SPINELLI. Il cinque maggio del 1821 moriva, nella sperduta isola di Sant'Elena, Napoleone Bonaparte. Nello stesso giorno a San Marco Argentano si spegneva la giovanissima vita di Michele Spinelli. Il fatto che oggi a distanza di duecento anni io possa accostare le due morti così distanti tra loro per storia e luogo di morte mi fa riflettere sulla relatività dello spazio e del tempo. Mi rendo conto che vi sono decine di altri aspetti su cui potrei rivolgere la mia attenzione, ma finirei la mia esistenza senza aver potuto pubblicare questa pagina. L'interesse estremamente limitato delle mie storie fa sì che la morte di Napoleone sia solo un'occasione per parlare di persone a me molto più vicine per luogo di frequentazione e per storia di vita. Assieme a me credo che vi sia qualche centinaio di persone sparse un po' dovunque che condividono con me la storia di un cognome ormai scomparso da San Marco, piuttosto che i ricordi scolastici dell'imperatore morto in esilio. Di quest'ultimo esistono talmente tanti studi, ricerche, pubblicazioni che ogni altra aggiunta non farebbe che aumentare non le conoscenze che abbiamo della sua vita ma il novero delle persone che ne scrivono, mentre parlare di due "illustri" sconosciuti come quelli sopra raffigurati, partendo rispettivamente da un loro zio e prozio morto senza aver lasciato traccia di sè, mi gratifica della sincera attenzione di cui gode enormemente un piccolo uomo di provincia. È un po' come scendere in piazza, prendere un caffè e fare due chiacchiere tra amici, cose che in questo periodo di pandemia rendono un piccolo e quasi deserto borgo calabrese molto simile a quella piccolissima isola sperduta nell'Atlantico, in cui finì la grandezza di Napoleone. Il piccolo Michele Spinelli, tre mesi non ancora compiuti, che avrebbe dovuto testimoniare e perpetuare la progenie presente a San Marco fin dal secolo precedente, fu "inutile", dispiace dirlo, in quanto non adempì a quel compito che i genitori gli avevano imposto fin dalla nascita ed ora, a distanza di duecento anni, tocca a me riesumare i propositi e il seguito della storia. Intanto posso dirvi che quel volere a tutti i costi perpetuare i nomi degli avi non sempre riesce e a volte pare che porti anche un po' di ... sfiga. Nel corso degli anni la corsa sfrenata a dare il nome del capostipite alle donne piuttosto che ai maschi le vide morire quasi tutte nei primissimi mesi di vita e anche l'ultima, raggiunto il traguardo del matrimonio, si spense appena dopo le nozze a diciotto anni. Il nome al maschile, nell'unico caso che avvenne, come abbiamo visto, non ebbe miglior fortuna. Chi invece riuscì nel compito di continuare la storia di famiglia fu Giuseppe, fratello dello sfortunato Michele e nonno dell'omonimo sottotenente raffigurato nella foto. Sposatosi con Raffaela Marzullo, nata nel 1821, ebbe quattordici figli, alcuni morti prematuramente. Tra questi Attilio Vincenzo (nella foto) e Francesco, nato nel 1850, che portò a compimento le speranze avite di continuare la progenie. A volte le circostanze fanno sì che i destini delle persone abbiano qualche disegno preordinato e se nessuno se ne accorge ecco che a mettere insieme vite così diverse e lontane ci pensa chi "legge le carte" ... con maggior attenzione. Qualcuno vi potrebbe far notare che tra questa famiglia e Napoleone ci sono sottili percorsi che si intrecciano, come ad esempio la data suddetta, oppure quel nome Giuseppe padre di Francesco, che sono i nomi che Napoleone mise al proprio figlio. Oppure potrebbe dirvi che quel cognome Spinelli era lo stesso della grande famiglia che sotto vari titoli governò vari possedimenti sotto il Regno dei Borbone, a cui proprio Giuseppe Napoleone Bonaparte tolse la corona. Insomma a voler trovare appigli su cui arrampicarsi non ci vuole un Cagliostro e la cosa, credetemi, può tornare estremamente utile, perché partendo da queste curiosità possiamo capire se quell'uomo morto a Sant'Elena il cinque maggio 1821 ci ha lasciato una qualche eredità! Vedi anche Albero Genealogico Spinelli Nelle foto Attilio Vincenzo e Giuseppe Spinelli San Marco Argentano, 5 maggio 2021 Paolo Chiaselotti |
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