Indice Genealogie
GENEALOGIE SANMARCHESI


TERMINE



Erano le undici e cinque minuti di lunedì ventiquattro febbraio del milleottocentonovantasei quando, nella propria casa in via Capo le Rose, la signora Maria Delfa diede alla luce la sua terza bambina. "A figlia fimmina e a mala nuttata" era il disappunto del genitore che attendeva un erede maschio. Non sappiamo se Giuseppe Termine, il padre di Angela, di Celeste e ora di Emilia, abbia detto o pensato qualcosa di simile, nonostante fosse "possidente" a quanto risulta nell'atto di nascita della figlia.
Un fatto è certo che non potè neppure attribuire alla moglie, come spesso i mariti fanno, la colpa genitoriale, visto che in casa Guaglianone, lei era sì la terza nata, ma dopo due vigorosi maschi. Del resto la moglie aveva appena ventitre anni e anche se lui ne aveva quasi venti anni più di lei, avrebbero avuto tempo e forze per mettere al mondo altri figli. Così fecero e furono immediatamente premiati: Francesco, il maschio, stesso nome del nonno, nacque due anni dopo e poi ...
A volte mi lascio prendere dal desiderio di proseguire, dimenticandomi che il mio compito è quello di tornare indietro, ovvero di raccontare il passato di ogni famiglia.
Quando compare questo cognome a San Marco? Lo troviamo registrato per la prima volta nel catasto onciario del millesettecentocinquantaquattro con Paolo Termine, un lavoratore agricolo di trentasei anni, sposato con Anna Oliva di trent'anni, genitori di tre figli: Pasquale, Angela e Nicola, rispettivamente di dieci, otto e un anno. Con loro abita un fratello di Paolo di nome Diego, ventottenne.
Dove abitano? Abitano in una casupola rurale nel quartiere Santomarco, che allora era fuori la città, in un terreno di tre tomolate, con gelsi, vigna e alberi da frutta. Hanno un altro terreno di sedici tomolate alla Molara, con vigna, gelsi, castagni e querce e ancora una vigna con fichi, gelsi e olivi di una tomolata e mezza. Pur vivendo a Santomarco, hanno una casa a due piani a Capo delle Rose, per la quale pagano il fitto a don Pietro Selvaggio. Hanno un somaro. Ma di chi erano le proprietà? Del Capitolo, del Seminario, della Prebenda di San Nicola Magno, del Beneficio della Presentazione, insomma tutte proprietà ecclesiastiche. Esiste un documento, conservato nell'archivio privato della famiglia Selvaggi, da cui risulta che un tal Carlo Termine, nel 1727, abita in una casa a Capo delle Rose, già posseduta da don Bernardino Santisosti e da questi venduta a Pietro Selvaggi, chierico di anni diciotto, rappresentato dal fratello Carlo Selvaggi.
Il documento attesta, quindi, che fin dai primissimi anni del Settecento la casa di Capo delle Rose era abitata o utilizzata dai Termine e che probabilmente Carlo Termine era il padre o un prossimo ascendente dei citati fratelli Paolo e Diego.
Ma che c'entrano queste persone con la famiglia di Paolo? Bene, quel piccolo Nicola di un anno (nel 1754) è il trisavolo della piccola Emilia che ... abbiamo visto nascere!
Un tempo la nobiltà delle famiglie era affidata più che ai titoli nobiliari, alla antichità dei progenitori: più si potevano contare lontano negli anni o nei secoli e più si poteva vantare una "nobile" origine. Una volta, ma una volta davvero, cioè nel Medioevo, quando un Farinata degli Uberti chiedeva a un Dante Alighieri :"Chi fuor li maggior tua?"
Poi la stirpe si fece sostanza e ci vollero terreni, quattrini, matrimoni e lavoro, degli altri, su cui arricchirsi.
Beh, diciamo che i Termine di cui parliamo erano gli altri, ovvero quelli che lavoravano. Poco male, almeno non avranno scrupoli sulla coscienza e potranno orgogliosamente dire: abitiamo da più di due secoli a San Marco! Ma supponiamo che a qualcuno venga il capriccio di farsi uno stemma araldico, un po' come facevano i nobili un tempo, ricavando dal cognome o dal luogo di origine, o da un'impresa, o da un animale, o da una pianta lo stemma, quale simbolo sceglierebbe?
Nessuno dei discendenti della famiglia Termine si pose mai un simile problema, ma un giorno capitò qui un signore proveniente dall'Argentina che, dopo aver a lungo creduto di avere origini siciliane, scoprì che i suoi avi provenivano da San Marco Argentano e che non solo avevano lo stesso cognome delle persone di cui ho parlato, ma avevano anche in comune quel nome Paolo che contrassegnò più generazioni.
Quel signore si era divertito seriamente a creare un simbolo, un'immagine, oggi diremmo un "brand" della famiglia di origine e ne portò una copia ai suoi ritrovati e sconosciuti parenti. Lo ricordo ancora, come se fosse oggi, anche perché ne conservai un'immagine fotografica che ho il piacere di riproporre in questa pagina, in ricordo di quel giorno.
Peccato che non sapesse che nel documento del Settecento, il catasto onciario, ci fosse scritto: possiede un somarino, cioè un asinello, un animale nobile, perseverante e umile.
Riguardo l'origine di questa famiglia non ho trovato traccia di provenienze da altro territorio e non mi convince molto l'ipotesi di una derivazione del cognome dalla città di Termini Imerese in Sicilia (che deriva dalle Terme dell'antica città di Imera), in quanto esso era "Tierminu" nella parlata locale, con significato di limite poderale e più genericamente di confine, mentre se fosse derivato dal nome della città sicula avrebbe conservato la forma Termini.


Vedi anche genealogia Termine

San Marco Argentano, 24 febbraio 2021

Paolo Chiaselotti

"GENEALOGIE" e "ACCADDE OGGI" sono due rubriche curate da Paolo Chiaselotti
Up
LA STORIA LE STORIE

RACCONTA LA TUA STORIA
info@lastorialestorie.it