Perdonatemi se una volta tanto non "parlerò bene" di San Marco Argentano,
il paese in cui vivo da oltre sessant'anni e che mi è caro per vari motivi, ad iniziare
dalle mie origini materne.
I due attributi con cui San Marco è conosciuta sono
paese dei nobili e
amante dei forestieri; quest'ultima definizione trasformata all'occorrenza
in
città ospitale.
Una volta si diceva, infatti, che ad ogni forestiero, chiunque fosse, appena arrivato alla Matina si
attribuisse il titolo onorifico Don. Che fosse vero o meno, il detto evidenziava la predilezione
verso le classi sociali elevate e non a caso era stata scelta la Matina, considerata,
se non l'unica, la principale via di accesso al "paese dei nobili".
Posso testimoniare che, da quando ebbi modo di frequentare San Marco, il Don era patrimonio
di varie persone che, pur non essendo preti, nobili, o appartenenti
a famiglie storiche, potevano vantare questo privilegio personale.
A questo proposito voglio ricordare due episodi che mi accaddero quando ero un ragazzino.
Un uomo, distinto e garbato, al quale mi ero rivolto anteponendo al suo nome l'appellativo
generico di signore, mi disse che dovevo chiamarlo don Antonio e non signor Antonio. Una donna,
alla quale mi ero rivolto chiamandola signora, convinta che volessi canzonarla per la sua
condizione di povertà, mi rimproverò così aspramente da farmi sospettare
che per lei il termine signora significasse tutt'altro! Ovviamente mi riferisco a oltre
sessant'anni fa.
In tempi più recenti, dilettandomi nelle ricerche d'archivio e in particolare nella
consultazione di vecchi registri dello stato civile, notai che in quelli di San Marco
i testi prestampati fino al 1835, sui quali bisognava scrivere a penna nascite, matrimoni e
morti, presentavano una vistosa cancellatura, come se quella parte della stampa non fosse
adatta al caso. La voce che veniva cancellata era
Signor, o
Signora,
a seconda dei generi, che precedeva il nome della persona registrata. Riguardando con maggior
attenzione questa insolita cancellatura, mi accorsi che il testo era depennato nella maggior parte
dei casi, ma non per le persone definite
civili, galantuomini, "vive del suo",
proprietario ecc..
In aggiunta a ciò ad alcuni individui, indipendentemente dall'età, inclusi i
neonati, veniva aggiunto il titolo onorifico
Don o
Donna.
Collegando quanto vi ho appena detto ai due episodi esemplari sopra citati, mi sono chiesto
se San Marco avesse realmente qualcosa di diverso rispetto ad altri comuni per quanto
riguardava le cosiddette convenzioni sociali, inclusa la supposta forma di sussiego per
chi provenisse da fuori, e se la presenza di un gran numero di famiglie nobili o storiche
avesse determinato una cultura dominante.
Sono andato a controllare se quel famoso "signore" prestampato su alcuni registri
del Regno delle due Sicilie fosse stato depennato anche in altri Comuni vicini e
ho scoperto che Altomonte, Cervicati, Cerzeto, Cetraro, Fagnano Castello, Luzzi, Malvito,
Mongrassano, San Sosti, Santa Caterina, Tarsia e Torano Castello avevano lasciato l'indicazione
prestampata indipendentemente dal ceto sociale, mentre a depennarle assieme a San Marco erano
stati i comuni di Bisignano, Roggiano Gravina e Sant'Agata. Il Comune di San Lorenzo, invece
di depennare il testo, lo aveva sottolineato. I registri presi in esame erano quelli dei primi
anni Trenta dell'Ottocento.
Tuttavia, pur essendo la cancellazione dell'appellativo un piccolo segnale di esclusione sociale,
anche nei Comuni in cui ciò non era avvenuto le persone erano indicate genericamente con
"uomminu" e "fimmina" o per nome, tranne quando ci si riferiva alle classi elevate, i cui appartenenti
erano rispettosamente chiamati, o ci si riferiva a loro, con Don, Donna seguito dal nome o signora o
signorina.
Non bastano tre o quattro registri per poter definire un paese più "classista" di
un altro, ma San Marco ha qualcosa in più, rispetto agli altri paesi del circondario, per ciò
che riguarda la sua nobiltà. Si tratta di una relazione del sindaco dei nobili Ignazio
Gonzaga, risalente al 1692, in cui possiamo leggere il seguente paragrafo:
La Nobiltà vive separata
dall'Onorati Cittadini e Popolo .
Esistevano davvero a San Marco Argentano molte famiglie nobili? Dipende da che cosa intendiamo per
nobili, se coloro che erano in possesso di un titolo come duchi, baroni ecc. o coloro che potevano
vantare una maggiore storicità, o entrambe le cose. Prendiamo, ad esempio, l'autore della relazione
sulla
fidelissima città di San Marco, Ignazio Gonzaga, il cui cognome è
legato ai signori di Mantova, la cui storia è risaputa. A quel tempo erano presenti a San Marco
altre storiche famiglie, come Valentoni, Amodei, Campolongo, Selvaggi, una discendente dei Sanseverino,
Sacchini, mentre in casa Gonzaga, nel Settecento, è documentata la presenza di un Campagna. Insomma
un folta schiera di famiglie "di vecchia data". E i titoli? Beh, al contrario di quanto siamo
portati comunemente a pensare, non c'era una grande sfoggio di titoli, in quanto essi servivano a ben
altro che ad una esibizione. Tuttavia, ho trovato documentazione in cui, a posteriori qualche discendente
ha vergato di suo pugno su atti antichi la scritta che ne indicava il titolo nobiliare.
Oggi potremmo dire che erano cose, anche all'epoca, di cattivo gusto, un po' come oggi, se presentandoci a
qualcuno dicessimo: piacere, sono il signor Paolo!
Ma più dell'essere ciò che contava era l'avere, e ogni famiglia aveva modo di mostrare la
propria ricchezza con le case palaziate, come si diceva allora, dapprima emergenti nei quartieri più
popolari e infine lungo il corso o le piazze create secondo un preciso disegno urbanistico. Ancora
oggi i palazzi portano il nome degli antichi proprietari: Amodei, Sacchini, Campagna, Selvaggi, Valentoni
ecc.
E la storiella del Don che veniva data ai forestieri appena giunti alla Matina? Beh, quella non era affatto
una storiella, ma si riferiva alle famiglie che si imparentavano con le nobili famiglie del luogo, beneficiando
talvolta dei privilegi in cui si trovavano felicemente immersi.
Se guardiamo, invece, alle tantissime famiglie che si stabilirono a San Marco Argentano da fine Settecento a tutto
l'Ottocento, si tratta di migliaia di persone per la maggior parte provenienti dai centri costieri
tirrenici, bracciali, contadine, filatrici, mulattieri, agricoltori, attratti dalla possibilità di
lavoro. Anche tra queste famiglie potremmo stabilire una maggiore o minore "storicità" sul territorio,
non ai fini di un'effimerà nobiltà, ma come "padri" fondatori di una comunità.
Per fare ciò è necessario che non venga distrutta la loro memoria. Quale? Ad esempio la storia
contadina, le lotte, i processi, le cooperative, le società operaie, la nascita di consorzi, il patrimonio
archivistico, le emigrazioni ecc. In poche parole la nostra memoria e l'orgoglio di non essere stati diversi
da ciò che siamo stati.
San Marco Argentano, 30 ottobre 2022
Paolo Chiaselotti
In alto un dipinto di James Pollard (1792 - 1867)