ERA IL 20 MAGGIO 1972 ... IN MEZZO ALL'ATLANTICO
Il suo corpo fu trovato riverso nella stiva. Era morto. Non era difficile per gente
poco avvezza a muoversi su navi in balia delle tempeste e per giunta ammassate di
persone e di merci. Il posto dove dormire era il giaciglio che ognuno aveva portato
con sé e più spesso il corpo di un parente o di un amico. Il brigantino
D'Amico su cui viaggiava stava solcando le acque da circa una settimana e i passeggeri
costretti a spartire quel piccolo spazio addossati uno all'altro avevano finito
per conoscersi e conoscere la storia del vicino. La voce della morte di un passeggero
si era sparsa immediatamente. Una donna tenendo stretti a sè i figli chiedeva
ad un marinaio se avesse visto suo marito che si era allontanato per cercare il
figlio maggiore. Il marinaio le disse che giaceva senza vita sul fondo della stiva
con il cranio fracassato.
Questa è la scena che possiamo immaginare sia accaduta il giorno 20 maggio
del 1872 a bordo di una nave che trasportava casse di vino e persone diretta a New
York. Il quel momento si trovava in mezzo all'Atlantico. Il capitano Mariano Esposito,
il secondo Antonio Ansante e il nostromo Gennaro Esposito furono coloro che constatarono
la morte del passeggero e verificarono la sua identità: Francesco Micieli
nativo di San Marco Argentano in provincia di Cosenza. Dopo ventiquattr'ore letta
l'orazione funebre tra il pianto disperato della moglie Maria Rosaria e dei figli
e la commozione degli altri passeggeri il cadavere fu fatto scivolare in mare.
La tragica storia potrebbe finire qui, ma i protagonisti di questa storia portavano
con sè un segreto che solo dopo oltre un secolo venne alla luce. La morte,
stando alle dichiarazioni ufficiali, fu accidentale a seguito di una caduta dal
letto. E' difficile credere che Francesco e la sua famiglia dormissero nei letti,
cosa riservata in quegli anni solo al personale di bordo di grado elevato e a pochissimi
passeggeri con maggiore disponibilità di denaro.
Il carico di vini che la nave trasportava potrebbe essere una probabile causa della
tragica morte di Francesco, travolto da una o più casse, oppure che egli
sia precipitato involontariamente nella stiva. Ma non possiamo neppure escludere
che sia stato ucciso e rapinato di quel po' di denaro che ogni emigrato aveva con
sè. E può darsi che Francesco ne avesse più del necessario
...
Perchè? Per il semplice fatto che il numero dei figli non corrispondeva esattamente
a quelli che la coppia aveva: c'era un ragazzino di circa otto anni che non somigliava
affatto né ai genitori, nè ad alcuni dei fratelli maggiori. Il suo
nome era Giovanni.
Fu lui la causa indiretta della morte di Francesco? E cosa c'entra la sua presenza
sulla nave e il fatto che Francesco avesse più soldi del dovuto?
Solo ipotesi ovviamente, ma a quel tempo non era difficile che qualche emigrante
portasse con sè bambini spacciandoli per figli, nipoti o congiunti. Alcuni
di loro venivano affidati dai genitori naturali a gente senza scrupoli che prometteva
un futuro di speranze e di ricchezza oltre oceano, altri erano figli senza genitori
affidati per il sostentamento ad una coppia al momento della nascita che poi finivano
per diventare parte integrante della nuova famiglia.
Era il caso di Giovanni: era nato da genitori ignoti e fu affidato a Maria Rosaria
Bianco per essere nutrito. Dopo otto anni dalla nascita Giovanni era ancora con
i genitori adottivi, che però non lo avevano mai adottato, pur considerandolo
ormai come un proprio figlio. Fu così che al momento dello sbarco Giovanni
fu dichiarato come figlio, e quindi con cognome Micieli, cioè lo stesso del
presunto padre deceduto. Passarono gli anni e alla morte di Giovanni, avvenuta in
Brasile, uno dei suoi nipoti decise di richiedere la cittadinanza italiana.
Si rivolse al comune di origine per ottenere un certificato di nascita del nonno
Giovanni Micieli, ma la risposta fu che a San Marco Argentano non risultava mai
nata alcuna persona con queste generalità. Il nipote decise di venire personalmente
in Italia per risolvere una questione per lui di vitale importanza e, all'apparenza,
di una evidenza incontrovertibile: tutti i documenti dell'avo facevano riferimento
a quel nome a quel cognome e alla data di nascita avvenuta a San Marco Argentano.
Si scoprì così che tutto coincideva, tranne il cognome, che era e
rimase sempre a tutti gli effetti quello dell'infante abbandonato nella casa della
pia ricevitrice Maria Crocifissa Rondinello e affidato per esser nutrito a Maria
Rosaria Bianco moglie di Francesco Micieli.
Questo fu l'epilogo della storia: Giovanni Micieli per l'Italia non era mai esistito!
Forse, se il padre non fosse morto in quelle tragiche circostanze, al momento dello
sbarco dal bastimento l'Amico quel ragazzo bruno sarebbe stato dichiarato con le
sue esatte generalità: Giovanni Richetto.
Paolo Chiaselotti
(Foto di Enrico Bonocore, Fondazione Paolo Cresci, tratta dal sito http://www.emigrazione.it/?pag=lab4.html
http://www.emigrazione.it/didattica/4.jpg Donne e bambini emigranti, 1913)