INDICE GENEALOGIE.
PERROTTA - CRISTOFARO. Ritratti (da sinistra) di Maria Felice Cristofaro, del marito Vincenzo Perrotta, della figlia Carmela (per gentile concessione della dott.ssa Eleonora Perrotta)
Le immagini soprariprodotte sono le foto di quadri conservati da una discendente della famiglia Perrotta.
È la prima volta che mi trovo ad esaminare non ritratti fotografici, ma ad olio, realizzati
quando ancora, almeno qui in Calabria, si sapeva poco o niente di dagherrotipi e di successive applicazioni
della fotografia. Poiché le due donne, madre e figlia, morirono nel 1866, entrambi i ritratti furono realizzati prima di questa data e tenendo conto che la giovane, Carmela Perrotta, nata nel 1845, si era sposata nel 1864, dobbiamo ritenere che il ritratto fu eseguito intorno a quest'ultimo anno. Allo stesso periodo ritengo che siano attribuibili i ritratti dei genitori Vincenzo Perrotta e Maria Felice Cristofaro (il suo nome di battesimo era Anna Felice), nati rispettivamente nel 1820 e nel 1825. Chi erano queste persone che decisero di farsi ritrarre e chi fu l'autore dei quadri? Il capofamiglia Vincenzo Perrotta era un farmacista, la moglie era la sorella dell'autore della Cronistoria, il teologo Salvatore Cristofaro. La famiglia Perrotta, all'epoca, abitava nel quartiere detto del Puzzillo o di Santo Petruzzo, mentre la famiglia da cui proveniva Anna Felice aveva la propria casa nel quartiere Santo Marco. Suppongo che a commissionare i quadri fosse stata Anna Felice Cristofaro e che l'autore fosse un pittore locale, Francesco Maria Nicola Pagano, nato nel 1846, legato da comune parentela alla famiglia d'origine di Anna Felice e anch'egli abitante nel quartiere di Santo Marco. Ho trovato anche legami parentali tra Pagano e un altro ceppo Perrotta, ma non saprei dire se comune a quello di cui sto riferendo, che era originario di Grisolia e presente a San Marco dagli inizi dell'Ottocento. I Cristofaro, invece, erano presenti a San Marco fin dal Cinquecento/Seicento, come è attestato dalla Platea del Monastero di Santa Chiara. Il fratello di Anna Felice, l'autore della Cronistoria (ma sarebbe più esatto dire l'autore dei manoscritti usati dal nipote, l'avvocato Francesco Cristofaro, per confezionare una storia di San Marco Argentano), non fa alcun cenno alla famiglia a cui la sorella si era legata, ma neppure a fatti importanti riguardanti il ceppo Cristofaro a cui apparteneva. Accenna soltanto ad affinità con le famiglie Filosa e Talarico. I tre ceppi Cristofaro, ad uno dei quali appartenevano Anna Felice e il fratello Salvatore, traevano origine da Giuseppe e Fortunata Pisano, i cui figli Domenico, Michele e Antonio, furono i capostipiti di altrettante diramazioni familiari. Il fatto che Salvatore Cristofaro non accenni mai agli altri due rami parentali fa supporre che tra i discendenti dei tre fratelli non corresse buon sangue. Ciascuno di loro aveva un'abitazione a sè: Domenico e Michele a Santo Marco, Antonio alla piazza di basso. Con riferimento al presente il palazzo della famiglia di Domenico era quello dell'attuale hotel Don Carlo, il palazzo di Michele era l'edificio che si trova sul lato opposto, a lato della fontana, e quello di Antonio Cristofaro, in piazza Selvaggi, è tuttora proprietà di un omonimo discendente. Quando nel 1848 un grave fatto di sangue determinò un'insanabile rottura tra le famiglie di Domenico e Antonio, probabilmente l'inimicizia si estese anche alla famiglia di Michele, a causa di un'accusa rivolta ad un loro congiunto, Salvatore Talarico, rivelatasi però infondata. La famiglia di Vincenzo Perrotta seppe tenersi estranea alle vicende che videro i due ceppi collaterali di Anna Felice fieramente nemici e, passati alcuni anni, le famiglie di Michele e di Antonio superarono i malintesi dovuti all'accusa infondata e il legame parentale si rinsaldò attraverso il matrimonio di due cugini. I ritratti delle due donne, madre e figlia, e quello del marito e padre al centro, rispecchiano bene non solo un tratto distintivo di due importanti famiglie del tempo, ma anche un percorso che si snoda dal 1848 al 1866, solo in apparenza privato, ma per i risvolti economici, sociali e politici di interesse storico. Iniziamo dai caratteri. Le due donne Cristofaro, madre e figlia, esprimono sia nell'aspetto fisico che nell'atteggiamento una presenza e una volontà di agire che non si scorge nella figura del capofamiglia. Anche l'abito e i gioielli che le donne indossano denotano, in particolare quelli della madre, una ricchezza che contrasta con l'aspetto sobrio del capofamiglia, seduto in modo da apparire più naturale e senza alcuna ostentazione della sua posizione sociale. È invece donna Anna Felice Cristofaro, con il suo aspetto mascolino e con la mano inanellata che tocca il medaglione sul petto, ad ostentare una sua priorità familiare. Succedeva, infatti, che le donne appartenenti a famiglie con più antica e consolidata presenza continuassero, anche dopo il matrimonio, a conservare un ruolo dominante, al punto tale che il loro cognome da nubili si sovrapponeva o addirittura sostituiva quello del marito. Nonostante don Vincenzo Perrotta fosse farmacista e dopo l'Unità d'Italia consigliere, assessore e per poco tempo cassiere del Comune, la sua presenza, inequivocabilmente favorevole al nuovo corso politico, risulta sobria e priva di manifestazioni di qualsiasi genere. Il suo nome non compare tra gli imputati per i moti del '48, né compare in alcun modo nel sopracitato fatto di sangue riguardante il ramo collaterale della moglie. Nonostante la sua abitazione fosse a pochi metri dal luogo in cui fu ucciso Francesco Cristofaro, figlio di Antonio, precisamente sul finire dell'attuale via Pasquale Candela, sotto i palazzi Campagna e Cristofaro, e nonostante l'intero quartiere fosse stato coinvolto per presenze dirette, testimonianze e indagini, né lui né alcuno della sua famiglia fu mai chiamato a testimoniare. L'assoluta estraneità ad un fatto che non solo nel momento in cui avvenne, ma soprattutto che nei giorni e nei mesi successivi continuò ad essere sulla bocca di tutti per la notorietà delle persone in causa e per l'implicazione di altre persone, denota il carattere estremamente moderato e, soprattutto, la volontà di non alimentare con le proprie dichiarazioni ulteriori odi e divisioni. San Marco Argentano, 21.2.2024 Paolo Chiaselotti Vedi anche Cognomi - Cristofaro Cognomi - Perrotta |
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