INDICE GENEALOGIE
Questa bella foto, anteriore al 1901, ritrae la famiglia di Francesco Filippo Fera con la moglie
Concetta Arcuri e alcuni dei loro figli (per gentile concessione della signora
Franca Maria Viapiana, discendente della famiglia Fera).
Alcuni giorni fa, nel corso di un incontro con alcuni docenti universitari in visita di studio
nel nostro Comune 1, fu chiesto ad alcuni partecipanti, tra cui il
sottoscritto, quale prospettiva futura intravedevano per il lavoro che stavano svolgendo.
Senza alcun imbarazzo, avendo spiegato che mi occupavo di genealogie locali, ho risposto che il futuro poteva consistere nel far parlare i morti! Poiché da qualche intervento successivo ho compreso che ero stato frainteso, nel senso che l'idea dei defunti 'intelligenti' fosse una localizzazione informatizzata delle loro dimore cimiteriali, voglio chiarire qual era il mio pensiero sulla prospettiva futura di una genealogia adeguata ai tempi. In fondo che i morti 'parlino' non è un concetto privo di senso. La storia non fa altro che cercare documentazioni sulla vita dei protagonisti e testimoni delle vicende che li riguardano, il che, detto in maniera forse inappropriata ma fondamentalmente veritiera, significa ascoltare le voci del passato. Ora, il secolare ricorso alla carta stampata ci ha fatto immergere nelle letture della storia, ma da oltre un secolo a questa parte a raccontarci la storia sono anche le immagini fotografiche e le registrazioni audiovisive. Sentire la voce originale di un Benito Mussolini o della sua prima vittima, Giacomo Matteotti, e le loro immagini registrate significa, in fondo, ascoltare la voce di persone morte. Per cui far parlare i morti non è poi un'idea tanto eccezionale. È, però, in qualche modo, innovativo renderli protagonisti diretti della loro storia, attraverso riproduzioni audiovisive, in cui agiscono, parlano e mostrano il loro vissuto. Ma anche questo è un aspetto che già esiste nelle rievocazioni storiche dal vivo, o teatrali o cinematografiche. In che cosa consisterebbe, dunque, un uso inedito e 'impensabile' della vita passata narrata dagli stessi protagonisti? Oggi abbiamo a diposizione sistemi informatizzati che possono non solo narrare, ma interagire con un interlocutore. Attraverso l'intelligenza artificiale, che a molti incute timori di un futuro disumanizzato, il protagonista di un evento storico, ma anche il defunto 'qualunque', possono dare risposte complesse a seconda dell'autonomia decisionale che un programmatore è riuscito a inserire. Tali risposte che non fanno parte del programma, cioè non sono state programmate, ma sono frutto di una capacità di ricerca autonoma del 'defunto informatizzato', possono spaziare da semplici ricerche d'archivio sulla propria esistenza o su quella dei familiari, ma anche estendersi a quegli eventi nazionali e internazionali avvenuti quando il defunto era in vita. L'intelligenza artificiale, può far sì che un defunto possa trasformarsi in uno storico, con un grosso vantaggio per l'interlocutore: poter disporre non di un contenitore di notizie, una sorta di database parlante, che sarebbe alquanto banale e utile solo ai non vedenti, ma di un esperto che accresce e affina le capacità dell'interlocutore nell'indagine storica. Non si tratta, come qualcuno può pensare di mettere in campo solo esperti informatici, ma figure professionali in grado di determinare a quali fonti accedere e i livelli culturali delle risposte sulla base delle domande formulate. Credo che, a questo punto, ognuno possa farsi un'idea di quanti 'morti intelligenti' potrebbero 'vivere'. Pensiamo ai musei, agli archivi di qualsiasi genere, ai sacrari militari, alle istituzioni religiose e così via. Date un'occhiata alla foto di apertura, che senza difficoltà un programmatore un tantino esperto potrebbe far rivivere, facendo muovere le figure che vi sono ritratte, facendole alzare, allontanarsi, parlare fra loro e, soprattutto, essere in grado di dare una qualche risposta alle nostre domande. «Vorrei chiedere al signore con la barba, al centro, come si chiama» potrebbe essere, ad esempio, una delle più semplici domande che gli potremmo porre e, a seguire, tutte quelle che la mente di ognuno di noi ci suggerisce. Proviamo solo ad immaginare che una qualsiasi delle altre persone entri nel discorso per smentire, confermare, ampliare le informazioni fornite dall'altro. Tutto questo con l'intelligenza artificiale è possibile e, per quanto io riesca ad intuire, rientrare anche nell'ambito di una giocosa, ma formativa, esperienza informatica. L'interesse per tali applicazioni è comprensibilmente soggetto a costi, ma conoscendo gli appetiti umani verso ogni genere di profitto, non escludo che possano, ad esempio, essere gli attuali fornitori di servizi di telefonia a gestire simili 'contatti mortuari', con una comunicazione ottenuta mediante l'accostamento del cellulare o dello strumento che lo sostituirà, il tutto alla modica cifra di cinque euro, comprendente un albero genealogico gratuito. Non mi dispiacerebbe. In fondo potrei sempre vantarmi, da morto, di aver anticipato i tempi da vivo. S.Marco Argentano, 20 settembre 2024 Paolo Chiaselotti
1 Giornata di studi della XIII Summer School di Alta Formazione in Sociologia del Territorio, tenutasi a
San Marco Argentano, promossa dall'Associazione Italiana di Sociologia (AIS), dal Dipartimento di Scienze Politiche e
Sociali (DISPeS ) e dal Dipartimento di Scienze Aziendali e Giuridiche dell'Università della Calabria.
Ho scoperto attraverso la rete che la mia idea non è affatto originale. Pare che in Corea del Sud abbiano realizzato qualcosa di simile, per far 'rivivere' e proseguire virtualmente affetti perduti. Il mio immaginario non comprende questo aspetto, per tutte le conseguenze che esso può avere sotto il profilo psicologico ed emotivo, ma riguarda solo applicazioni a fini didattici e educativi. Purtroppo, mi rendo conto che l'intelligenza artificiale, come tutte le relazioni umane, può avere applicazioni e fini non sempre positivi, tuttavia, essendoci all'origine l'intelligenza umana, temo più quest'ultima che la prima. |
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