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LA STORIA LE STORIE DELL'ARTE


SULLA TORRE ... LA PAROLA ALLE URBANISTE.


La torre a metà

Perché una torre spaccata a due e chi sarebbero le esperte di urbanistica da cui dovremmo apprendere informazioni su di essa?
Come al solito quando mi accingo a parlare di argomenti dibattuti fino alla nausea, cerco di attirare l'attenzione del lettore con piccoli stratagemmi come quello usato in questa occasione.
Le Urbaniste a cui io mi riferisco, pur avendo la loro professione, non sono esperte di piani edilizi e arredi cittadini, ma sono monache di clausura. La loro, ovviamente, fu un professione di fede e non credo che qualcuna di loro fosse anche esperta di ... urbanistica. Le nostre Urbaniste erano le monache di Santa Chiara, o clarisse o chiariste, che risiedevano nel monastero ubicato dove ora sorge la casa comunale e che avevano assunto questo nome in seguito ad un 'ammorbidimento' della Regola che le voleva scalze. Tuttavia, scalze o calzate che fossero, grazie alla loro vita claustrale, lasciarono più di tanti altri notizie su persone, cose e avvenimenti riguardanti la nostra città di San Marco.
Il cospicuo patrimonio di informazioni riguarda in particolare l'anno 1632 ed è contenuto in un resoconto della situazione economica della loro comunità. In questo prezioso documento, che prende il nome di REGISTRO O PLATEA DELLE ENTRATE E DEI BENI DEL MONASTERO DELLE REVERENDE SCALZE DI SANTA CHIARA VERGINE DELLA CITTÀ DI SAN MARCO sono talvolta accennate o descritte proprietà confinanti con le terre da loro possedute.
Tra queste c'è anche un accenno fugace alla nostra torre. Lo trascrivo integralmente affinché ognuno possa interpretarlo nel modo che ritiene più corretto.
Item tenet et possidet Possessionem magna[m] siccomor[um] vitar[um] olivar[um] castanear[um] cum alijs pluribus et diversis arboribus iuxta menia Civitatis quæ fuit q[uonda]m D[omi]ni Pompei Valentoni loco dicto Santo Marco non habet confines sed circumdata viar[um] circum circa solum adest medietas Turris Civitatis intus dictam Possessionem, et menie ipsius et incipit a Janua Civitatis dicta la Porta di Santo Marco usq[ue] ad Monasteriu[m] Reformator[um] Sancti Francisci
Ho evidenziato in grassetto la parte che ci interessa, ovvero quella "Torre della Città" preceduta con il termine latino medietas. Non vi nascondo che avevo interpretato questa parolina con il significato di medievale, che ho lasciato sulla trascrizione della Platea a testimonianza di come possiamo sbagliare, aggiungendovi, però, la precisazione fatta da un lettore.
«La definizione del periodo storico detto Medio Evo ancora non era entrata nell'uso all'epoca in cui fu scritta la Platea delle Clarisse, il 1632, ma fu introdotta decenni dopo», mi faceva garbatamente notare il lettore, per cui medietas non poteva significare medievale.
Le possibilità erano due: che significasse a metà della città, in mezzo alla città o che la sua età potesse essere indicativa di un dato periodo di tempo. In quest'ultima ipotesi significava che la torre aveva un'età che potremmo definire media, un po' come, sulle orme dantesche col mezzo del cammin di nostra vita, definiamo una persona di mezza età.
Ho provveduto a inserire nella trascrizione questo interessante e intrigante suggerimento che induce a riflettere su uno degli aspetti più controversi della torre, l'epoca della sua costruzione. A distanza di tempo mi sono, però, ricordato di un'altra interpretazione accennata dallo stesso lettore, cioè che potesse essere appartenuta per metà a qualcun altro.
Ecco perché ho introdotto l'argomento con una torre spaccata e divisa a metà: quell'interpretazione, scartata non ricordo per quale motivo, mi ha fatto sorgere il dubbio che le nostre Urbaniste, attraverso l'amministratore, il canonico Andreace Arduino, fossero attente nel descrivere le proprietà altrui e i confini, al fine di delimitare esattamente l'estensione dei propri beni.
Riflettendo che all'epoca della Platea gli originari proprietari della torre non erano più i Sanseverino, ho cercato di ricordare quale famiglia o quali famiglie fossero subentrate nel possesso di quel bene. Una di queste, se non sbaglio, fu la famiglia Orsini che la ereditò a seguito del matrimonio di Maria Felice Sanseverino con Antonio Orsini, duca di Gravina.
Successivamente parte del patrimonio degli Orsini, che includeva non solo la torre ma l'intero ducato di San Marco, passò in mano della famiglia Caetani di Sermoneta, credo in persona di Francesco Caetani, il quale, come leggo dalla sua biografia pubblicata dalla Treccani on-line, "nel 1641, pur di non alienare il ducato di San Marco, che alla morte della zia Felice Maria Orsini sarebbe stato devoluto alla Curia del re di Napoli, lo acquistò per 50.000 ducati."
Da quanto sopra deduco, se ho ben recepito le successioni dinastiche, che nel 1632 il ducato di San Marco con tutti i beni appartenenti alla corte ducale, torre inclusa, era in parte degli Orsini e in parte dei Caetani. Quel medietas potrebbe, dunque, individuare proprio questa situazione patrimoniale.
Ma, mi sono chiesto, siamo certi che in latino medietas potesse significare comproprietà?
Il dizionario "Du Cange et al., Glossarium mediæ et infimæ latinitatis. Niort : L. Favre, 1883-1887" dà alla parola medietas il seguente significato: "Medietas, non raro occurrit apud Scriptores mediæ et infimæ ætatis pro dimidia parte redituum rei cujusvis ", che corrisponde a quanto ho sopra ipotizzato.
A conferma di quest'ultimo significato ho trovato su un sito riguardante le origini di Bologna vari riferimenti a comproprietà, in special modo di torri, in cui il termine medietas, declinato secondo i casi, significa proprio possesso di metà dell'immobile.
Tuttavia, per scrupolo di indagine mi sono anche posto il problema se il testo latino sopra riportato potesse sottintendere che la torre rientrasse parzialmente nella proprietà delle stesse monache, un tempo di Pompeo Valentoni.
Ci troviamo, a questo punto, di fronte a tre diverse interpretazioni. Quella che va senz'altro esclusa è la definizione di torre medievale, da me ignorantemente avanzata. Restano da valutare, invece, le seguenti ipotesi: torre di mezza età, torre in comproprietà, torre per metà ricadente nel terreno delle Clarisse. Forse, però, c'è anche l'altro accenno fatto dal nostro lettore e cioè che medietas possa indicare una posizione centrale, ovvero che essa occupi un'area al centro della possessione delle monache o della città.

