AITA. Il 13 maggio 1871 si sposarono a San Marco Antonio Aita, un giovane caffettiere diciottenne, e Mariantonia Aloia, ventiseienne. Lo sposo era un "figlio d'arte" in quanto anche il padre Angelo svolgeva lo stesso mestiere. La famiglia Aita proveniva da Cetraro, dove esattamente venti anni prima si erano sposati i genitori, Angelo e Maria Carmela Picarelli. Il cognome, probabilmente una contrazione di Ajeta a sua volta derivato da Gaeta, come risulta da un altro ceppo, fu presente a San Marco con varie famiglie, forse alcune con comune origine. Quella di cui ci occupiamo fu registrata per la prima volta in occasione del predetto matrimonio e, considerata la giovane età dello sposo, dobbiamo supporre che la sua venuta a San Marco fu favorita da qualche membro della famiglia, quasi certamente della madre della sposa, Picarelli, in cui sono presenti due caffettieri, anche in questo caso padre e figlio. L'attività era spesso legata o derivava dalla professione di speziale manuale (tale era, infatti, Pasquale Picarelli) in quanto, oltre al caffè venivano serviti nei bar anche digestivi sia sotto forma di liquori che di idrossido di magnesio, a cui si aggiungevano a volte bicarbonato di sodio o limone. L'usanza di servire nei bar questi prodotti durò fino agli anni Cinquanta del secolo scorso. La presenza di un locale pubblico adibito a caffetteria è testimoniata a San Marco fin dal 1848 nella piazza Selvaggi, considerata da sempre il salotto cittadino e molto probabilmente fu all'origine del luogo di ritrovo riservato a nobili e galantuomini del tempo, trasformatosi poi in circolo con annesso servizio di spaccio di caffè, vini e liquori. Ne abbiamo documentazione in due atti pretorili che ci aiutano a definire meglio l'attività dei predetti caffettieri. L'anno è il 1889: Vincenzo Picarelli fu Pasquale ha un proprio esercizio di caffetteria, mentre Antonio Aita di Angelo risulta caffettiere presso il circolo democratico. Il primo viene multato per non aver acceso la luce esterna al proprio locale, il secondo per non aver pagato il dazio su vini e liquori venduti all'interno del circolo. Ho preso spunto dalla ricorrenza di oggi, un matrimonio, per parlare di un'attività che forse molti pensavano inesistente in un piccolo centro come San Marco nell'Ottocento, ma nello stesso tempo per comprendere come intorno a questa si svolgessero incontri socio culturali e anche politici ed economici. Non è un caso che proprio nel bar Aita-Renzelli nel 1912 si costituì la prima Cassa Rurale Cooperativa. Il cognome Aita, oggi scomparso da San Marco Argentano, ha il suo ultimo ricordo nella persona di un insegnante, Francesco, appassionato di matematica e di astronomia, che trasferì la sua passione ad un allievo, Dario Antonucci, che progettò il sistema di misurazione dei parametri di bordo del primo satellite sulla Luna! La storia ha percorsi che neppure immaginiamo. Nessun destino, ma solo un gran voglia di fare, senza la quale non aiutiamo nè noi stessi nè gli altri. Non saprei dirvi perché stia pensando a queste cose parlando di una famiglia e di un cognome che tranne le poche cose che vi ho raccontato non ha lasciato alcun ricordo. Sarà per questa mia mania di scavare nel passato che ho scoperto molti anni addietro chi fosse Dario Antonucci e chi lo avviò verso orizzonti sconosciuti. Lo trovai per caso in una tesi di laurea che parlava della vita dell'ingegnere Antonucci, una registrazione dal vivo, nella quale egli ricordava quando il maestro Francesco Aita lo introdusse, unico e solo fra tutti gli allievi, in una stanza in cui aveva riprodotto un maestoso planisferio, nella quale al giovanissimo Dario parve di uscire dalla terra. La vita è davvero strana. Imprevedibile. Perchè Francesco Aita, figlio di un caffettiere, avesse maturato quella passione, tanto da "aprirsi" un universo in una stanza, non so spiegarmelo. Potrebbe in qualche modo essere connessa alla voglia di cercare nuove strade alla propria esistenza, la stessa che portò il padre Antonio a lasciare Cetraro per impiantare una caffetteria in un paese per molti aspetti ancora feudale. Non escluderei, però, che un precedente tragico possa aver segnato la vita di questa famiglia. Nel 1824 Fedele Aita, avo di Antonio, finì la sua esistenza a Cetraro sepolto sotto una pioggia di pietre a seguito di un'eplosione nella cava del Pizzillo. Riflettendo su quanto ho scritto, di getto e seguendo solo l'istinto, mi chiedo perchè ogni volta che propongo una genealogia, invece che tracciare la successione con i nomi dei vari discendenti, sono attratto da qualche vicenda o aspetto riguardante la vita di qualcuno di loro. Forse la risposta è che un cognome per me è sempre una storia. E le storie non sono mai uguali. Genealogie Aita San Marco Argentano, 13 maggio 2021 Paolo Chiaselotti |
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