduto. La storia si ferma lì, senza alcun seguito.
Per molti anni. Almeno dieci dalle mie ricerche.
Mio nonno era nato a San Marco. Si chiamava Liberato ... ed era stato allevato da
...
Forse l'avete intuito. Un discendente.
Prima un giovane, poi sua sorella fanno un viaggio dal Brasile fino a San Marco
per conoscere la loro storia. Gliel'ho potuta raccontare. A voce. Prima ad Henrique,
poi ad Iris.
La morte me ne ha lasciato il tempo.
San Marco Argentano, 23 settembre 2018
Paolo Chiaselotti