Affinché i lettori possano entrare nell'ordine di una corretta interpretazione di quel medietas, ho tradotto in italiano il testo originale latino sopra riportato, facendo rilevare che medietas non è un aggettivo, ma un sostantivo al caso nominativo, e che di conseguenza turris è un genitivo. Il significato, quindi di "medietas turris Civitatis" non può che essere la "metà della torre della Città".
[Il monastero] possiede a pieno titolo una vasta estensione di sicomori (gelsi), olivi, castagne con molte altre varietà di alberi a confine con le mura della Città già di proprietà del defunto don Pompeo Valentoni nel luogo detto Santo Marco. Non ha confini ma è interamente circondata da strade; all'interno di detta proprietà c'è soltanto la metà della torre cittadina con le sue mura; la proprietà partendo dalla porta urbana detta la Porta di Santo Marco arriva fino al Monastero dei Riformati di San Francesco.

A questo punto, ammesso che la mia traduzione rispetti il testo latino, mi chiedo se sia stato possibile che la proprietà delle Monache (già di Pompeo Valentoni) abbia potuto includere metà della torre e parte delle mura cittadine, appartenenti entrambe alla corte ducale, e non confinare con esse. Debbo, di conseguenza, pensare che la proprietà originaria di Pompeo Valentoni, la sua vasta e intera proprietà, aveva un lato che nel suo tracciato lineare avrebbe incluso metà della torre, ma che di fatto confinava con essa seguendone il profilo. Oppure, cosa non improbabile, che una parte della torre sul lato nord, probabilmente il rivellino e la scarpata, siano state costruite o ampliate, occupando il terreno di Valentoni, quando questa famiglia lo possedeva e prima di passare alle monache di Santa Chiara.

In sostanza quel "solum adest medietas Turris Civitatis intus dictam Possessionem" ci informa che mezza torre ricadeva nella proprietà delle monache.
Per quale motivo viene fatta questa precisazione? Solo per dire che oltre alla torre non c'era nient'altro.
A me, invece, quella mezza torre in terreno Valentoni solleva più di un interrogativo e voglio sperare che anche in questa occasione qualche lettore attento mi possa dare una mano di aiuto.


San Marco Argentano, 23 dicembre 2024

Paolo Chiaselotti


Non è escluso che il signor Pompeo Valentoni abbia usurpato aree intorno alla torre di proprietà della corte ducale non più utilizzate e che di conseguenza il tracciato del suo confine si sia esteso oltre i confini della torre. Sulla personalità di Pompeo Valentoni vedi Quando il notaio si accioncò
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