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L'ANTISTORIA

IL CONVENTO DEI FRATI MINORI : MCCCXX..


scritta con data mcccxx chiostro Riforma San Marco Argentano
Una scritta sulla parete orientale del chiostro dell'ex-convento francescano alla Riforma

La scritta in rosso sopra riprodotta è tuttora visibile su lato destro della parete orientale del chiostro dell'ex-convento dei frati minori di San Francesco d'Assisi. Il tempo ha cancellato la maggior parte delle lettere, tuttavia sono ancora leggibili alcune parole e la data MCCCXX. Nella Cronistoria della Città di San Marco Argentano l'autore Salvatore Cristofaro afferma che il convento fu fondato nel 1216 da un discepolo di San Francesco d'Assisi, il beato Pietro Catin di Sant'Andrea della Marca, e che nell'anno 1320 esso fu riaperto dopo un periodo di chiusura.
Durata e motivi della chiusura sono palesemente contraddittori, visto che il Cristofaro attribuendo all'imperatore Federico II la chiusura, afferma che la riapertura del convento avvenne dopo ventiquattro anni nel 1320, dimenticando che Federico II era morto nel 1250. Nessuna cronaca del tempo, o successiva, riporta notizie di chiusure di conventi in Calabria ordinate dall'imperatore Federico II, per non parlare del grossolano errore temporale riferito al periodo di chiusura. Una cosa, tuttavia, è certa: la data 1320 compare in un residuo 'cartiglio' murario nel chiostro del convento di Sant'Antonio.
Prima di stabilire a quale evento possa riferirsi la data MCCCXX, vale la pena dare una descrizione della scritta con caratteri rossi dipinti sulla parete. Essa è solo una parte di una notizia ben più estesa. Oltre alla scoloritura delle lettere presenta dei solchi che possono far pensare a colpi inferti sull'intonaco con un attezzo appuntito, forse tracce di operazioni di asportazione dello strato di intonaco che ricopriva la scritta. Ai lati, come si vede, non vi è alcun indizio di lettere o altro che possa darci un'idea di quanto fosse estesa la scritta.
Esaminando il testo notiamo che esso si viluppa su quattro righi e ogni parola è separata da un punto posizionato a metà altezza di ciascun rigo.
Sono ancora leggibili la parola NOTARIU[S] e la data in caratteri romani M•C•C•C•X•X. Con un po' di approssimazione prima di NOTARIUS mi sembra di leggere INEST. Il testo INESTNOTARIUS potrebbe indicare la presenza di un notaio.
Le lettere formanti la data sono quelle sulle quali l'autore del cartiglio ha posto una particolare attenzione decorativa, quasi a farne risultare l'importanza.
Qualunque sia il significato del testo, quel 1320 va necessariamente collegato con una vicenda legata all'ordine dei Minori francescani e anche se si trattasse di una riapertura, come afferma il Cristofaro, questa avvenne in un periodo storico che non riguarda unicamente il francescanesimo sammarchese, ma l'intero ordine religioso.
Sempre nella Cronistoria del Cristofaro troviamo che a San Marco fino al 1321 fu vescovo della Diocesi di San Marco un tal Manfredo, il quale, stando alla contorta e sgrammaticata spiegazione dell'autore, non potè accedere alla cattedra vescovile a causa delle lotte tra papato e impero. Il Cristofaro fa risalire tale impedimento all'epoca della soppressione degli ordini francescani e domenicani, avvenuta a suo dire nel 1240. Nonostante la nomina del vescovo fosse avvenuta nel 1286, ovvero, come egli asserisce, trentaquattro anni dopo che gli ordini erano stati riammessi, permanevano timori di insidie da parte della Chiesa. Il vescovo Manfredo, quindi, nel 1320 non reggeva di fatto la diocesi di San Marco, per cui la data apposta nel chiostro non dovrebbe riferirsi alla riapertura del convento, che stando alla narrazione del Cristofaro sarebbe avvenuta nel 1252 (1286 - 34 = 1252), a meno che a San Marco non fosse stato riservato un diverso trattamento!
C'è anche un altro aspetto importante da tenere presente, ovvero che nell'anno 1320 i Francescani erano ancora divisi in 'fazioni', in lotta ideologica gli uni contro gli altri, e finanche contro il papato, convinti che la Chiesa avesse deviato dai principi fondamentali del cristianesimo, basati sulla povertà.
Il papa nel 1320 era Giovanni XXII che combattè tali posizioni considerandole eretiche. Nelle comunità monastiche francescane i cosiddetti Spirituali, intransigenti, incontravano maggior accoglienza delle loro tesi rispetto ai Conventuali che concepivano un regime monastico che, pur rifiutando ricchezze, non rinunciava a quanto era necessario alla vita della comunità.
Vi era, inoltre, una prassi, abolita con bolla papale nel 1322, per cui i frati di fatto non possedevano nulla in quanto il convento e tutti i beni erano intestati all'autorità pontificia e i monaci svolgevano attraverso uno di loro l'amministrazione delle proprietà.
Mettendo assieme queste sintetiche informazioni e le poche lettere che possiamo leggere, la scritta del convento della Riforma potrebbe indicare un ampliamento di un precedente insediamento monastico e la figura del notarius potrebbe testimoniare che vi fu la concessione dei luoghi. In ogni caso, la data non si riferisce alla riapertura del convento dopo la soppressione di Federico II.
Resta, però, un grosso dubbio. Se è vero, come afferma l'autore della Cronistoria, che al vescovo di San Marco fu impedito di assumere l'incarico pastorale, chi autorizzò l'apertura di un convento francescano o un suo ampliamento e a quale filone ideologico appartenevano i beneficiari di tanta grazia? A quel tempo governavano gli Angioini e Roberto d'Angiò o il figlio vicario Carlo, duca di Calabria, avrebbero potuto trarre vantaggio dalle posizioni antipapali degli Spirituali, ma il rigore di questi ultimi in fatto di proprietà come si conciliava con l'elargizione di terre e donazioni ai fini dell'edificazione di un proprio convento?
Non ho le competenze e le conoscenze per dare una qualsiasi risposta a questo e agli altri problemi sopra esposti. Il fatto che di una data, il 1320, si continui a dare risposte vaghe o incomplete, mi ha indotto ad affrontare questo argomento, sperando che altri ben più competenti e, soprattutto, animati da spirito cristiano, abbiano la bontà di correggere gli errori.

San Marco Argentano, 29 dicembre 2024

Paolo Chiaselotti


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