ZIA GINA
Quando l'estate scorsa un amico mi inviò un video in cui si raccontava di Gina, un'anziana signora di Cervicati appassionata di lettura, rimasi folgorata da tanta energia e da tanto cuore. Da un'energia che annullava il peso degli anni, fungendo da antidoto al decadimento fisico della vecchiaia. E da un cuore che, malgrado l'età, non era stanco di commuoversi e gioire davanti alla magia delle migliaia di vite che la lettura regala. La signora Gina, zia Gina per quanti l'hanno amata, era nata a Cervicati nel 1925. Conquistò gli onori della cronaca quasi per caso, grazie a un post su Facebook, pubblicato da una sua nipote e intercettato dalla casa editrice Rubbettino di Cosenza che contribuì a far conoscere la sua storia.
Nata in piena epoca fascista, la piccola Gina era riuscita a frequentare fino alla quarta elementare. La sua intelligenza brillante e le insistenze della maestra affinché continuasse gli studi non furono sufficienti a far desistere il padre dal proposito di lasciarla a casa. La scuola era cosa da uomini e solo raramente si consentiva a una donna di proseguire nel percorso scolastico.
Fu un'amputazione dolorosa per Gina, che però non si perse d'animo. Aveva scoperto l'immensa gioia che la lettura donava. Un privilegio, quando si ha la fortuna di restarne colpiti. Non aveva alcuna intenzione di rinunciarvi, pur nelle difficoltà che di sicuro avrebbe incontrato.
Iniziò presto la sua avventura nell'universo della parola scritta e, come accade solo agli amanti dei libri, era onnivora, curiosa, avida di conoscenze. Dal remoto osservatorio del suo borgo apriva le finestre sul mondo, attraverso pagine e pagine che non si stancava mai di divorare. Anche quando i suoi occhi iniziarono a tradirla, non si perse d'animo: una lente di ingrandimento le garantiva quelle boccate di ossigeno che riempivano le sue giornate.
La sua storia suscitò l'interesse di Rubbettino, un importante editore cosentino, che la volle come testimonial per la sua casa editrice e le dedicò cartoline e segnalibri, nei quali zia Gina campeggia, con il suo costume tipico cervicatese, assorta nella lettura.
Ho fatto in tempo a conoscerla e mi ritengo fortunata. Mi sono subito legata a lei, autoeleggendomi senza alcun indugio sua nipote acquisita, anche perché la sua storia ha non poche assonanze con quella di una donna a me cara a cui ho dedicato un romanzo. Anche lei di Cervicati. Anche lei assetata di vita. Anche lei, come zia Gina, vittima di un contesto opprimente che non le ha consentito di spiccare il volo. Un contesto tanto opprimente quanto fecondo, se si considera la grandezza sia dell'una che dell'altra.
Il pretesto di conoscerla mi è stato offerto proprio dal libro del quale ho voluto farle omaggio. Insieme a Carla, la meravigliosa nipote che le è stata vicina fino alla fine, abbiamo organizzato l'incontro un assolato pomeriggio dello scorso settembre. La sua accoglienza è stata festosa e la sua riconoscenza - riconoscenza che mi stringeva il cuore - per il pensiero avuto si palesava con la luce emanata dai suoi occhi vispi e penetranti. È stato un colpo di fulmine. Ho sentito che zia Gina aveva tanto da insegnarmi e di certo non mi sarei lasciata sfuggire l'occasione per assorbire, in qualche modo, l'intensità di quella vita semplice e ricca nello stesso tempo.
Era diventata una gioiosa abitudine andarla a trovare ogni volta che scendevo da Milano. E puntualmente ogni volta mi spronava a restare e mi incitava a ritornare presto nel timore che il tempo non ci avrebbe dato ancora tante opportunità. Nondimeno prezioso per me è stato l'apprezzamento alla mia scrittura. Un apprezzamento che motivava con osservazioni mirate e con rara lucidità, invitandomi a scrivere ancora tante storie.
L'ultima volta che l'ho vista è stato a gennaio e, chissà, forse sentiva di non avere ancora tanto tempo a disposizione, esprimeva qualche dubbio su un nostro successivo incontro. Le ultime sue parole sono state, insieme all'augurio di buon viaggio, l'ennesima esortazione a continuare la mia esperienza letteraria. È stato il suo testamento.
Dopo poche settimane, Carla mi ha annunciato la sua scomparsa.
Non ho avuto la fortuna di frequentarla a lungo, pur avendo avuto una nitida percezione della sua immensa vita interiore. È giusto che persone come lei non vengano dimenticate: zia Gina è stata un esempio, un modello da seguire. Soprattutto per quanti non sono stati ancora colpiti dalla bellezza accecante dei libri e hanno tanto da imparare dal racconto della sua vita. Se questa grande donna, nel suo viaggio sulla Terra, è stata sostenuta e allietata dal potere della lettura e dal gusto del bello, è giusto che continui a vivere, a parlarci e a prenderci per mano nel ricordo del suo insegnamento. Ci sono tanti modi per ricordare e tutti noi, che l'abbiamo conosciuta, amata e apprezzata, abbiamo il dovere di lasciare acceso il lumicino della memoria della persona straordinaria che è stata.
Persone come zia Gina andrebbero valorizzate dalle autorità preposte a ratificare nelle giovani generazioni il valore e la grandezza degli invisibili. Non solo le donne in carriera, non solo gli uomini di potere, non solo coloro i quali ricoprono cariche istituzionali hanno diritto all'immortalità. Anche le persone semplici, quelle che non danno luogo a gesti clamorosi, ma in silenzio, con discrezione, come fiumi carsici, tracciano solchi profondi tra le persone che hanno avuto la fortuna di amarle e di essere amate da loro. Zia Gina non ha mai pensato di assurgere agli onori della cronaca né aveva il fuoco sacro della notorietà. Straordinaria nella sua normalità, ha sviluppato un'interiorità ricca e generosa. Ed è stata forte per le limitazioni subite e per gli spazi che, suo malgrado, è riuscita conquistarsi con la sola gioia di vivere.
"Che bello leggere!" mi diceva con il suo sorriso struggente, e con questa sola affermazione mi comunicava quel piacere del bello che solo le persone speciali sanno provare. Per giunta a 98 anni. Meriterebbe per questo un riconoscimento, sia pure simbolico, che le conferisca su questa terra l'eternità del ricordo.
Quanto a me, per ogni lavoro di scrittura che porterò a termine, penserò a lei e ai suoi incoraggiamenti, e cercherò di essere precisa e rigorosa, come se ogni volta dovesse essere lei la destinataria dei miei scritti. Sarà questo il mio modo di dirle grazie per l'affetto e la stima che continuano a inorgoglirmi, a scaldare il mio cuore e a darmi il giusto stimolo a continuare a raccontare storie.
Milano, 12 marzo 2023
Annalisa Martino
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